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Novità pensioni: 14.600 lavoratori nel 2019 eviteranno i 67 anni, ora è ufficiale
venerdì 24 novembre 2017, di
Sono ufficiali adesso le novità pensioni per quanto riguarda l’età pensionabile: confermate le 15 categorie di lavori gravosi con 14.600 lavoratori che nel 2019 potranno evitare così l’innalzamento a 67 anni come previsto dalla riforma Fornero.
Vista anche la presa di posizione dell’Europa in merito alle pensioni, che si è raccomandata di non “annacquare” l’innalzamento dell’età pensionabile, il governo ha pensato allora di studiare alcune soluzioni per addolcire il meccanismo trovando il via libera da parte della Cisl e della Uil ma non della Cgil, che ha proclamato uno sciopero generale per il 2 dicembre.
Novità pensioni: ufficiale l’emendamento
Dopo mesi di lunghe discussioni alla fine il governo ha presentato il suo emendamento alle legge di Bilancio contenente, tra le altre cose, anche tutte le misure decise in merito alla questione della riforma delle pensioni.
In particolare si è giunti a un accordo, non sottoscritto però dalla Cgil a differenza degli altri sindacati, sull’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni. Il meccanismo scatterà dal 2019 con ulteriori step che poi si susseguiranno ogni due anni.
La prima novità pensioni è che il meccanismo sarà oggetto di verifica biennale e non più triennale: se i dati Istat dovessero certificare una diminuzione dell’aspettativa di vita invece che un aumento, allora non ci sarebbe un innalzamento dell’età pensionabile ma bensì un decremento.
L’altra importante novità è l’esonero di 15 categorie di lavori gravosi da questo meccanismo: oltre alle 11 già previste dall’Ape Social, ne sono state aggiunte altre 4 venendo incontro alle specifiche richieste pervenute.
- Mestre di asilo nido
- Maestre di scuola materna
- Camionisti
- Gruisti
- Infermieri che fanno turni di notte
- Facchini
- Muratori
- Badanti di persone non autosufficienti
- Addetti alle pulizie
- Addetti alla raccolta dei rifiuti
- Addetti alla concia delle pelli
- Siderurgici
- Marinai
- Agricoli
- Marittimi
Nel 2019 quindi secondo le stime del governo saranno 14.600 i lavoratori che saranno esonerati dai parametri della riforma Fornero, circa il 10% del totale di chi andrà in pensione in quel periodo. La cifra poi dovrebbe aumentare a 20.200 nel 2023, con 300 milioni che finora sono stati stanziati per la copertura finanziaria del provvedimento.
Partita chiusa
Alla fine questo compromesso ha soddisfatto tutti tranne la Cgil che non ha ritenuto sufficienti le misure messe sul piatto dal governo. Con le risorse che c’erano a disposizione, con ogni probabilità ha ragione Carmelo Barbagallo della Uil che è stato fatto il massimo tenendo conto del budget risicato.
La riforma Fornero non è più quindi un dogma inattaccabile ma può essere modificato e messo in discussione. Il problema però non è tanto il meccanismo dell’innalzamento dell’età pensionabile, dove servirebbero svariati miliardi per mandarlo in soffitta, ma tutte le altre proposte fatte dai sindacati che sono state cestinate.
In primis c’è la mancata proroga di Opzione Donna quando sembrava invece che non ci dovessero essere problemi in merito. Anche il discorso riguardante la pensione di garanzia per i giovani è stato accantonato in attesa di tempi migliori.
Il problema di fondo è che si continua a navigare a vista cercando, tra le pieghe del bilancio, di trovare soldi per delle misure tampone alle tante problematiche esistenti. Per una vera riforma delle pensioni che possa in qualche modo sostituire quella della Fornero i tempi, soprattutto finanziari, ancora non sembrerebbero essere maturi con buona pace dei lavoratori.