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Sondaggi elezioni europee: 1 elettore su 4 è euroscettico. Ultime proiezioni sui movimenti anti euro in Italia e in Europa

domenica 27 aprile 2014, di Valentina Brazioli

Sondaggi elezioni europee, quanto influirà il blocco degli euroscettici? E’ questa la domanda che ci si pone sempre più spesso, soprattutto quando ormai manca meno di un mese a un appuntamento elettorale che in molti considerano un vero e proprio sondaggio sull’Unione Europea e sulla moneta unica.

Gli euroscettici in Italia

In Italia, la situazione è piuttosto chiara, e l’abbiamo già raccontata nel dettaglio: il fronte più critico nei confronti di Bruxelles è rappresentato dal Movimento 5 stelle, ma anche la Lega Nord non ha esitato a impugnare il vessillo del “basta euro”, al punto da inserire questo slogan anche nel proprio simbolo elettorale. Più moderato, ma comunque severo il giudizio di Forza Italia sull’Europa e sulla moneta unica, definita da Silvio Berlusconi stesso “valuta straniera”. Insomma, nel panorama politico italiano sembra sempre più diffusa la convinzione che l’ostilità nei confronti di Bruxelles e della sua politica monetaria sia la strada più sicura per garantirsi un buon dividendo elettorale il prossimo 25 maggio.

In Francia avanza il Front National

Anche i nostri cugini d’oltralpe possono vantare un comparto euroscettico di tutto rispetto, rappresentato dal Front National e dalla sua leader Marine Le Pen: dal 2009, infatti, il suo patrimonio elettorale è cresciuto addirittura di quasi 16 punti percentuali, assestandosi a quota 22,7 per cento negli attuali sondaggi. Considerando il crollo dei socialisti dell’attuale presidente Hollande (che godono più o meno del 19 per cento dei consensi) la lotta in Francia sarà tutta a destra: al 24,3 per cento di gradimento troviamo, infatti, la formazione di centrodestra dell’Union pour un mouvement populaire (Ump).

In Inghilterra dilaga l’Ukip

Situazione analoga riscontrabile anche in Gran Bretagna, dove il movimento euroscettico di riferimento è l’Uk Indipendence Party, nato da una scissione del Partito conservatore, il cui obiettivo è il ritiro del Regno Unito dall’Ue. Un orientamento politico che, al momento, sembra piuttosto vincente: l’Ukip dovrebbe assestarsi, infatti, al 27,3 per cento di gradimento, valore che supera il 23 per cento assegnato al Conservative Party di David Cameron. A differenza della Francia, però, il partito che rappresenta la sinistra (ossia il Labour Party) viene dato in testa, a quota 31,3 per cento.

Lo strano caso della Germania

Autentico cuore pulsante dell’Ue, si conferma essere la Germania a guida di Angela Merkel: lì la colazione formata da cristiano democratici e cristiano sociali (a quota 39,3 per cento di gradimento) stacca di ben 12 punti percentuali i rivali socialdemocratici. Come se non bastasse, a differenza di altri Paesi dove vigono le larghe intese governative, i grandi partiti hanno visto aumentare i propri consensi rispetto al 2009. Intendiamoci: neanche in terra tedesca mancano i movimenti euroscettici, come l’Alternative für Deutschland (il quale non contesta l’Ue, ma la moneta unica) che però non riesce a raggiungere neanche il 6 per cento.

Insomma, dando uno sguardo all’Europa è evidente che il vento dell’euroscetticismo stia soffiando molto forte; non solo nei Paesi che vi abbiamo elencato, ma anche in altri come Austria, Danimarca, Grecia, Olanda e Repubblica Ceca. Se i sondaggi diffusi in queste settimane dovessero tramutarsi in realtà, è praticamente certo che all’interno del prossimo Parlamento europeo ben il 25 per cento dei parlamentari saranno euroscettici.

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