Tassazione rendite finanziarie: a rischio i prestiti? Ecco cosa vogliono le banche

A maggio arriveranno i famosi 80 euro in busta paga. Renzi ha annunciato che le coperture ci sono grazie a quanto disposto dal DEF: spending review, gettito IVA sui pagamenti P.A. e aumento della tassazione sulla rivalutazione della Banca d’Italia (si passa dal 12 al 26 %).

Se volete una panoramica generale sulla tassazione delle rendite finanziarie vi invitiamo a consultare questa guida 2014. In questa sede vogliamo soffermarci sull’incremento delle tasse sulla rivalutazione di Bankitalia che rientra nel più generale aumento della tassazione delle rendite finanziarie, decisione vista malvolentieri dalle banche che minacciano il Governo.

Cosa vogliono le banche?

Le banche hanno criticato l’operato dell’Esecutivo soprattutto sotto 3 aspetti, sostenendo il pericolo di un aumento del "credit crunch". Il direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini ha definito una "discriminazione" l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie come copertura e ha spiegato:

• sottrarre un miliardo di euro alle banche significa sottrarre il medesimo importo ai prestiti concessi a famiglie ed imprese;
• la perenne incertezza della normativa italiana scoraggia gli investimenti esteri;
• una mossa valida sarebbe stata quella di aumentare la detrazione IRAP per ogni dipendente assunto a tempo indeterminato (misura a sostegno dell’occupazione).

Cosa vogliono le banche? Qual è la loro controproposta? Gli istituti di credito hanno proposto una riforma della tassazione sul risparmio: bisogna abbandonare la tassazione "secca" a vantaggio di quella "progressiva". Bisognerebbe quindi tassare le rendite in base al reddito effettivo dei cittadini per gravare in maniera differente sulle loro tasche.