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BCE, Draghi tuona: stimolo resta, attenzione al debito. E l’euro va giù
martedì 30 maggio 2017, di
Nel suo ultimo intervento in BCE, Mario Draghi non ha particolarmente stupito i mercati, ma nonostante questo le sue parole hanno avuto immediate ripercussioni sull’euro che si è deprezzato visibilmente contro il dollaro americano.
Il discorso di Mario Draghi in BCE ha toccato diversi argomenti, tra cui anche quello relativo alla possibilità di mettere mano ai trattati internazionali. A determinare le fluttuazioni più ampie dell’euro, però, sono state le sue affermazioni sulla politica monetaria del blocco e sul proseguimento del QE.
Nonostante il presidente della Banca Centrale Europea non abbia mancato di sottolineare una crescita economica sempre più robusta e rischi al ribasso sempre più limitati, Draghi non si è detto pronto ad abbandonare il programma di stimolo monetario che fino ad oggi ha caratterizzato la politica del blocco della moneta unica.
Nel suo intervento in BCE, Draghi non ha mancato di lanciare un monito nei confronti dei Paesi che vantano loro malgrado un alto livello di debito pubblico. Il loro compito, secondo il presidente BCE, sarà esclusivamente quello di pensare alla crescita.
Per Draghi lo stimolo QE resta. Motivi della scelta
Come già accennato, uno dei tratti salienti del discorso di Mario Draghi in BCE ha riguardato lo stimolo monetario dell’Eurozona che a quanto sembra non abbandonerà il campo molto presto. Quali i motivi di questa decisione e delle affermazioni di Draghi?
Innanzitutto il presidente della BCE ha sottolineato una robusta ripresa economica guidata dai consumi e dagli investimenti che dunque pare limitare in modo evidente i rischi al ribasso. In discesa anche i rischi di deflazione emersi alla fine dello scorso anno. Nonostante tutto questo, però, la politica monetaria non cambierà.
A determinare la cautela del presidente BCE è stato ancora una volta il solito mix esplosivo di diversi fattori tra cui ricordiamo l’inflazione, il cui obiettivo del 2% è ancora da perseguire. Draghi ha fatto notare come le pressioni sui prezzi al consumo siano ancora insufficienti per poter pensare di ridurre il QE.
Ancora nel contesto inflazione Mario Draghi ha segnalato una crescita dei salari piuttosto lenta e dunque pressioni sugli stipendi ancora troppo basse. Per far salire l’inflazione bisognerà proseguire con l’attuale stimolo monetario, anche se molti analisti hanno previsto una riduzione del QE già a settembre. Insomma, a una settimana dalla riunione BCE, Draghi ha messo le mani avanti: nessun intervento di politica monetaria sarà probabilmente osservabile nel meeting dell’8 giugno.
BCE, Draghi: QE resta. Le conseguenze sull’euro
Quali conseguenze hanno avuto le parole di Mario Draghi in BCE sull’euro? L’esclusione, almeno per ora, di modifiche al programma di stimolo monetario da parte della Banca Centrale Europea ha portato la moneta unica ad indebolirsi contro il dollaro americano.
Nel momento in cui si scrive (ore 08:15), il cambio EUR/USD sta viaggiando con un ribasso di 0,30 punti percentuali e sta scambiando su quota 1,111. La cautela con cui Draghi si è riferito al target di inflazione e dunque al QE e alla politica monetaria in generale, non ha soddisfatto l’euro che ha iniziato a perdere terreno contro il biglietto verde.
(Euro-dollaro dopo le parole di Mario Draghi in BCE)
Vale la pena di notare come sull’andamento ribassista della moneta unica stiano influendo anche le preoccupazioni legate alla Grecia e alla crisi del debito sovrano. Gli occhi saranno oggi tutti per i dati sull’inflazione tedesca, ma intanto dopo le parole di Draghi una cosa è certa. Lo stimolo monetario della BCE non andrà da nessuna parte, ancora per molto tempo.
