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Di Maio a sorpresa: “rinuncio a fare il premier. L’ho già comunicato a Salvini”. Via al Governo Lega-M5S
domenica 6 maggio 2018, di
Sorpresa politica a poche ore dal terzo giro di consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Oggi pomeriggio, nel corso della trasmissione “In Mezz’Ora in Più” di Lucia Annunziata su RAI3, il leader del Movimento Cinque Stelle dichiara - per la prima volta pubblicamente - di rinunciare a fare il premier in un futuro Governo Movimento Cinque Stelle-Lega. Secondo Luigi Di Maio, la questione del premier non esiste più e Salvini già lo sa da alcuni giorni.
La richiesta è sempre la stessa delle ultime settimane, ovvero fare un Governo di scopo basato sui temi, con particolare riferimento alla lotta alla povertà (reddito di cittadinanza), abbassamento delle imposte e delle tasse (con la questione della flat tax), riforma della Legge Fornero e della scuola.
Il premier potrebbe essere scelto - secondo il leader M5S - sia tra un esponente dei due partiti politici che hanno vinto le elezioni, sia al di fuori, purché figura di garanzia per tutti.
Il video con l’intervista integrale di Luigi Di Maio sul futuro Governo e sull’esito delle consultazioni di domani sarà disponibile a breve su Rai Play.
Il forno non era chiuso: Di Maio riapre a Salvini e rinuncia a fare il premier
Le dichiarazioni rese pochi minuti fa da Luigi Di Maio alla trasmissione In Mezz’Ora di Lucia Annunziata su RAI3 apre scenari politici assolutamente inediti.
Ricordiamo, infatti, che domani mattina il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrà avviare il terzo giro della consultazioni, presumibilmente orientate alla scelta di una figura tecnica che possa raccogliere attorno a se il voto favorevole dei principali partiti che si sono presentati alle scorse elezioni politiche del 4 marzo.
Luigi Di Maio, invece, dichiara di rinunciare alla sua candidatura a Presidente del Consiglio dei Ministri purché il futuro premier “sia una persona che garantisca il raggiungimento degli obiettivi reali del Paese. Una persona che consenta a Movimento Cinque Stelle e Lega di Matteo Salvini di fare un Governo che sia davvero rappresentativo di più di metà degli elettori italiani.”
Luigi Di Maio rinuncia a fare il premier sempre a condizione che Silvio Berlusconi e Forza Italia stiano fuori dal Governo
La sorpresa di oggi è Luigi Di Maio che rinuncia per se e per i suoi colleghi del M5S alla carica di Presidente del Consiglio e premier del nuovo esecutivo.
Quello che rimane invariato, tuttavia, è il no a Forza Italia e Silvio Berlusconi, che in ogni caso - nelle dichiarazioni del leader del Movimento Cinque Stelle - devono stare fuori dal prossimo Governo.
Alla domanda della giornalista Lucia Annunziata circa le modalità attraverso le quali ciò possa avvenire, Luigi Di Maio non ha risposto, tergiversando su altri temi. In altre parola, perché mai Salvini dovrebbe abbandonare in extremis il centrodestra e Silvio Berlusconi? Verosimilmente si tratta di un tentativo estremo che ha un duplice obiettivo:
- scongiurare l’ipotesi di elezioni anticipate;
- scongiurare l’ipotesi di un Governo tecnico o del Presidente.
Luigi Di Maio rinuncia a fare il Presidente del Consiglio ma dice no al Governo tecnico o del Presidente. A rischio la tenuta democratica del Paese
Luigi Di Maio, dopo aver dichiarato di rinunciare alla carica di premier, ha anche affermato che il Movimento Cinque Stelle voterà in ogni caso no ad ogni ipotesi di Governo tecnico o del Presidente.
Secondo Luigi Di Maio, anche la Lega di Matteo Salvini non voterebbe la fiducia ad un Governo di questo tipo.
Ciò significa che, salvo che il tentativo disperato di Di Maio vada in porto, ove domani Matteo Salvini non rispondesse affermativamente, l’unica ipotesi percorribile diventerebbe quella di nuove elezioni già in autunno.
Bordata finale sul rischio per la tenuta democratica del Paese ove Sergio Mattarella e le istituzioni in generale non consentissero al M5S di andare al Governo, tradendo così - sempre secondo quanto dichiarato da Di Maio - il mandato conferito da 11 milioni di elettori italiani.