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Il regime dei minimi conviene? Non allo Stato, e finisce sotto la lente del Fisco

venerdì 11 aprile 2014, di Valentina Brazioli

Il regime dei minimi conviene? E’ una domanda che molti aspiranti lavoratori autonomi in Italia si pongono, soprattutto i più giovani. Noi, a modo nostro, abbiamo provato già provato a dare delle indicazioni in merito. L’aspetto che non avevamo considerato, però, era quello degli effetti economici che questo regime riversa direttamente sulle esangui casse dello Stato italiano. A fare luce sulla questione, pochi giorni fa, è stata la Commissione finanze del Senato, e adesso il rischio è che l’Agenzia delle Entrate possa davvero drizzare le antenne e dedicare le sue non proprio amichevoli attenzioni ai cosiddetti "soggetti minimi".

L’audizione della Sose in Commissione finanze: i danni del regime dei minimi

Appena l’8 aprile scorso, infatti, la Società per gli studi di settore (Sose) è stata protagonista dell’audizione che ha avuto luogo presso la Commissione finanze di Palazzo Madama sul classico tema della fiscalità e del rapporto tra contribuenti e fisco. Sul fronte dei minimi, quello delineato dalla Sose è un quadro a luci e ombre perche l’aumento delle adesioni registrato tra il 2008 e il 2011 (passando da 499.768 soggetti fino a quota 770.163) ha creato un vero e proprio:

Danno in termini di gettito.

I furbetti del regime dei minimi

Secondo quanto denunciato dalla Sose troppi operatori stanno usufruendo del regime agevolato pur non avendone i requisiti: occultando una grossa fetta di ricavato, infatti, riescono ad acquisire un ingiustificato vantaggio sul mercato. In base agli standard degli studi di settore, tuttavia, il fenomevo evasivo sarebbe in costante flessione: si è passati da quasi il cinquanta per cento di fatturato non dichiarato del 1995, fino al 12,2 per cento registrato nel 2012.

Gli effetti distorsivi del regime dei minimi: quali sono?

Il problema, dunque, non sono solo i furbi: altri aspetti fanno sì che, in fin dei conti, questo regime agevolato abbia comportato importanti effetti distorsivi. Dalla perdita di progressività dell’imposta relativa a soggetti titolari di altri redditi fino alla contrazione degli investimenti in beni strumentali. Senza considerare, poi, la tendenziale induzione al lavoro irregolare, la progressiva eliminazione di società di persone e di studi associati, fino alla deduzione di costi non inerenti.

Insomma, un quadro dagli aspetti ambigui che, soprattutto in virtù del quasi raddoppiamento dei soggetti minimi dal 2008 ad oggi, si presume che finirà presto sotto l’occhio non sempre benevolo dell’Agenzia delle Entrate.

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