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Dipendenti Ikea in agitazione: sabato il primo sciopero nazionale
martedì 7 luglio 2015, di
La crisi economica di questi anni non risparmia neanche giganti del calibro di Ikea. La multinazionale svedese, leader nella produzione e distribuzione dell’arredamento low cost, il prossimo sabato 11 luglio 2015 subirà il primo sciopero nazionale della sua avventura italiana. Per la cronaca occorre ricordare come già nel mese scorso ci furono alcuni scioperi locali causati dal fallimento della trattativa sulla disdetta del contratto territoriale.
Ecco i tre motivi dello sciopero all’Ikea di sabato 11 luglio 2015
Il primo sciopero nazionale dei 6 mila dipendenti Ikea è dovuto a tre motivi fondamentali:
- la proposta di nuovo trattamento retributivo del lavoro domenicale e festivo;
- la modifica dei criteri di attribuzione dei premi aziendali;
- la possibile introduzione dei premi di partecipazione (Ikea Bonus Program).
La proposta di Ikea per la retribuzione del lavoro domenicale e festivo
La prima causa scatenante dello sciopero di sabato è la proposta della multinazionale svedese di modificare il trattamento retributivo del lavoro domenicale e festivo.
A questo proposito Ikea Italia afferma che:
“le proposte muovono dalla necessità di rendere più equi i trattamenti per il lavoro domenicale e festivo che oggi presentano differenze sia da negozio a negozio che all’interno dello stesso punto vendita (tra vecchi e nuovi assunti). Occorre affermare un sistema che riconosca una percentuale di maggiorazione crescente legata al numero di presenze”
L’attribuzione dei premi aziendali
Un’altra causa importante in ordine alla decisione dei sindacati di indire lo sciopero di sabato è la proposta di Ikea di modificare l’attuale sistema di attribuzione dei premi aziendali. Nelle strategie aziendali del futuro si prevede, infatti, che il premio aziendale passi da fisso a variabile.
La definizione dei premi di partecipazione
Infine, a determinare la scelta dei sindacati ha contribuito anche la proposta di introdurre i premi di partecipazione. Si tratta di applicare, anche in Italia, l’Ikea Bonus Program: un sistema di gratifica per i dipendenti legato alle vendite realizzate, alla produttività ed al risultato operativo. In realtà questo è il punto su cui i sindacati sono più morbidi, chiedendo però maggiore partecipazione nel monitoraggio dei risultati aziendali ottenuti.
I numeri della crisi di Ikea
La divisione italiana di Ikea è in crisi da più di tre anni. In questo periodo la perdita complessiva da conto economico è stata pari a circa 53 milioni di euro. Nell’anno fiscale 2014, in particolare, Ikea Italia ha visto una crescita contenuta dei ricavi: +31,6 milioni di euro per un fatturato complessivo pari a 1,589 miliardi. Il reddito operativo, che misura la salute del core business aziendale, continua a preoccupare registrando un -46 milioni. Nell’ultimo bilancio chiuso la perdita è stata pari a 14,5 milioni. A questo proposito però occorre evidenziare che gli ammortamenti sui fabbricati ad uso commerciale (tutti i negozi Ikea sono di proprietà) hanno pesato per ben 127,6 milioni. Quest’ultimo dato è molto importante perché significa:
- che il cash-flow aziendale è molto positivo, in quanto gli ammortamenti sono costi non monetari;
- che la capacità di investimento del colosso svedese rimane significativa, ancorché ridotta dalla crisi.