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Forex, dollaro in calo con Trump. È il peggior gennaio degli ultimi 30 anni

mercoledì 1 febbraio 2017, di Flavia Provenzani

Dollaro USA ancora sotto pressione, lotta per recuperare nella sessione di mercoledì le perdite causate da Donald Trump, il nuovo presidente degli Stati Uniti.

Pesano ancora sul dollaro le accuse che il team di Trump ha rivolto alla Germania, oltre che al Giappone e alla Cina, sulle svalutazioni manipolate delle loro valute per ottenere un vantaggio commerciale.

Nuovo rischio, nuova incertezza, che non piace ai mercati: oltre alla discesa del dollaro USA, le accuse di manipolazioni valutarie rivolte da Trump al resto del mondo hanno tenuto sottotono anche Wall Street.

È successo: ora anche la valutazione del dollaro USA è soggetto ad un forte rischio politico, fattore da includere necessariamente all’interno delle proprie analisi d’investimento.

Il dollaro al momento sta riuscendo a recuperare parte delle sue perdite: il cambio dollaro-yen è tornato in area 113.00 yen da un minimo di 112.08, anche se la quotazione rimane ben al di sotto dei massimi di lunedì a 115.01.

Il cambio euro-dollaro oscilla ora a $1,0793, dopo aver toccato un massimo a $1,0812 in gran recupero dai minimi di lunedì a $1,0617. L’indice del dollaro inizia a recuperare da quota 99,703, dopo aver chiuso gennaio con una perdita del 2,6 per cento.

Dollaro USA: il peggior gennaio degli ultimi 30 anni

Il dollaro USA ha chiuso il peggior gennaio degli ultimi trent’anni dopo che il presidente Donald Trump si è lamentato del fatto che ogni "altro paese vive di svalutazione".

Solo poche ore prima, il suo consigliere al Commercio ha accusato la Germania di stare sfruttando un euro "grossolanamente sottovalutato" per avere un vantaggio sui suoi partner commerciali.

Perché il dollaro ora scende con Trump?

In questo contesto il dollaro soffre per paura che Washington si concentri sempre di più sul valore del biglietto verde.
In merito, il programma di riforme applicato dal presidente Donald Trump potrebbe essere fortemente incentrato sulla competitività del dollaro statunitense.

Dollaro sotto pressione: è tutta una questione di politica

I trader sul Forex sono da tempo abituati ad analizzare il rischio politico - ma non quando si tratta di dollaro statunitense.

Il biglietto verde ha ricevuto una forte scossa questa settimana spinta dalle preoccupazioni politiche, stimolando il dibattito sulle implicazioni a lungo termine delle politiche dell’amministrazione Trump e il loro impatto sulla domanda di asset denominati in dollari. Si tratta di una dinamica relativamente poco familiare per chi è abituato a guardare i differenziali di rendimento dei titoli di Stato durante la valutazione delle prospettive per il dollaro.

Nonostante l’indice del dollaro sia ancora più alto dei livelli precedenti all’8 novembre, è l’esempio lampante del calo di forza del rally inaugurato alla vittoria di Trump alle elezioni USA 2016.

L’indice S&P 500 rimane vicino a livelli record raggiunti grazie una nuova ondata di ottimismo per il programma economico di Trump, e i Treasuries rimangono poco variati rispetto allo stesso periodo.

La domanda più grande nella testa dei trader ora è in quale misura il rischio politico guiderà le prospettive del dollaro, dato l’aumento recente del premio al rischio e l’effetto delle politiche protezionistiche sull’interesse degli investitori al finanziamento del deficit degli Stati Uniti.

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