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Crisi: meglio la fine dell’Euro o delle banche? (Issing, CNBC)

venerdì 10 agosto 2012, di Federica Agostini

Per superare la crisi sarebbe meglio la fine dell’Euro o la fine delle banche "più cattive"? Omtar Issing, l’Architetto dell’Euro , parla senza mezzi termini alla CNBC lanciandosi in affermazioni che lasciano spazio a numerose interpretazioni e dubbi.

Secondo Issing, l’avventura della moneta unica è cominciata con troppi membri a bordo e, arrivati a questo punto, sarebbe meglio che i paesi "problematici" siano accompagnati alla porta.

In che modo i paesi problematici possono essere tagliati fuori dall’Euro? L’Eurozona è pronta a voltare le spalle ai "più deboli"?

Omtar Issing, breve curriculum vitae

Omtar Issing è un economista tedesco, presidente del Centro di Studi Finanziari presso la Goethe University di Francoforte. Il suo, è un curriculum d’eccellenza: è stato membro del consiglio della Bundesbank e dell’esecutivo della Banca Centrale Europea. Attualmente consulente presso Goldman Sachs, Issing ha sviluppato la strategia politica monetaria della Banca Centrale Europea.

(Issing, 2006: The ECB’s monetary policy strategy: Why did we choose a two pillar approach?)

Il latte versato

Alla CNBC, Issing ha detto:" Avremmo dovuto cominciare con un numero inferiore (di paesi), non c’è dubbio, e con regole più rigide. Ma è inutile piangere sul latte versato; al momento abbiamo questa composizione geopolitica e l’idea che l’Eurozona persegua una politica secondo la quale nessuno potrà lasciare la moneta unica, sembra suonare come una minaccia".

Scenari sulla fine dell’Euro

"La fine dell’Euro sarebbe un disastro, questo è ovvio, non c’è dubbio. Ma l’alternativa, per come stanno le cose, è quella di un’unione monetaria all’interno della quale la reputazione della Banca Centrale sarebbe danneggiata, se non distrutta.

L’euro cadrebbe a picco e i governi accumulerebbero un debito senza limiti. Ritengo che questo scenario -horror- possa essere quello al momento del disastro, in cui l’euro cessa di esistere".

Salvare l’Euro o la Banca Centrale Europea?

Secondo Issing, l’Euro potrebbe essere salvato, ma non necesariamente a tutti i costi. Soprattutto se in gioco c’è la stabilità finanziaria della BCE.

Come molti sanno, la BCE ha contribuito a ridurre la follia dei mercati riguardo ai tassi di interesse, mediante iniezioni di liquidità e operazioni di rifinanziamento a lungo termine.

L’idea che la Banca Centrale Europea possa continuare a rappresentare il prestatore di ultima istanza, per continuare salvare i paesi più problematici, piace poco a Issing e ad altri suoi connazionali.

E’ vero anche, però, che come membro più prosperoso dell’Eurozona, la Germania ricopre un ruolo ormai isolato -soprattutto dopo aver osteggiato la proposta degli Eurobond.

Euro: più selezione all’ingresso

Secondo Issing, l’Euro continua ad essere una valuta sicura, anche dopo i recenti disordini e le speculazioni riguardo alla possibilità di default di alcuni stati membri.

"L’Euro non ha bisogno di essere salvato, ciò che bisogna recuperare è la stabilità dell’Eurozona. Ma la questione è: quanti paesi possono effettivamente partecipare? E’ questa la grande sfida che l’Europa sta affrontando".

Chi lascerà l’Euro?

Essendo il paese "più salvato", sul quale pesano le maggiori imposizioni di austerity, si parla spesso della possibilità che la Grecia sia il primo paese a dover lasciare l’Euro.

Secondo Issing, la serie di misure intraprese dai leader dell’Eurozona per fronteggiare la crisi, non saranno di vero aiuto alla situazione attuale.

"I politici danno sempre l’impressione di avere la medicina giusta al momento giusto: i soldi. E i mercati ne chiedono sempre di più. Questo sarebbe un gioco infinito e i politici sarebbero per sempre prigionieri di questo processo che invece dovrebbe essere invertito. I politici dovrebbero dire chiaramente cosa non accadrà, come la completa mutualizzazione del debito -che è qualcosa che non dove essere attuato".

Meglio la fine dell’Euro o delle banche?

Bisognerebbe permettere il fallimento delle banche più problematiche. Molti governi europei sono stati costretti a dover salvare alcuni istituti di credito, inasprendo le condizioni del debito sovrano.

Sostiene Issing: "La medicina deve risolvere i problemi all’origine, nell’industria bancaria, e deve ristrutturare il settore bancario, rimettendo in ordine la confusione che domina in questo momento".
In principio, continua "l’architetto", queste riforme saranno accompagnate dalla crisi, ma andando avanti nel tempo sarebbero esattamente gli strumenti per superarla, "l’Europa è ’iper-banchizzata’ e le banche più deboli devono sparire".

Traduzione e adattamento a cura di Federica Agostini - Fonte: CNBC news

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