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Ilva: ecco quanto costa la crisi

giovedì 7 dicembre 2017, di Francesca Caiazzo

La crisi dell’Ilva negli ultimi cinque anni è costata all’Italia quasi 16 miliardi di euro. Un calcolo prettamente economico che la Svimez consegna al Sole 24 Ore e che considera ovviamente solo i numeri e i dati relativi all’andamento del settore manifatturiero reale forniti dall’impresa.

Cifre importanti, quelle consegnate dalla Svimez, che si riferiscono sia alle perdite per l’economia nazionale sia a quelle relative ai consumi locali delle famiglie interessate dalla crisi dell’Ilva.

Una crisi da 15,8 miliardi

Dal 2013 al 2017, periodo in cui si è consumata la crisi dell’Ilva, al Pil del nostro Paese sono venuti a mancare 15 miliardi e 800 milioni di euro.

Nel dettaglio, secondo i calcoli della Svimez, le perdite registrate dall’economia nazionale per effetto delle difficoltà e dell’inchiesta che hanno travolto il gruppo Riva, sono aumentate di anno in anno nel periodo di riferimento, tranne nel 2016 quando la cifra sottratta al Pil è stata di soli 2,5 miliardi di euro.

Per gli altri anni è stato invece un crescendo: 3,22 miliardi di euro in meno nel 2013, 3,23 nel 2014, 3,42 nel 2015 e infine il picco dell’anno in corso con 3,47 miliardi di euro di Pil in meno.

Non solo Pil: in calo export e consumi

Tenendo conto che i calcoli degli economisti della Svimez si basano sui freddi numeri senza considerare altri aspetti come quelli ambientale e sanitario, rilevanti sono state le perdite registrate anche nelle esportazioni. Il calo della produzione dell’impianto di Taranto, su questo fronte, è costato all’Italia 7,4 miliardi di euro.

E se da una parte, la crisi dell’Ilva ha inciso negativamente sull’export italiano, dall’altra, invece, ha accentuato la presenza di gruppi stranieri approdati in Italiani per accaparrarsi un posto nella filiera delle forniture di acciaio alla manifattura italiana.

Anche su questo fronte, l’Italia ha accusato il colpo in termini economici che, secondo la Svimez, si traduce in 2,9 miliardi di euro in meno.

Ci sono poi 3,7 miliardi di euro persi per i mancati investimenti fissi in seguito alla riduzione nella produzione nel periodo 2013-2017 e il calo dei consumi da parte delle famiglie interessate dalla crisi dell’Ilva.

Quest’ultimo aspetto, considerando l’incertezza del futuro occupazionale vissuta dai lavoratori sia degli impianti che da quelli operanti nelle aziende dell’indotto, ha causato una perdita nei consumi di circa 2 miliardi e mezzo di euro in cinque anni.

La situazione attuale dell’Ilva

Dopo le inchieste e il commissariamento, l’Ilva è stata acquisita nel giugno scorso da AmInvestco, società a maggioranza ArcelorMittal. Per completare l’operazione di acquisizione, si sta procedendo a dialogare con le istituzioni locali e i sindacati – interessati al risanamento dei siti inquinati e al mantenimento dei posti di lavoro – ma anche con l’Ue.

L’Antistrust europeo, infatti, un mese fa ha avviato un’indagine per valutare eventuali ostacoli alla concorrenza causati dall’acquisizione.

Tra le condizioni indicate da Bruxelles ad Arcelor Mittal anche l’esclusione da AmInvestco del Gruppo Marcegalgia, che detiene il 15% della società.

Infine, è cronaca recente, l’annunciato ricorso al Tar da parte della Regione Puglia e dal Comune di Taranto contro il piano ambientale.

Decisione che nei giorni scorsi ha provocato un corto circuito istituzionale tra il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, da una parte e il presidente pugliese Michele Emiliano e il sindaco Rinaldo Melucci dall’altra.

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