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L’Italia 2013? Un Paese che va a rotoli!
martedì 26 novembre 2013, di
Il 2013 sta volgendo al termine e sono passati circa 11 mesi da quando ci chiedevamo: Cosa possiamo aspettarci dal 2013?
Sono passati 11 mesi eppure l’incertezza e la confusione che regnavano allora, la fanno da padrone anche oggi: instabilità politica, preoccupazioni finanziarie, debolezza economica e pressioni fiscali. A completare questo misero scenario manca qualcuno all’appello: la disoccupazione.
L’Italia 2013? Un Paese che va a rotoli, altro che ripresa! La fotografia dell’Italia 2013 mostra questo: un paese di disoccupati, scoraggiati e precari, dove la disperazione regna sovrana e dove la classe politica dovrebbe chiedersi: cosa succede quando la gente non ce la fa più?
Occupazione e ripresa: un miraggio?
Come si vede dal grafico la situazione sul fronte lavoro è peggiorata: dal 2012 al 2013 si è registrato un +13,7% dei disoccupati e un -1,4% degli occupati. Le persone colpite da disagio sociale superano i 9 milioni (sono complessivamente 9.178).
A guardare anche alla platea degli occupati (6,103) le prospettive non sono così rosee:
- 643.000 persone hanno un contratto part time a tempo determinato;
- 1,63 milioni hanno un contratto full time a tempo determinato;
- 832.000 sono lavoratori autonomi part time;
- 430.000 sono collaboratori;
- 2,56 milioni hanno un contratto a tempo indeterminato part time.
Intorno a questi numeri gravitano tanti fenomeni interconnessi. Il ragionamento è semplice e logico: senza la ripresa dell’occupazione, l’economia non può ripartire. Le imprese hanno registrato un vero boom di fallimenti (vi ricordiamo che domani 27/11/2013 le Imprese che Resistono hanno organizzato la serrata nazionale per dire BASTA a questa crisi), le famiglie sono sul lastrico, la pressione fiscale è stressante, soprattutto a fronte di retribuzioni, generalmente, piuttosto modeste. Come può innescarsi, con questi presupposti e senza interventi strutturali, un cambiamento?
Il Presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi spiega il fenomeno:
"Il Governo di Enrico Letta non prende decisioni importanti: l’occasione offerta dalla legge di stabilità sta per essere sprecata con un mix di misure che non consentono a imprese e famiglie di avere risorse per guardare con fiducia al futuro. Offriamo all’Esecutivo, ai partiti e alle istituzioni, i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese”.
Longobardi aggiunge:
“Può apparire anomalo che un’associazione di imprese analizzi il fenomeno dell’occupazione, quasi dal lato del lavoratore. Ma per noi la persona e la famiglia sono centrali da sempre, perché riteniamo che siano il cuore dell’impresa. Bisogna poi considerare che l’enorme disagio sociale che abbiamo fotografato ha conseguenze enormi nel ciclo economico: più di 9 milioni di persone sono in difficoltà e questo vuol dire che spenderanno meno, tireranno la cinghia per cercare di arrivare a fine mese. Tutto ciò con effetti negativi sui consumi, quindi sulla produzione e sui conti delle imprese".
Le famiglie consumano meno e risparmiano meno e questo non può avere che conseguenze negative, sia nel breve, che nel lungo periodo, con un allungamento della depressione economica, oltre ogni illusorio pronostico.
Che fine può fare un paese con 9 milioni di persone che versano in queste difficoltà? A questo punto non possiamo che ribadire quanto asserito in questo articolo: Italia in ripresa? È una menzogna. I numeri sono numeri e la matematica non è mai stata un’opinione.