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Istruzione: Italia maglia nera tra i Paesi Ocse. Giovannini: italiani poco occupabili

giovedì 10 ottobre 2013, di Valentina Pennacchio

Istruzione: Italia maglia nera tra i Paesi Ocse. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, diffuso pochi giorni fa dall’Isfol. Nel nostro Paese si torna a parlare di analfabetismo funzionale: gli italiani tecnicamente sanno leggere e scrivere, ma non sfruttano queste abilità in modo efficiente nella vita quotidiana. Non hanno le competenze ritenute fondamentali per il mondo del lavoro.

Sarà questo il motivo per cui l’Italia "gode" di una disoccupazione record? Si apre una riflessione obbligata. Ciò che è certo è che questi risultati hanno portato il ministro Giovannini a dichiarare che gli italiani sono "poco occupabili".

Una dichiarazione che ha indispettito l’opinione pubblica, sentitasi ancora una volta offesa dal ministro di turno. Di esempi ce ne sono tanti: la Fornero che definisce i giovani italiani " choosy ", il suo braccio destro Michel Martone che addita come sfigati coloro che a 28 anni non sono ancora laureati, Tommaso Padoa Schioppa che propone di spedire "i bamboccioni fuori casa". Senza contare l’accusa di "dipendenti fannulloni" di Brunetta, anche se, forse, per una volta, l’accusa non era del tutto infondata.

Giovannini ha motivato la sua affermazione in questi termini:

"Molti italiani non hanno le conoscenze minime per vivere nel mondo in cui viviamo e non costituiscono capitale umano su cui investire per il futuro".

Per poi smentire:

"Ho semplicemente sottolienato che i dati Ocse mostrano come molte persone abbiano bisogno di formazione per recuperare il gap che abbiamo nei confronti degli altri Paesi. Non mi riferivo ai giovani, nè agli italiani in complesso. Ho fatto presente che dobbiamo bisogno di investire molto di più in formazione".

L’indagine Ocse

L’indagine è stata promossa dall’Ocse e realizzata in 24 Paesi (su circa 166.000 persone) per valutare le competenze degli adulti tra i 16 e i 65 anni. In Italia è stata condotta dall’Isfol su incarico del Ministero del Lavoro.

"Il lavoro annuale di ogni Nazione è il fondo da cui essa trae tutte le cose necessarie e utili per la vita di (Adam Smith - La Ricchezza delle Nazioni)".

E’ così che si apre la Prefazione del Rapporto Isfol, da cui si legge:

"I risultati relativi all’Italia non possono non essere fonte di preoccupazione, per i gravi problemi che denunciano. Il nostro Paese si colloca all’ultimo posto della graduatoria nelle competenze alfabetiche (literacy), anche se rispetto alle precedenti indagini OCSE la distanza dagli altri Paesi si è ridotta. Inoltre l’Italia risulta penultima nelle competenze matematiche (numeracy), fondamentali per affrontare e gestire problemi di natura matematica nelle diverse situazioni della vita adulta".

Il Rapporto precisa altresì che:

  • la literacy è definita come: “l’interesse, l’attitudine e l’abilità degli individui ad utilizzare in modo appropriato gli strumenti socio-culturali, tra cui la tecnologia digitale e gli strumenti di comunicazione per accedere a, gestire, integrare e valutare informazioni, costruire nuove conoscenze e comunicare con gli altri, al fine di partecipare più efficacemente alla vita sociale”;
  • la numeracy è definita come “l’abilità di accedere a, utilizzare, interpretare e comunicare informazioni e idee matematiche, per affrontare e gestire problemi di natura matematica nelle diverse situazioni della vita adulta”.

Le competenze dei Paesi sono espresse da 0 a 500:

  • below level 1 (0-175), competenze modestissime, al limite dell’analfabetismo;
  • livello 1 (176-225);
  • livello 2 (226-275);
  • livello 3 (276-325) livello minimo indispensabile per un positivo
    inserimento nelle dinamiche sociali, economiche e occupazionali;
  • livello 4 (326-375), piena padronanza delle proprie competenze;
  • livello 5 (376-500) piena padronanza delle proprie competenze.

Nelle competenze alfabetiche (literacy) il punteggio medio della popolazione adulta italiana è pari a 250, contro una media Ocse di 273. Nelle competenze matematiche (numeracy) la media italiana è pari a 247, mentre quella Ocse è pari a 269.

In riferimento alle competenze alfabetiche:

  • il 29,8% degli adulti italiani si colloca al livello 3 o superiore;
  • il 42,3% al livello 2;
  • il 27,9% non supera il livello 1.

In riferimento alle competenze matematiche;

  • il 28,9% è al livello 3 o superiore;
  • il 39% a livello 2;
  • il 31,9% al livello 1 o inferiore.

Di seguito le differenze di genere per classi di età nella literacy e numeracy:

Tra i disoccupati:

E a livello geografico:

Di chi è la colpa?

Le reazioni dei sindacati alle parole di Giovannini non si sono fatte attendere. Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil, non ha dubbi:

"Quella di Giovannini mi pare una generalizzazione improvvisa: considerato il ruolo che ha il ministro, invece di fare dichiarazioni del genere dovrebbe pensare a mettere in campo dei provvedimenti".

Dello stesso parere Domenico Proietti, segretario confederale della Uil:

"C’è una responsabilità della politica per l’arretramento in termini di formazione degli italiani e dei lavoratori: Giovannini si faccia promotore nel governo per imprimere una netta inversione di tendenza e tornare a investire".

E Luigi Sbarra, segretario confederale della Cisl:

’’Sbaglia Giovannini a dare una immagine troppo negativa del nostro Paese, del nostro capitale umano e di conseguenza del nostro mercato del lavoro: il Governo farebbe bene a mettere al centro della sua azione una nuova progettualità e un pieno rinnovamento delle politiche attive del lavoro, della formazione e della scuola per accrescere le competenze e di conseguenza l’occupabilità’’.

Come emerge da queste dichiarazioni il problema principale è uno: la mancanza di investimenti in formazione e capitale umano. D’altronde "non sono i lavoratori che scelgono di essere inoccupabili", come ha affermato il segretario confederale Cgil Serena Sorrentino.

A questo aspetto si aggiungono quelli rilevato dall’economista Tito Boeri: tassi di scolarità molto bassi rispetto agli standard internazionali e regole di ingresso nel mercato del lavoro, che con precarietà e scadenze disincentivano i datori di lavoro ad offrire una formazione ai loro dipendenti, e, quindi, ad investire in capitale umano.

Boeri conclude così l’analisi di questa situazione:

"Spesso l’incompetenza fa vivere l’istruzione come una minaccia alle proprie posizioni di potere. E’ lo stesso motivo per cui si garantisce una cattedra a vita ai professori universitari: non si vuole che si oppongano alle assunzioni di ricercatori più bravi per timore di perdere il posto. Ma francamente non ci sentiremmo di proporre di dare uno scranno di durata illimitata ai nostri parlamentari. Quell’istituto, il senatore a vita, purtroppo esiste già e andrebbe solo abolito. Meglio punire col voto i politici che, ignorando i problemi della scuola e della formazione, si disinteressano del nostro futuro".

Come dargli torto?

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