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Tutti vogliono Gentiloni ancora premier, Renzi in gioco solo se vince le elezioni?
venerdì 15 settembre 2017, di
Più che doversi guardare la spalle, la sensazione è che Matteo Renzi al momento sia quasi circondato. Con la fine dell’estate e la ripresa delle attività parlamentari, sono ricominciate anche le consuete trame all’interno del centrosinistra italiano.
Attaccato da Enrico Letta, punzecchiato da Andrea Orlando e insidiato come papabile prossimo Presidente del Consiglio da un vasto ventaglio di pretendenti, Matteo Renzi per la prima volta potrebbe sentirsi isolato anche all’interno del proprio partito.
Al momento naturalmente è lui il capo e dalla sua segreteria passeranno i nomi del listino bloccato, ma come fanno intendere gli ultimi sondaggi politici alle prossime elezioni, a meno che non si cambi la legge elettorale, ci sarà un pareggio con nessun vincitore.
Ecco dunque che non solo si pensa a preparare al meglio la campagna elettorale, ma già fioccano le ipotesi per quello che succederà dopo il voto, quando si dovranno fare le larghe intese per poter formare un governo. Un’eventualità assai probabile questa che metterebbe in pole position proprio l’attuale premier Paolo Gentiloni.
Tutti contro Renzi
Quando a furor di popolo Matteo Renzi divenne per la prima volta segretario del Partito Democratico, scalzando poi Letta da Palazzo Chigi e portando i dem al 40% alle elezioni europee, nulla sembrava poter fermare l’ex sindaco di Firenze.
Tranne antagonisti interni della prima ora, vedi Massimo D’Alema, il cosiddetto “renzismo” contagiò tutto il PD nella convinzione che questo nuovo corso avrebbe consentito al partito di governare il paese a lungo.
Non tutto però poi è andato come preventivato. Alcune riforme non proprio azzeccatissime, vedi Buona Scuola, ma soprattutto la debacle al Referendum, hanno portato Renzi alle dimissioni aprendo anche una crisi all’interno del Partito Democratico.
Il resto è storia recente, con la crepa che si andata a creare con i bersaniani culminata poi con la scissione, fino ad arrivare alle primarie della scorsa primavera dove Matteo Renzi ha avuto nettamente la meglio su Andrea Orlando e Michele Emiliano.
Al timone quindi c’è sempre Renzi, ma rispetto al 2013 molte cose sono cambiate. Anche se in teoria gli oppositori interni hanno fatto armi e bagagli fondando il Movimento Democratici e Progressisti, nel PD ora c’è in generale molta meno fiducia verso il proprio segretario.
Con il resto della sinistra in aperta rottura, anche al centro qualcosa si è inclinato. Con il naufragio del patto del Nazareno, anche Silvio Berlusconi ora è molto più cauto nel cercare di stringere accordi con Renzi.
Angelino Alfano al momento è fedele in quanto quasi disperato, visto che alla nascita di Alternativa Popolare aveva sottolineato più volte come il suo nuovo partito sarebbe stato alternativo sia al PD che a Forza Italia.
In più tra i centristi c’è una figura rampante come il ministro Carlo Calenda che da tempo non nasconde il feeling con la parte governativa dei dem, ovvero quella pattuglia di ministri che temono di essere ridimensionati da un ritorno al potere di Renzi.
Tutti quindi giurano fedeltà ma, sotto traccia, già sarebbero cominciate le grandi manovre per cercare di accreditarsi il più possibile, in caso di pareggio elettorale, come possibile nuovo premier a capo di un governo dalle larghe intese.
I pretendenti
Visto che in primavera difficilmente uscirà dalle urne un vincitore, la prossima legislatura con ogni probabilità sarà segnata da un governo dalle larghe intese. In quest’ottica quello di Paolo Gentiloni è il nome più gettonato.
L’attuale premier è apprezzato in Europa e anche Silvio Berlusconi non ha un parere negativo nei suoi confronti. Quello che si andrebbe a prefigurare quindi sarebbe un esecutivo sulla stessa lunghezza d’onda dell’attuale.
Una figura rampante però è quella di Marco Minniti, ministro apprezzato per i suoi trascorsi da una parte della sinistra e che con il suo pugno di ferro sulla vicenda dei migranti non dispiace anche alla destra.
Sfogliando poi la margherita ci sono anche diversi altri ministri in rampa di lancio. Detto già di Carlo Calenda sponsorizzato anche dal mondo industriale, pure i suoi colleghi Graziano Del Rio e Dario Franceschini possono nutrire sogni di gloria.
E Matteo Renzi? Come si suol dire, sembrerebbe che in tutto questo discorso si stiano facendo i conti senza l’oste. Avendo ottenuto un plebiscito alle primarie, il candidato premier del PD alle elezioni sarà lui.
Se i dem dovessero poi uscire dalle urne come prima forza del paese, anche senza una maggioranza il Presidente Mattarella dovrebbe dare a lui per primo il mandato esplorativo per formare un nuovo governo.
A quel punto bisognerebbe vedere se Renzi possa riuscire a trovare la fiducia anche degli altri partiti. In caso di un nulla di fatto, Mattarella passerebbe la palla ad altri ed ecco che un profilo abbastanza neutro come quello di Gentiloni potrebbe invece riuscire a compattare una maggioranza trasversale.
Più che una disputa elettorale quindi le prossime elezioni sembrano sempre più una partita a Risiko o la trama del Trono di Spade. Senza considerare gli agguerriti 5 Stelle e la crescente Lega Nord, i pretendenti a Palazzo Chigi sembrerebbero essere veramente molti. La sensazione maggiore è che, una volta chiuse le urne, serviranno lunghe settimane prima di arrivare a definire quella che sarà la prossima maggioranza.