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Trump, presidenza a rischio: golpe al Collegio Elettorale in arrivo?

lunedì 19 dicembre 2016, di Flavia Provenzani

Il Collegio Elettorale si riunisce oggi, lunedì 19 dicembre, per il voto formale dei 538 Grandi Elettori su Donald Trump, il 45° Presidente degli Stati Uniti. Ma i democratici sono schierati affinché questo non avvenga, pronti ad un vero golpe contro la democrazia statunitense.

Donald Trump potrebbe non diventare presidente degli Stati Uniti, i democratici programmano un “colpo di stato” al Collegio Elettorale affinché i grandi elettori del Collegio Elettorale votino contro il risultato delle elezioni, che hanno visto il magnate repubblicano sconfiggere la democratica Hillary Clinton.

Alcuni allarmisti credono che il 2016 possa finire con un colpo di stato antidemocratico negli Stati Uniti. E chi avrebbe mai detto che sarebbero stati i Democratici a volerlo e a progettare il golpe in territorio statunitense?
Per paura che Donald Trump violi le regole democratiche, i liberali vogliono che il collegio elettorale butti via i risultati delle elezioni USA 2016 e imponga la sua scelta sulla nazione per la prima volta nella storia americana.

Secondo il New York Times, il risultato dei voti dei Grandi Elettori sarà noto solo venerdì 6 gennaio, quando i membri di camera e senato si riuniranno per il conteggio dei voti del Collegio Elettorale.

L’ipocrisia è a dir poco sorprendente. Uno dei temi principali della Democrazia e della stampa durante la campagna elettorale era (abbastanza ragionevolmente) l’imperativo assoluto di accettare i risultati. Questo è stato il principio fondamentale della governance democratica fino alle prime ore di mercoledì 9 novembre, quando è apparso chiaro che Trump aveva vinto. E subito al via con delle rabbiose proteste nelle strade, inutili, a richiesta di un colpo di stato al collegio elettorale.

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Il Collegio Elettorale può votare contro Trump?

In teoria, 37 elettori potrebbero capovolgere la vittoria di Trump oggi, 19 dicembre, negandogli i 270 voti elettorali necessari per vincere e facendo precipitare gli Stati Uniti in una delle crisi costituzionale più gravi nella storia della Repubblica.

Rimane difficile vedere che a Trump venga negata la presidenza (se nessuno riceve 270 voti elettorali, la questione viene portata alla Republican House). Quindi il punto dell’intera ribellione sarebbe semplicemente quello di perturbare il più possibile il sacrosanto e finora pacifico trasferimento del potere.

È veramente Trump colui che minaccia per il sistema degli Stati Uniti? Più di ogni altra cosa, la richiesta di un colpo di stato al Collegio Elettorale espone la volontà fuori dagli schemi di potere di una sinistra che professa di valorizzare la procedura democratica.

Che altro possono fare gli oppositori del Collegio Elettorale se non richiedere che il collegio elettorale rovesci il risultato dell’elezione? Sanford Levinson, professore di diritto presso l’Università del Texas, ha definito il collegio elettorale una "minaccia per il sistema politico americano". Tuttavia, ora è uno dei firmatari di una lettera pubblica che invita i membri del Collegio a non rivoluzionare il risultato delle elezioni di novembre, di suo gradimento.

Il risultato delle elezioni USA 2016 è a rischio?

I grandi elettori hanno il potere, in teoria, di agire come un ultimo controllo su una possibile tirannia presidenziale. Ma la norma per cui gli elettori confermano a tavolino il vincitore delle elezioni è così radicata nel sistema statunitense che qualsiasi deviazione dalla tradizione costituirebbe un atto rivoluzionario. Le motivazioni avanzate a favore di u cambiamento radicale rispetto alla pratica confermata nell’ultimo paio di secoli di storia americana sono scadenti e poco convincenti.

Letteralmente, la prima ragione fornita da Peter Beinart del The Atlantic ai grandi elettori affinché blocchino Trump è la posizione del presidente eletto sui cambiamenti climatici. In altre parole, Beinart è disponibile a rovesciare il risultato delle elezioni pur di imporre il suo punto di vista privilegiato su una questione politica fortemente contestata. E sì, dice che vuole fare questo in nome della libertà. Con questo standard, il collegio elettorale sarebbe stato giustificato nel bloccare anche dei presidenti Ted Cruz, Marco Rubio o Rick Perry - qualsiasi repubblicano.

Il professore di Harvard Lawrence Lessig vuole che i grandi elettori assegnino ad Hillary Clinton la presidenza, a causa della sua vittoria sulla metrica dei fatti e del voto popolare su cui nessuno - né la campagna di Hillary, né la campagna di Trump, la stampa o gli elettori - si è incentrato durante le elezioni. È di per sé una questione arbitraria; le regole hanno senso solo se stabilite e concordate preventivamente.

Robert Reich sostiene che i grandi elettori dovrebbero votare contro Trump finché il magnate non renderà pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi. Reich ritiene che, dal momento che gli elettori non hanno dato il giusto peso alla questione, i grandi elettori dovrebbero provvedere. Nessuno in 200 anni avrebbe pensato che questo fosse un ruolo legittimo per il Collegio Elettorale.

E poi c’è la Russia. John Podesta vuole che i grandi elettori vadano a fondo sull’attacco hacker da parte della Russia durante la campagna, il che è un modo per insinuare che la vittoria di Trump è illegittima.

Nella misura in cui questo sia stato decisivo per il risultato delle elezioni - e nessuno può saperlo con certezza - gli elettori hanno valutato le informazioni su Hillary, anche se sono state rubate. Anche in questo caso, non c’è nessuna possibilità che i grandi elettori possano passare oltre.

Sono legittime le preoccupazioni per il temperamento di Trump e il suo atteggiamento sprezzante verso il potere esecutivo. Ma questi sono elementi accuratamente resi noti durante le elezioni. Hillary Clinton ci ha basato quasi esclusivamente la sua campagna. E ha perso, di misura, ma con decisione. E questo i democratici lo devono accettare.

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