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Bankitalia, per Visco c’è il rischio di recessione: ecco perché
giovedì 14 febbraio 2019, di
L’incontro tenutosi all’Università Bocconi di Milano si è concluso con l’allarmismo di Visco verso una ricaduta dell’Italia nella recessione. I motivi sono vari e delinea la sua visione intrecciando i ragionamenti sulla crescita economica e gli investimenti imprenditoriali.
Il Belpaese è già entrato in recessione per due volte e non ne esclude una terza. Tuttavia è una diretta conseguenza ben differente dalle precedenti di natura puramente finanziaria.
Bankitalia, Visco: terza recessione
La Equita Sim ha organizzato un convegno con il governatore di Banca d’Italia Visco nell’Università Bocconi di Milano. Sono stati molti i temi trattati, ma uno su tutti ha prevalso soprattutto per gli effetti sul Belpaese.
Durante l’incontro Visco avalla i rumors su una recessione dell’Italia, a cui sembrerebbe già essere arrivata a fine 2018, secondo i dati Istat, dopo due trimestri di crescita negativa.
Il governatore lega l’andamento economico italiano con gli investimenti delle imprese. Sono due elementi imprescindibili e indispensabili l’uno all’altro per il successo.
Secondo Visco l’economia si mantiene stabile e florida dando la possibilità di investire per evolversi davanti a una domanda che è in crescita e che ha esigenze ben specifiche. Ma anche nell’avere delle risorse adeguate. E le imprese non sono state messe nelle condizioni di poter far fronte all’evolversi dei mercati.
Si tratta di una recessione dovuta a motivi geopolitici, tecnologici e al mutamento del lavoro. Una situazione completamente nuova rispetto alle due precedenti che, invece, avevano alla base una causa finanziaria.
Visco ricorda il calo degli investimenti al 30% del 2007 e del 2013 e che ancora sono inferiori rispetto al periodo di pre-crisi. Infatti la diminuzione degli investimenti privati si è accompagnata a quella delle infrastrutture e delle opere pubbliche, mettendo in luce l’incapacità dell’Italia di stare al passo con la globalizzazione, le nuove tecnologie e l’andamento demografico.
Si pone a favore di manovre che riducano lo svantaggio fiscale del capitale di rischio rispetto al debito, come ha fatto l’Ace ossia la normativa sull’Aiuto alla crescita economica. Tale riforma ha permesso, poi, di incentivare il rafforzamento del patrimonio delle imprese.
Purtroppo l’Ace è stata abolita con la legge di bilancio 2019, tuttavia Visco non manca di sottolineare che:
misure a favore del capitale di rischio simili a quelle adottate in Italia costituiscono parte integrante della proposta di direttiva comunitaria sulla tassazione comune delle imprese