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Nessuno ora vuole stare con il PD, l’obiettivo è perdere le elezioni per far fuori Renzi?

martedì 21 novembre 2017, di Alessandro Cipolla

Il pomo della discordia è sempre lui, Matteo Renzi, con alla fine i rottamati che potrebbero cercare di far fuori il rottamatore. Con sullo sfondo le prossime elezioni politiche, quello che starebbe avvenendo nel centrosinistra italiano potrebbe essere paragonato a una sorta di resa dei conti.

L’obiettivo numero uno è quello di far fuori, politicamente parlando, il segretario del Partito Democratico anche al costo di regalare il paese, come prospettando gli ultimi sondaggi politici, a Salvini o ai 5 Stelle. Una volta terminata la stagione politica di Renzi, solo allora per molti si potrebbe quindi tornare a parlare di unità nel centrosinistra.

Renzi sempre più solo

Questa volta il PD la mano l’aveva tesa verso i potenziali alleati, anche se bisogna vedere con quale convinzione, ma alla fine il povero Fassino oltre alla disponibilità a dare una mano da parte di Prodi poco altro finora ha raccolto.

Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana e Possibile, hanno infatti declinato l’invito a dar vita a una ampia coalizione di centrosinistra, preferendo così proseguire nel loro progetto di una lista unitaria.

Domenica 3 dicembre si svolgerà un’assemblea alla presenza dei delegati dei tre partiti: sarà quella l’occasione per sigillare l’accordo elettorale e incoronare Pietro Grasso come leader di questo listone di sinistra alternativo al Partito Democratico.

Se alla fine poteva essere nell’aria una rottura definitiva con Speranza, Fratoianni e Civati, fa specie vedere anche i molti dubbi da parte di alcuni esponenti politici che da tempo venivano dati come sicuri alleati dei dem.

Emma Bonino per esempio continua a rimanere cauta in attesa di gesti concreti da parte del governo Gentiloni in materia di immigrazione e diritti civili. Il tempo però stringe e difficilmente si potrà mettere mano entro la fine della legislatura allo ius soli e al testamento biologico.

Anche Giuliano Pisapia, che dopo lo strappo con gli scissionisti sembrava essere destinato ad approdare verso i lidi renziani, continua a rimanere cauto a riguardo. All’interno di Campo Progressista però ci sarebbero da registrare più di un malumore, vedi intervento della Boldrini, sull’operato del PD.

Alla fine quindi alle prossime elezioni Matteo Renzi potrebbe contare, al momento, soltanto sull’appoggio dei centristi di Calenda e Casini (Alfano è nel limbo), degli altoatesini del SVP e di quello che rimane dei Verdi, del PSI e dell’Italia dei Valori.

Una coalizione questa che alle prossime elezioni rischierebbe di arrivare terza, finendo alle spalle non solo del centrodestra ma anche di un Movimento 5 Stelle in costante crescita secondo i sondaggi e sempre più primo partito del paese.

Un PD questo che sembrerebbe essere quasi condannato alla sconfitta elettorale, ma in fondo forse questo è proprio quello che in molti nel centrosinistra vogliono per cercare di far poi tabula rasa dell’attuale classe dirigente renziana del partito.

Perdere per ricominciare

Da anni il comportamento di molti leader del centrosinistra italiano viene accostato al termine “tafazzismo”. Per chi non fosse un amante del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo oppure di Mai Dire Gol, Tafazzi era il personaggio vestito con una tutina nera che, con tanto di sospensorio, non faceva altro che battersi le parti intime con una bottiglia di plastica saltellando.

Anche in queste elezioni infatti il masochismo nell’area di centrosinistra sembrerebbe essere ai massimi livelli. Stando ai sondaggi una coalizione ampia sarebbe al momento davanti a tutti, anche al centrodestra.

Ipotizzando anche che una alleanza con la sinistra porti all’automatico defenestramento di Alfano, il Partito Democratico assieme ai suoi attuali alleati arriverebbe a un 29% striminzito senza Alternativa Popolare.

Se ci uniamo però il 6% e oltre di Bersani, Speranza e Civati, ecco che si arriverebbe al 35%, ovvero un punto percentuale in più a quanto è attestato ora il centrodestra e in netto vantaggio rispetto ai grillini.

Inoltre, un centrosinistra unito e che non si faccia la guerra da solo senza dubbi potrebbe far riavvicinare una vasta fetta di quel gran numero di elettori che negli ultimi anni ha deciso di disertare le urne oppure di votare 5 Stelle.

In pratica, non sarebbe assurdo dire che in un’ipotesi unitaria il centrosinistra sarebbe in pole position per la vittoria elettorale. Come avviene poi nel centrodestra, il partito che prende più voti andrebbe a indicare il premier.

Invece no alla fine la scelta è quella di dividersi e regalare la vittoria al centrodestra o un governo del Movimento 5 Stelle appoggiato dalla Salvini e dalla Meloni. L’unico risultato che una debacle del genere porterebbe sarebbe il tramonto politico di Matteo Renzi.

Perdere le elezioni per far fuori così il grande nemico e poter cercare di avviare un nuovo percorso unitario. Il rischio però è che potrebbe essere troppo tardi per cercare di dare vita a un soggetto politico credibile di centrosinistra. La politica infatti sta cambiando rapidamente e certi errori poi, alla fine, potrebbero avere conseguenze non più riparabili.

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