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Ferragosto e il record del debito pubblico: 3.070,44 miliardi tra allarmi e spiragli di stabilità
venerdì 15 agosto 2025, di
Ferragosto ci regala un dato sul debito pubblico italiano che registra un nuovo record a 3.070,44 miliardi di euro, conseguenza dell’aumento del fabbisogno di giugno. Il dato nominale è importante ma non basta per fare un’analisi congrua sul trend se non messo a confronto con altri indicatori macroeconomici e normalizzando la serie storica nel tempo. Prendendo tre dati importanti possiamo cogliere la gravità o la tranquillità del momento.
1. Le emissioni lorde degli ultimi 12 mesi, ossia il “ricorso al mercato”, sono pari a 572 miliardi di euro, sopra la soglia critica dei 550 miliardi e vicino al top di 575 miliardi. Questo è ovviamente un segnale di allarme.
2. Il debito netto è a quasi 105 miliardi di euro, sopra la soglia allarmante dei 100 miliardi, ma sotto quella “critica” dei 125 miliardi. La situazione è grave ma non seria.
3. Analizzando le emissioni nette degli ultimi dodici mesi in percentuale del debito pubblico corrente, si nota come la prudenza nella gestione dei conti pubblici sia evidente. Tra debito in scadenza e quello rifinanziato siamo sotto la soglia del 4%, valore allarmante in passato con il top del 12,64% nel 1994, quando negli anni ’90 si rifinanziava il debito netto a tassi minimi dell’8% del debito pubblico totale. Con Lehman e la pandemia non si è andati oltre il 7,5%. La Seconda Repubblica, insieme al processo di privatizzazioni, portò addirittura il valore in negativo nel febbraio 2000 (unica volta), durante la bolla dot.com, quando le società quotate in Italia arrivarono ad un valore di mercato superiore al 70% del PIL (oggi siamo al 48% e nel 2007 a circa il 50%).
Certo, non si è in una situazione tranquilla, considerando anche gli alti debiti pubblici e debiti privati nei paesi OCSE. Però il 3,42% di debito netto in termini di debito pubblico totale fa ben sperare di tornare presto nel range 1%-3% come nei periodi 2000-2007 e 2016-2019, quando il rapporto debito/PIL è diminuito o rimasto stabile. Il problema dell’Italia, a livello sistemico, è che imprese e Stato bruciano ricchezza (attivo-passivo) rispetto ad altri paesi: non riusciamo a trasformare le passività in maggiori attività, come fanno molto bene le famiglie italiane con una ricchezza finanziaria netta oltre i 5.000 miliardi di euro. Non siamo da default, ma neppure da economia forte: ristagniamo da ormai tempo immemore.
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