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Scandalo Kobe Steel: salgono a 500 le società coinvolte. Al via prime minacce legali

martedì 17 ottobre 2017, di Francesca Caiazzo

Non c’è pace per Kobe Steel, il terzo gruppo siderurgico giapponese al centro di uno scandalo per la falsificazione dei dati dei prodotti in alluminio, rame e acciaio.

Un colpo dietro l’altro nel giro di poco più di una settimana, che rischiano di portare la società al crack finanziario, minare la credibilità del comparto manifatturiero giapponese e piegare il settore automobilistico mondiale.

Le ultime notizie provenienti dal Giappone non sono positive, anzi. Secondi fonti giornalistiche, la manomissione dei certificati era ormai una prassi consolidata da decenni e le aziende coinvolte nella truffa sarebbero almeno 500 e non 200 come inizialmente ammesso da Kobe Steel. Ma andiamo con ordine.

Oltre 500 aziende raggirate

La bomba in casa Kobe Steel è scoppiata quando la società giapponese ha ammesso che manager di alcuni stabilimenti del gruppo avevano falsificato i certificati dei prodotti in rame e alluminio, non rispondenti alle caratteristiche richieste dai clienti.

Pochi giorni dopo, lo scandalo si è allargato, coinvolgendo il core business della società: anche la componentistica contenenti polveri di acciaio non sarebbe conforme a quanto dichiarato nella documentazione.

All’inizio, il caso sembrava coinvolgere circa 200 società, che inconsapevolmente avevano utilizzato i prodotti Kobe Steel potenzialmente a rischio. Ora, il numero delle aziende coinvolte è salito a 500.

La maggior parte di queste operano nel settore automobilistico (tra le quali General Motors, Tesla, Daimler, Psa (Peugeot), Ford, Subaru, Toyota Motor, Nissan Motor e Honda Motor) ma ci sono anche società di elettronica e informatica.

"General Motors è consapevole dei report falsificati per il rame e i prodotti in alluminio di Kobe Steel. Stiamo indagando su qualsiasi impatto potenziale e non abbiamo commenti aggiuntivi in questo momento"

ha dichiarato il portavoce della società Nick Richards.

Tra le società che hanno comunicato di utilizzare prodotti provenienti dagli stabilimenti Kobe Steel anche Toyota (per portiere posteriori e cofani) e Nissan (per cofani e portiere).

Quest’ultima ha fatto sapere che

"poiché i cofani sono collegati alla sicurezza dei pedoni, stiamo lavorando per accertare ogni potenziale impatto sulla funzionalità dei veicoli".

Gli altri settori a rischio

I prodotti realizzati da Kobe Steel non finiscono solo nella componentistica delle automobili.

Nei giorni scorsi, è emerso come anche i treni ad alta velocità N700A della Jr Tokai – che collegano Tokyo a Osaka - siano stati assemblati con alcune componenti provenienti dagli stabilimenti del gruppo sotto accusa. Ma i prodotti utilizzati, ha rassicurato Koei Tsuge, presidente di Jr Tokai,

“non impattano in alcun modo la sicurezza dei viaggiatori”.

Inoltre, tra le società che utilizzano le leghe leggere e che si sono rivolte a Kobe Steel ci sarebbero Panasonic, Daikin Industries, Toshiba, e anche il produttore statunitense di microprocessori Intel.

Tra i clienti del gruppo giapponese figurano anche società come General Eletric, che fornisce componenti per il settore aerospaziale e Mitsubishi Heavy Industries, costruttore di razzi vettori utilizzati dall’agenzia spaziale giapponese Jaxa.

Primi guai per Kobe Steel

In piena emergenza e con la commissione di indagine voluta dai vertici Kobe Steel ancora al lavoro, le quotazioni del gruppo stanno pericolosamente crollando. Per ora, però, il Ceo Hiroya Kawasaki ha dichiarato che non presenterà le dimissioni, almeno non prima di aver concluso tutti gli accertamenti.

Intanto, iniziano ad arrivare i primi provvedimenti. È lo stesso gruppo ad aver comunicato che il 16 ottobre, la controllata statunitense, la Kobe Steel Usa Inc.

“ha ricevuto un documento dall’amministrazione amministrativa giudiziaria statunitense che richiede la produzione di documenti relativi alla non- conformità dei prodotti venduti dalla Società, dalla controllata statunitense o dalle società affiliate a clienti statunitensi”.

Kobe steel ha fatto sapere che collaborerà all’inchiesta.

Iniziano, inoltre, a profilarsi le prime azione legali. Ad annunciarle la West Japan Railways e la Subaru. Quest’ultima chiamerà in causa il gruppo giapponese nell’eventualità si vedesse costretta a richiamare auto in officina.

La prima, invece, pretenderà da Kobe Steel l’accollo dei costi per le sostituzioni delle componenti del treno veloce Shinkansen, che saranno avviate in ogni caso, sebbene non si profilino problemi di sicurezza.

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