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La storica visita di Shinzo Abe con Barack Obama a Pearl Harbor

martedì 27 dicembre 2016, di Marco Frattaruolo

Shinzo Abe, primo ministro giapponese, nella giornata di oggi farà visita a Pearl Harbor, porto militare situato nell’isola hawaiiana di Ohau, che il 7 dicembre 1941 fu il teatro di guerra che vide l’esercito nipponico attaccare a sorpresa la base navale statunitense causando la morte di 2400 americani, spingendo così gli Stati Uniti ad intervenire con decisione nella Seconda Guerra Mondiale. Abe, per l’occasione sarà accompagnato dall’attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama a cui spetteranno gli onori di casa.

La visita di Shinzo Abe al memoriale USS Arizona di Pearl Harbor rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la distensione tra le due super-potenze, da nemiche ad attuali alleate, iniziata con la visita di Barack Obama dello scorso maggio a Hiroshima. Come accadde in quell’occasione non sono attese scuse ufficiali da parte di Shinzo Abe nei confronti del popolo americano.

Shinzo Abe a Pearl Harbor: il significato della visita

La visita di Shinzo Abe, ricevuto dal presidente Obama in vacanza alle Hawaii con la sua famiglia, al memoriale di Pearl Harbor ha dello storico, nonostante Abe non sia il primo premier in assoluto a visitare l’isola (nel 1951 fu Shigeru Yoshida a recarsi in quello che fu il terribile teatro di guerra). Abe sarà infatti il primo ministro del Giappone a prendere parte a una cerimonia ufficiale in ricordo delle vittime dell’attacco.

Il gesto distensivo promosso da Barack Obama, che il prossimo 20 gennaio lascerà le chiavi della Casa Bianca al suo successore Donald Trump, rappresenta un chiaro messaggio rivolto all’establishment politico statunitense circa l’atteggiamento da tenere nei confronti dell’alleato nipponico nei prossimi anni. Molti infatti si erano già cominciati a preoccupare circa l’arroganza manifestata da Donald Trump nel corso dell’ultima campagna elettorale nei confronti del Giappone, accusato dal neo-presidente di sfruttare l’alleanza con gli Stati Uniti solo ed esclusivamente con lo scopo di garantirsi una certa protezione militare. Trump aveva inoltre criticato il suo predecessore, Barack Obama, per essersi recato in visita ad Hiroshima, twittando:

Il presidente Obama ha mai discusso l’attacco a sorpresa a Pearl Harbor? Migliaia di vite americane perse.

L’elezione di Trump apre scenari di incertezza nei rapporti internazionali tra i due paesi, con il neo presidente che più volte si è espresso contro la Trans-Pacific Partnership (patto che prevede la promozione di “scambi e investimenti tra i paesi partner TPP, per promuovere l’innovazione, la crescita economca e lo sviluppo, e per sostenere la creazione e il mantenimento di posti di lavoro”), fortemente promossa da Abe in Giappone, e che non ha mostrato troppa chiarezza sulla disputa tra Giappone e Cina sulle isole del Mar cinese orientale. Nonostante questo Abe è stato il primo leader straniero ad essere accolto da Trump dopo la sua elezione a presidente. Al termine dell’incontro il premier nipponico aveva dichiarato: “Trump è un leader di cui possiamo fidarci”.

Prima di partire alla volta delle Hawaii Abe ha invece espressamente dichiarato che “l’orrore della guerra non sarà mai ripetuto”, parole che verranno ribadite dal primo ministro nipponico a Barack Obama nel corso dell’incontro bilaterale che si terrà a margine della storica visita al memoriale.

L’attacco di Pearl Harbor

Con “attacco di Pearl Harbor” si fa riferimento alla missione militare segreta giapponese che alle 7.48 del 7 dicembre 1941 vide le forze aeronavali giapponesi attaccare la base navale di Pearl Harbor, sede della flotta americana del Pacifico. L’operazione militare nipponica, che portò alla morte di 2400 americani e al successivo coinvolgimento degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, fu attuata senza una dichiarazione di guerra ufficiale da parte del Giappone. L’allora presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, parlò di “Day of infamy”. L’operazione nipponica fu considerata un successo, visto che i circa 350 aerei decollati dalla portaerei giapponese inflissero pesanti danni alla flotta militare americana del Pacifico, permettendo al Giappone di controllare temporaneamente la zona fino a quel momento controllata dagli Stati Uniti.

Obama: “Avrei potuto vincere le elezioni contro Trump”

Alla vigilia dello storico incontro con Shinzo Abe, il presidente uscente degli Stati Uniti Barack Obama, in un’intervista rilasciata a “The Axe Filese", si è detto certo che se avesse potuto candidarsi per un terzo mandato, e fronteggiare il candidato repubblicano Donald Trump, avrebbe di sicuro vinto. Obama ha spiegato che questo sarebbe stato possibile in quanto “la cultura in America è davvero cambiata. Gli americani vogliono un’America unica, diversa ma tollerante e aperta e piena di energia e dinamismo”.

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