Home > Altro > Archivio > Ecco perché la BCE vuole un euro sempre più debole

Ecco perché la BCE vuole un euro sempre più debole

martedì 23 settembre 2014, di Nicola D’Antuono

L’economia dell’eurozona continua a evidenziare grandi difficoltà di ripresa, complice lo stato di salute precario di alcuni big del Vecchio Continente, come Francia e Italia. La BCE sta provando a correre ai ripari, cercando di rilanciare il motore dell’export (che copre il 50% del pil dell’area euro) e soprattutto di rialzare l’asticella del tasso di inflazione, che al momento è ancora troppo schiacciato verso lo zero.

Lo scenario potenzialmente deflazionistico ha imposto all’Eurotower l’implementazione di misure monetarie shock, in particolare il taglio dei tassi di interesse centrali allo 0,05%, la sforbiciata sul tasso sui depositi overnight su valori negativi (-0,2%) e l’annuncio di operazioni sulla liquidità (aste T-Ltro mirate al credito verso famiglie e imprese, acquisti di Abs e covered bond).

La conseguenza di queste misure ultra-accomodanti di politica monetaria è stata la caduta dell’euro sui mercati valutari, in particolare nei confronti del dollaro americano. Il tasso di cambio EURUSD è passato da area 1,40 di inizio maggio scorso ai quasi 1,28 attuali. Il mercato si aspettava addirittura un programma di quantitative easing in stile FED o BoJ, ma per ora sembra gradire le strategie di Mario Draghi.

Maximilian Anderl, senior portfolio manager di Ubs Global Asset Management, è convinto che “le recenti azioni della BCE abbiano come obiettivo un euro più debole, che aiuterà la competitività degli esportatori europei e la crescita dei loro utili”. L’esperto, intervistato da Plus24 de Il Sole-24 Ore, ricorda che “l’effetto che si è già prodotto è stato il forte indebolimento dell’euro e il calo dei rendimenti obbligazionari”, senza dimenticare il buon andamento dei mercati azionari.

Lo specialista della banca d’affari elvetica si aspetta benefici anche per il settore bancario grazie alle aste T-Ltro (nonostante la prima operazione sia stata piuttosto deludente), che dovrebbero far crescere i prestiti verso famiglie e imprese ridando impulso all’economia. Anderl ricorda che “lo stimolo monetario aiuta le economie, almeno all’inizio; una politica espansiva ha però come conseguenza l’aumento dei prezzi degli asset”. L’esperto mette in guardia da un rischio-bolla sugli asset euopei, ma sottolinea l’effetto benefico sui costi di rifinanziamento.

L’esperto di Ubs si aspetta che il valore dell’euro possa diminuire ancora nei prossimi mesi. Tecnicamente il cambio euro/dollaro appare destinato a scendere fino a 1,20 nel medio-lungo periodo. Ad ogni modo il forte deprezzamento della moneta unica non viene visto come un fattore negativo per l’eurozona. Infatti Anderl ricorda che “un euro più debole rende beni e servizi offerti nell’eurozona più appetibili su base relativa e stimola una maggiore domanda”. L’esperto ritiene che la debolezza dell’euro possa rilanciare l’export, vero motore dell’economia della regione considerando che la maggior parte delle aziende europee esporta i propri prodotti al di fuori del continente.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.