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Il governo è pronto a cambiare il Def? Pensioni e Reddito di Cittadinanza in versione soft

mercoledì 10 ottobre 2018, di Alessandro Cipolla

Il Def bocciato in serie scuote il governo. Anche se Luigi Di Maio e Matteo Salvini, oltre al premier Giuseppe Conte che però ormai è sempre più relegato (paradossalmente) in secondo piano, continuano a ribadire che il documento non si tocca anche nell’esecutivo si sta studiando una sorta di Piano B.

Dopo i festeggiamenti e i proclami dei giorni scorsi, i leader di Lega e Movimento 5 Stelle non vorrebbero fare passi indietro, pensando anche a una campagna elettorale per le elezioni europee tutta incentrata contro la “cattiva” Bruxelles che frena il “cambiamento” e la “Manovra del Popolo”.

Lo spread però continua a salire e tutte gli Istituti, italiani e internazionali, hanno stroncato il Def giallo-verde specie per la stima troppo ottimistica per quanto riguarda il Pil.

Il governo quindi, per scongiurare un declassamento a fine mese da parte delle agenzie di rating, starebbe pensando a un ridimensionamento per le pensioni e il Reddito di Cittadinanza, ma il problema maggiore è come a questo punto far ingoiare la pillola agli elettori.

Il governo ripensa il Def

Alla fine anche un “falco” come Paolo Savona lo ha ammesso: “Se lo spread ci sfugge di mano, la Manovra dovrà cambiare”. In molti quindi hanno fissato una sorta di Linea Maginot per il differenziale a quota 400 punti, ma il vero obiettivo è quello di non dover arrivare in questa situazione.

Una posizione questa condivisa da diversi esponenti del governo ma non dai due vicepremier. Nonostante le palesi difficoltà e le continue bocciature che il Def sta riscontrando, Salvini e Di Maio continuano a ribadire la linea dura: la “Manovra del Popolo” non si tocca.

Una marcia indietro totale sui principali provvedimenti inseriti nel documento sarebbe infatti una sconfitta per Lega e 5 Stelle. A quel punto, anche il dare la colpa all’Europa e ai “poteri forti” non eviterebbe la figuraccia ai due partiti.

Con le importantissime elezioni europee all’orizzonte e considerando anche i sondaggi favorevoli, i due leader sono pronti a un muro contro muro che però potrebbe avere effetti devastanti per il paese.

Ecco dunque che il governo è di fronte a un autentico dilemma: come fare a modificare il Def senza perdere la faccia davanti agli elettori? Nonostante i proclami sull’andare avanti, si starebbe pensando a una exit startegy.

Rivedere Reddito di Cittadinanza e pensioni

Per come è stato impostato il Def al momento la legge di Bilancio 2019 avrebbe un costo minimo di 43 miliardi, contando solo le misure principali e quindi escludendo tutte le altri voci di spesa che verranno inserite durante il percorso parlamentare.

I due provvedimenti che pesano di più nella bilancia della Manovra sono il Reddito di Cittadinanza (10 miliardi) e la Quota 100 per le pensioni (7 miliardi), cavalli di battaglia rispettivamente di Movimento 5 Stelle e Lega.

In proporzione, nel Def pochi sono invece i soldi destinati agli investimenti: una voce questa che se aumentata potrebbe convincere Bruxelles e i Mercati sulla bontà dell’azione del governo giallo-verde.

Entrambi i partiti quindi dovrebbero rinunciare a qualcosa. I 10 miliardi previsti per il Reddito di Cittadinanza potrebbero quindi essere spalmati nel prossimo triennio, per una partenza quindi più soft aspettando magari il restyling dei centri per l’impiego.

Un cambiamento del genere potrebbe riguardare anche la Quota 100. Invece che entrare subito a regime, si starebbe pensando a un periodo di sperimentazione per una entrata in vigore completa posticipata al 2020.

Un compromesso questo che non dispiacerebbe a Palazzo Tesoro ma che deve ottenere il via libera da parte dei partiti: Salvini e Di Maio per il momento non mollano, ma viste le pressioni non è da escludere un ripensamento.

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