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G20 in Russia: focus sulle banche centrali. Guerra di valute, una possibilità concreta?
lunedì 11 febbraio 2013, di
Questa settimana avrà inizio il consueto meeting del G20, il Gruppo dei 20 che insieme rappresentano il 90% della ricchezza mondiale e circa i due terzi della popolazione. Priorità assoluta dei discorsi quest’anno saranno le banche centrali e la relativa attività di manipolazione sui tassi di interesse che, proprio in questi periodi, fermenta un acceso dibattito sulla possibilità della cosiddetta "guerra di valute".
G20 di Mosca: l’agenda
L’agenda degli appuntamenti di questo G20 che si terrà in Russia, riguarderà in maniera particolare anche altri argomenti di un certo rilievo internazionale, come i piani di investimento sul mercato del lavoro, ma anche il progressivo miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari e la riduzione del debito in molti paesi, entusiasticamente appoggiata dal Fondo Monetario Internazionale.
Se nel 2009 il focus del G20 fu quello di creare un punto di arresto del progressivo disgregamento dei mercati finanziari, quest’anno la guerra di valute occuperà certo un posto di rilievo, soprattutto quando ad essere sotto i riflettori saranno Giappone, Eurozona, Regno Unito e Stati Uniti.
Bank of Japan: l’indiziato numero uno
Il Giappone riveste un ruolo di particolare importanza nel dibattito della guerra di valute e sarà al centro di due importanti appuntamenti questa settimana; nulla sarà più importante della prima lettura relativa al prodotto interno lordo per il quarto trimestre del 2012 per il quale gli analisti prevedono un significativo miglioramento dalla violenta contrazione dello 0.9% nel terzo trimestre del 2012, si prevede che negli ultimi tre mesi dell’anno il Giappone abbia vissuto una crescita dello 0.1%.
Ultimamente, sembrerebbe che la lotta alla deflazione stia diventando la priorità assoluta della Bank of Japan e il deflatore annualizzato che nel terzo trimestre ha rivelato una contrazione dello 0.8% dovrebbe riportare una contrazione dello 0.6%.
Nel frattempo, al secondo appuntamento previsto questo giovedì, la Bank of Japan non dovrebbe apportare modifiche alla propria condotta per sostenere (o meglio indebolire) lo Yen, visto che con gli ultimi interventi si è giunti ad un totale di 10mila miliardi di Yen per l’acquisto di asset; inoltre la banca centrale giapponese ha ampliato il target per l’inflazione spostandolo dal 1% al 2%, mentre il target per gli interessi overnight rimane,, e dovrebbe rimanere, compreso tra lo zero e lo 0.1%.
BCE: situazione da monitorare
La scorsa settimana, il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, sembra aver posto in tavola la questione di una guerra di valute quando, riferendosi al tasso di cambio dell’Euro, ha mostrato una certa preoccupazione che si traduce nell’impegno della Banca Centrale a "tenere sotto controllo" la situazione per verificare se l’apprezzamento della moneta unica possa diventare pericoloso per la stabilità dei prezzi. Come più volte sottolineato anche dallo stesso Draghi, la forza dell’Euro non risiede in formidabili performance dei dati fondamentali e si suppone che i dati sul PIL in pubblicazione questa settimana possano confermare tale visione.
Secondo gli analisti ING, l’economia potrebbe subire una nuova contrazione dello 0.4%, segnando la terza contrazione consecutiva e tracciando una contrazione annua dello 0.7%.
Stati Uniti: segnali confusi
Per questo venerdì, il rapporto sull’attività manifatturiera dell’Empire State di New York dovrebbe riportare un leggero miglioramento rispetto al -7.8 registrato lo scorso mese, con una lettura al -3 per questo mese. Lo stesso giorno, la University of Michigan rilascerà l’indice sulla fiducia dei consumatori per i quali è previsto un aumento al 74.5 rispetto al 73.8 di gennaio.
L’aumento della fiducia dei consumatori non sarà tuttavia supportato da numeri in crescita relativi alle spese al dettaglio che dopo il positivo aumento di dicembre allo 0.5%, spinto dalle spese natalizie. Per questa lettura le vendite al dettaglio dovrebbero riportare un pallido aumento dello 0.1% confermando quell’immagine confusa che caratterizza l’attualità economica degli Stati Uniti.
Bank of England: la questione dell’inflazione
Il prossimo mercoledì la Bank of England pubblicherà il rapporto trimestrale sull’inflazione e, sebbene si attendano poche novità tra inflazione e crescita, i numeri relativi all’indice dei prezzi al consumo in pubblicazione il prossimo giovedì potrebbero mostrare come il tasso di inflazione annuale rimanga al 2.7%.
– Insomma, sembra proprio che per questo G20 i vertici dell’economia mondiale discuteranno la particolare situazione che caratterizza i mercati finanziari in questo momento. Probabilmente, alla fine degli incontri, riusciremo a capire con maggiore chiarezza se la "guerra di valute" sia una realtà concreta o, piuttosto, frutto di eccessiva speculazione.