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Forex: 3 valute da acquistare e 3 da vendere con la crisi cinese

giovedì 3 settembre 2015, di Nicola D’Antuono

La crisi economico-finanziaria della Cina, che rischia di crescere al ritmo più basso degli ultimi 25 anni, sta provocando un brusco incremento della volatilità su tutti i mercati mondiali, compreso quello delle valute. Qui gli investitori stanno diventando molto selettivi sulle monete da preferire in questa fase di turbolenza. Tra bolla cinese, guerra valutaria, rebus tassi Usa e caduta dei prezzi delle commodity, ecco una shortlist di tre monete da acquistare e tre da vendere.

Valute da preferire

 Lo yen giapponese è storicamente la valuta meglio posizionata per sfruttare il panic selling sui mercati, complice il suo status di asset rifugio. A ciò bisogna aggiungere il deleveraging delle posizioni di medio termine e le ricoperture degli short di day-trader e scalper. Nelle giornate caratterizzate da un tasso di avversione al rischio molto elevato, lo yen tende a realizzare performance strabilianti con clamorosi picchi intraday.

 Il franco svizzero è un’altra valuta rifugio, che in genere approfitta molto di queste condizioni di panico generalizzato. Da quando la banca centrale di Berna ha eliminato il cambio fisso con l’euro, la valuta rossocrociata è una sorta di “cane senza guinzaglio” pronta a stupire tutti con performance esaltanti nei confronti delle principali monete mondiali.

 Il dollaro americano continua ad attendere la decisione di fine mese della FED, che potrebbe alzare i tassi di interesse di un quarto di punto per la prima volta dal 2006. Il biglietto verde dovrebbe essere la valuta meglio impostata per solidità dei fondamentali macroeconomici. Tuttavia, se la FED dovesse far capire di voler rimandare ancora l’aumento dei tassi al primo trimestre del 2016, il dollaro rischierebbe un pericoloso dietrofront.

Valute da evitare

 Il real brasiliano è una delle valute emergenti peggio posizionate in questa fase di crisi, essendo la sua economia molto dipendente da quella cinese e dalle commodity. E’ già sui minimi da fine 2002 contro il dollaro, ma potrebbe approfondire il sell-off di medio-lungo periodo nonostante una perdita intorno al 130% negli ultimi 4 anni.

 Il dollaro australiano è in costante calo ormai da un paio d’anni e nel medio-lungo periodo sembra proiettato verso quota 0,60. La perdita del livello di 0,70 ha spinto l’Aussie sui minimi dalla primavera del 2009. La crisi cinese ha un impatto enorme sulla valuta oceanica, visto che Sidney esporta verso Pechino gran parte delle sue materie prime (in particolare minerale di ferro e carbone).

 Il dollaro neozelandese si trova più o meno nella stessa condizione tecnico-fondamentale del dollaro australiano, visto che Wellington esporta tantissimo in Cina (per lo più materie prime agricole). La valuta ha perso molto negli ultimi mesi, complice il cambio di rotta nella politica monetaria della RBNZ. Quest’ultima potrebbe tagliare ancora i tassi, favorendo il deprezzamento della moneta domestica sia contro il dollaro che contro le altre valute più importanti (yen, euro e sterlina su tutte).

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