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Il pareggio di bilancio in Costituzione è irrinunciabile. Il problema è nella BCE
sabato 27 dicembre 2014, di
Il pareggio di bilancio è una conquista irrinunciabile: il vero problema è nella Bce.
Oggi si stanno formando comitati e movimenti che, favoriti dalla pesante crisi in atto, considerano che la norma del pareggio del bilancio sia la norma che ha provocato la crisi, fino ad arrivare a pensare che sia la norma del pareggio di bilancio stessa che, obbligando l’austerità, faccia aggravare la crisi. Aggiungono inoltre che la sua eliminazione risolverebbe tutti i problemi.
Dobbiamo di certo concordare con tali movimenti che l’austerità stia amplificando l’attuale crisi, ma non dobbiamo dimenticare le cause delle crisi e la situazione dell’Italia.
La situazione in Italia
La crisi origina da una crisi finanziaria importata che la Bce non ha voluto gestire come ha fatto la Fed perché assoggettata alla politica tedesca contraria a qualsiasi politica monetaria espansiva che possa svalutare l’euro e quindi aumentare l’inflazione.
In Italia il debito pubblico è il più alto d’Europa: l’attuale debito non è altro che il risultato delle politiche "scellerate" dei governi della prima repubblica.
Se nella Costituzione Italiana vi fosse stato fin dall’origine il principio del pareggio del bilancio tali politiche non sarebbero state permesse e quindi non ci saremmo presentati all’inizio dell’Unione monetaria con un tale ammontare di debito.
Oggi dire che l’eliminazione del pareggio di bilancio sia la soluzione della crisi è una falsità: il pareggio di bilancio è una conquista che non si può abbandonare, "la cosa buona" del governo Monti.
Il vero problema
Il vero problema è la gestione della politica monetaria, la cui grande responsabilità è di Draghi, forse non all’altezza di smarcarsi dall’influenza tedesca e fare ciò che va fatto. Dovendo rispettare lo statuto della Bce (art. 2 e 3 statuto Bce e art. 127 TFE), lui stesso ha ammesso che la Banca Centrale Europea è ora in una situazione di illegalità, non prendendo le misure che in molti riconoscono come inevitabili, come l’arrivo del QE.
Questo è il problema che preme di più. Cosa fare quindi?
I movimenti di Grillo e Salvini hanno iniziato una campagna anti-euro, sarà questa la soluzione?
La soluzione più semplice e immediata potrebbe essere una richiesta ufficiale da parte di Renzi al Parlamento Europeo affinché si istituisca una commissione temporanea d’inchiesta sull’operato della Bce ( art. 226 TFE), che potrebbe poi provocare una sommossa politica che non passerebbe inosservata. Forse i tedeschi, vista l’indifendibilità dell’azione della Bce, lascerebbero fare a Draghi il tanto atteso QE.
Si ricorda ai movimenti che eliminare il pareggio del bilancio in Costituzione vorrebbe dire riportare indietro l’Italia di oltre trent’anni, e che urge invece lavorare sulla politica monetaria, creare l’inflazione, trasferire la ricchezza dalla rendita finanziaria al lavoro e all’impresa, con una conseguente crescita del PIL sia reale che nominale.
Il tutto farebbe assorbire il pesante debito pubblico italiano.
Naturalmente dovranno essere compiute le tanto attese riforme, prima su tutte quella della pubblica amministrazione. Oggi ogni Paese ha bisogno di competere con le giuste armi e protezioni in un mondo così globalizzato, e una pubblica amministrazione più produttiva e snella è un vantaggio più che necessario. Una riforma della pubblica amministrazione permetterà di diminuirne il costo: adesso costa all’Italia oltre 700 miliardi di euro annui. Un risparmio del 10% permetterebbe una riduzione delle imposte, come l’eliminazione dell’Irap (39 miliardi di euro) e sgravi fiscali ai lavoratori (31 miliardi di euro).
Se tali provvedimenti non verranno posti in essere, potrebbe avverarsi una rottura dell’area valutaria con la creazione di due o tre aree valutarie in base all’omogeneità delle economie che le compongono, con i Paesi che si riapproprierebbero quindi della politica monetaria.
Certo che l’uscita della sola Germania dall’euro potrebbe risolvere tutto in un attimo.
L’opinione espressa dal redattore dell’articolo è strettamente personale.