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TTIP, i negoziati riprendono, anche con gli stakeholders ma Syriza fa sapere che non firmerà alcun accordo
mercoledì 4 febbraio 2015, di
Ripresi lo scorso lunedì, a Bruxelles, i negoziati per l’avvio del TTIP l’accordo transatlantico che dovrebbe definire condizioni commerciali e normative per avvicinare Europa e Stati Uniti e per creare una macroarea di libera circolazione di beni e servizi.
La nuova fase dei negoziati che si protrarranno fino al 6 Febbraio, vedranno la presenza non solo della delegazione statunitense, guidata da Michael Froman e dai negoziatori europei coordinati dal capo negoziatore Ignacio Garcia Bercero ma anche degli stakeholders.
Si svolge, infatti, oggi, presso il Management Centre Europe di Bruxelles, una specifica sessione delle trattative nella quale i negoziatori europei e americani si confrontano con specifici portatori d’interesse iscritti ai tavoli di lavoro che, per la prima volta potranno esprimere il loro punto di vista e i loro desiderata.
Anche se sul TTIP vige tutt’ora il più stretto riserbo è chiaro che al centro dell’attenzione saranno posti i temi che da sempre costituiscono il nocciolo di questo accordo e, allo stesso tempo, gli elementi che di esso destano maggiore preoccupazione. Le parti in causa torneranno a verificare le modalità con cui strutturare un sistema regolatorio orizzontale che riguardi export e import nel settore manifatturiero e come potrebbero essere superate le barriere tecniche al commercio.
Sono però specifiche questioni legate al settore dell’energia e delle materie prime a rimanere i nodi più intricati della vicenda, dal momento che, ad esempio, sul fronte americano si preme per uniformare i mercati agricoli mentre sul fronte europeo è particolarmente sentita l’esigenza di salvaguardare le Indicazioni di origine geografica.
Un tavolo specifico di trattativa sarà dedicato ai servizi, agli investimenti e agli appalti pubblici mentre in un ulteriore incontro saranno affrontati altri temi ugualmente caldi come lo sviluppo sostenibile, la semplificazione di dazi e commercio e la libera competizione tra aziende partecipate e private.
Quel che è certo è che in questa fase della trattativa (l’ottava) è particolarmente evidente la necessità di dare una svolta politica alle trattative per arrivare a una conclusione dell’accordo, come ha ribadito recentemente Cecilia Malmstrom, commissaria europea per il Commercio.
Ci sono però anche altre certezze in questa nuova fase delle trattative, non tutto avviene più completamente a porte chiuse, dal momento che per la prima volta, i negoziati vengono gestiti dalla nuova Commissione Europea e che parte dei negoziati e dei documenti sarà accessibile al pubblico e agli eurodeputati.
Come ha dichiarato Juncker all’inizio del suo mandato dovrà essere il Parlamento Europeo ha decidere in via definitiva sul TTIP, sembra più che opportuno, quindi, che gli europarlamentari e l’opinione pubblica stessa vengano informati sui temi di discussione, soprattutto, riguardo a quelle norme di sicurezza agroalimentare che tanto spaventano i cittadini europei.
C’è da chiedersi, infatti, se il Parlamento Europeo riuscirà a tutelare davvero i propri cittadini da quella che si configura come un’invasione - legalmente disciplinata - delle multinazionali statunitensi in territorio europeo e quale sia il reale significato della presenza degli stakeholders (ovvero dei rappresentanti delle multinazionali stesse) ai tavoli negoziali.
All’indomani della vittoria di Syriza nelle elezioni greche sono molto indicative le prese di posizione di Georgios Katrougkalos, già eurodeputato e ora membro del nuovo governo a guida Tsipras, che ha affermato che il TTIP non sarà mai accettato "nella sua forma attuale" dal nuovo Governo greco che eserciterà, in tal senso, il suo diritto di veto:
"Posso assicurare che il parlamento greco non ratificherà mai quel trattato (...) è un regalo che facciamo non solo ai greci ma a tutti gli europei"
Una dichiarazione questa che porterebbe solo ulteriori argomenti ai molteplici dubbi dei cittadini europei dal momento che confermerebbe la diffusa opinione, in base alla quale l’entrata in vigore del TTIP porterebbe con sé la perdita di tutele importanti sui prodotti di uso comune.
