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Italia in ripresa? È una menzogna. Dal blog di Paolo Cardenà

mercoledì 23 ottobre 2013, di Federica Agostini

L’Italia è in fase di ripresa, da troppo tempo ormai ce lo sentiamo ripetere. Eppure, la tanto agognata crescita economica sembra essere ogni giorno più sfuggevole.

Ma guardandoci attorno e osservando la devastazione economica che percorre il nostro intero paese, come possiamo credere che l’economia italiana cresca nei prossimi 4 anni, in maniera più sostenuta di quanto non sia avvenuto tra il 2000 ed il 2007, cioè prima della crisi?

Ebbene, sta facendo il giro della rete un dettagliato e interessantissimo articolo, dal titolo "Operazione verità: a che punto è la notte italiana", redatto a più mani da vari autori e pubblicato in versione integrale su diversi siti tra i quali il blog Vincitori e Vinti di Paolo Cardenà che avevamo incontrato qualche tempo fa.

Quello che proponiamo di seguito è soltanto un estratto dell’articolo in questione

Operazione verità: la verità su cosa?

Secondo l’articolo in questione, negli ultimi anni i governi hanno reiteratamente mentito sulla situazione italiana prevedendo la crescita laddove, invece, c’è stato un costante declino. Vale lo stesso per i conti pubblici, spesso ritoccati e aggiustati con l’abilità di veri prestigiatori.

È chiaro che tutto ciò incorpora evidenti elementi di criminalità, proprio perché tende ad alimentare false aspettative nei confronti degli agenti economici più deboli: i disoccupati con le loro famiglie e le imprese, prime vittime sacrificali di questa crisi.

Previsioni

Negli ultimi tre anni, i Governi che si sono alternati hanno commesso grossolani errori previsionali su PIL nominale, Deficit Pubblico e Debito Pubblico. Le previsioni parlavano di sostanziali miglioramenti che al contrario, nella realtà dei fatti sono stati drammatici peggioramenti:

Conti pubblici

Parlando di conti pubblici si prende di mira il DEF, il documento di economia e finanza che rappresenta l’epicentro della politica economica e di bilancio del Paese, nonché il punto di incontro tra politica nazionale italiana ed Unione Europea.

Il DEF, leggiamo nell’articolo, indica un miglioramento soltanto apparente che è invece determinato per lo più da artifici contabili. Grazie ad una serie di movimenti di contabilità, in sostanza, l’Italia tenta di nascondere una voragine coprendola con un telo:

La nota licenziata dal Governo, rispetto al DEF di primavera, con la fine dell’anno ormai alle porte, recepisce ciò che era ormai chiaro da mesi, più o meno a tutti i commentatori di buon senso. Ossia che il Pil, anche quest’anno, diminuirà dell’1.7%(?), posizionandosi a 1.557,3 miliardi di euro, quindi ben oltre l’1.3% previsto solo a maggio dal governo Monti.

Nel DEF, grazie ad un giro di aumenti della spesa corrente e ad una diminuzione della spesa per conto capitale, si prevede che il rapporto deficit/PIL (che per l’Europa deve essere inferiore al 3%) possa rientrare sotto la soglia prevista dall’UE.

Ma proiettando i dati al 2013, lo studio di "Operazione verità" ci dice che:

si potrebbe ritenere del tutto verosimile un deficit, a fine anno, oscillante tra il 3.4% e il 3.6%, cioè dai 4 ai 6 miliardi in più rispetto ai 48.7 miliardi stimati dal governo nella nota di aggiornamento, con un debito pubblico prossimo al 134% contro li stima del governo al 132,9%

Scenari pre e post-crisi

La crescita che si stima oggi supera quella conseguita nei primi otto anni del 2000. Fino al 2007, infatti, si sono verificate ottime condizioni di crescita nelle aree economiche più importanti del mondo che, a loro volta, hanno fatto da traino anche per l’Italia.

Ma oggi lo scenario è ben diverso. La disoccupazione è raddoppiata arrivando a oltre il 12% rispetto ai tassi minimi del 2007. Quella giovanile ha superato la soglia del 40% e supera di gran lunga il 50% in alcune zone del Sud, senza tenere conto del drammatico numero di quanti abbiano smesso di cercare lavoro o di chi è sottoccupato.

Inoltre, rispetto al periodo che potremmo chiamare “delle vacche grasse” (2000-2007, N.d.r.), il reddito procapite reale è precipitato ai livelli che non si vedevano da oltre un quindicennio. La capacità dei spesa della famiglie, anche a causa dell’inasprimento fiscale di questi ultimi anni, ha subito un drammatico tracollo. Decine di migliaia di imprese hanno cessato la loro attività, hanno chiuso i battenti o si sono delocalizzate in aree geografiche ove risulti più conveniente fare impresa. La pressione fiscale ha raggiunto livelli record, ben superiori a quelli conosciuti fino al 2007.

Quale futuro per il nostro paese?

Guardandola da questa prospettiva, l’Italia sembra inesorabilmente condannata ad un triste destino che secondo gli autori determinerà un declino del sistema produttivo, l’aumento della disoccupazione ed il progressivo impoverimento dei cittadini.

Alla luce di quanto visto sin ora, le promesse ottimistiche che ci vengono propinate ogni giorno non sono poi così rosee. Anche perché, ormai, ma chi ci crede più?

L’articolo completo - Operazione Verità: a che punto è la notte italiana
su Vincitori e Vinti

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