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Italia: quanto ci costerebbe una guerra dei dazi?
mercoledì 21 marzo 2018, di
Quale impatto e quali conseguenze avrebbe una guerra dei dazi sull’Italia e, in particolar modo, sull’export del Belpaese?
Una domanda più lecita che mai alla luce di quella tensione internazionale che sta rendendo lo spettro di una guerra commerciale sempre più realistico.
Le ultime settimane sono state particolarmente impegnative per Donald Trump, che ha sorpreso i mercati con l’introduzione di dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio. Le tariffe sono state precedute da quelle sull’import di lavatrici e pannelli solari, ma potrebbero essere ora seguite da una nuova ondata di dazi, stavolta espressamente mirati contro la Cina.
Nonostante le mire protezionistiche del presidente siano state particolarmente evidenti nei confronti di alcuni Stati, l’Unione europea non è stata esentata dalle tariffe. Da qui l’ondata di osservatori desiderosa di sapere quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra dei dazi sull’Italia, sulla sua economia e sulle sue esportazioni.
Le conseguenze dei dazi sull’Italia
A partire dal prossimo 23 marzo, le tariffe della discordia impatteranno sul 25% delle importazioni di acciaio e sul 10% di quelle di alluminio. I dazi, stima Confindustria, andranno a colpire circa 40,7 miliardi di euro di import USA, di cui 0,8 miliardi provenienti dall’Italia.
Secondo le considerazioni di Viale dell’Astronomia, però, il Belpaese è oggi poco esposto alle tariffe statunitensi.
“Nelle produzioni di acciaio e alluminio, direttamente colpite dai dazi, le vendite italiane negli Stati Uniti sono state pari nel 2017 a 760 milioni di euro, il 3,8% di quelle realizzate all’estero e appena lo 0,2% dell’export manifatturiero,”
si legge nel report di Confindustria che ha fatto notare come l’interscambio di questi prodotti con gli USA abbia dato vita ad un avanzo per l’Italia di circa 460 milioni di euro e ad un surplus complessivo con l’estero di 1,3 miliardi.
Le conseguenze dei dazi potrebbero comunque manifestarsi in modo indiretto, ad esempio tramite la deviazione dell’export di altri Paesi, dal mercato USA verso altre destinazioni, come in Europa.
A ciò si aggiunga anche la possibile penalizzazione della Germania, il primo esportatore Ue negli Stati Uniti, nel quale confluisce circa un quarto dell’export italiano di acciaio e alluminio.
Le soluzioni contro i dazi
La prima ipotesi potrebbe essere quella del ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Come fa notare ancora Confindustria, però, una decisione del genere darebbe vita ad un lungo, se non infinito, processo di risoluzione della controversia. Gli Stati Uniti, dal canto loro, potrebbero bloccare le operazioni giocando la carta del rinnovo dei giudici “scaduti”.
Come potrebbero mai l’Italia e l’Europa salvarsi dai dazi di Trump? In diversi modi, secondo Viale dell’Astronomia:
- Con l’introduzione di misure di rebalancing: letteralmente il bilanciamento del danno subito, che potrebbe portare alla definizione di barriere commerciali su specifici prodotti USA.
- Con la clausola di salvaguardia: volta alla difesa di uno specifico settore colpito da un aumento dell’import, attraverso dazi e/o contingentamenti.
Quali conseguenze per l’export?
L’analisi di Confindustria ha fatto notare come le conseguenze dei dazi per l’Italia sarebbero rese certamente più evidenti da un’escalation delle misure protezionistiche tra USA e Ue, un’ipotesi che agli occhi degli esperti appare oggi poco probabile.
Ad impattare negativamente sui mercati finanziari, sugli investimenti e sulle dinamiche di scambi, potrebbe essere comunque il perdurante clima di incertezza globale.
Tra le conseguenze, l’ipotesi di rebalancing imporrebbe a Trump un ampliamento di quella lista di prodotti Ue sottoposti a dazi: tra questi, sicuramente quelli del settore automotive. Sarebbe l’export di Italia e la Germania a risultare il più colpito dai dazi di Donald Trump: gli USA costituiscono oggi il il terzo mercato di sbocco per l’export manifatturiero italiano (9,3% del totale), oltre che il primo per surplus commerciale.
A ciò si aggiunga poi che il 23,0% dell’export industriale italiano negli Stati Uniti riguarda mezzi di trasporto, mentre, fa notare ancora Confindustria, il 18,7 il 18,7% è composto da macchinari, il 10,1% da alimentari e bevande e un altro 9,5% da tessile, abbigliamento e calzaturiero. Potrebbero risultare questi i settori più colpiti dai dazi di Trump.