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Torna il sereno sui mercati dopo il voto in Crimea: Wall Street +1%, Europa in rally

martedì 18 marzo 2014, di Nicola D’Antuono

La nuova ottava sui mercati finanziari si è aperta con un sorprendente ottimismo, che ha favorito il recupero delle borse dopo una fase di alti e bassi dovuti alle crescenti tensioni internazionali per la crisi geopolitica in Ucraina. Dopo il referendum in Crimea, che di fatto consegna la penisola alla Russia con un voto ritenuto illegittimo dall’Occidente, gli investitori hanno ripreso ad acquistare asset più rischiosi abbandonando contestualmente i beni rifugio, in particolare l’oro.

A Wall Street l’indice azionario S&P500 ha chiuso la seduta con un rialzo dello 0,96% a 1.858,83 punti, mentre il Dow Jones è salito dell’1,13% a 16.247,20 punti. Entrambi gli indici restano poco distanti dai record storici. Le cose sono andate molto meglio in Europa, dove continuano a riversarsi fiumi di denaro in uscita dai mercati emergenti e hot money di hedge funds a caccia di rendimenti reali. Lo scenario deflattivo continua a favorire il boom dei bond governativi della periferia europea, tanto che ieri lo spread Btp-Bund è tornato in area 180 punti base.

Gli acquisti più rilevanti sono avvenuti ancora una volta sulle azioni della borsa di Milano. A Piazza Affari l’indice principale FTSE MIB ha chiuso la seduta con un progresso del 2,52% a 20.859 punti, a un passo dal test della resistenza di 21.000 punti. In caso di breakout esplosivo di questa zona di resistenza, la borsa milanese potrebbe volare sui livelli più alti da circa tre anni. Ha chiuso in rialzo anche la borsa di Francoforte: l’indice Dax30 ha registrato un incremento dell’1,37% a 9.180,39 punti.

Sul fronte macroeconomico non ha pesato il deludente dato sull’inflazione nell’eurozona, che a febbraio è scesa a +0,7% rispetto a +0,8% del mese precedente. Molti paesi europei hanno sperimentato un’inflazione negativa su base mensile, come la Svizzera, la Grecia e il Portogallo. Negli Stati Uniti ha deluso l’indice Empire State Manufacturing, che a marzo è salito a 5,61 punti da 4,48 punti ma sotto le aspettative degli analisti ferme a 6,5 punti. Bene, invece, la produzione industriale negli Usa, che a febbraio è cresciuto dello 0,6% su base mensile.

Il ritrovato ottimismo sui mercati e il clima di maggiore appetito verso il rischio ha fatto arretrare i cosiddetti “beni rifugio”. L’oro, che ieri ha toccato il massimo più alto degli ultimi 6 mesi a 1.392$ l’oncia, ha iniziato una fase correttiva e stanotte sui mercati asiatici è sceso fino a 1.357$ l’oncia. Secondo molti analisti finanziari, il raggiungimento dei principali target rialzisti e l’allentamento delle tensioni internazionali favoriranno a breve una forte discesa delle quotazioni.

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