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Crisi: Cipro ha danneggiato l’Eurozona in 6 modi. Ecco quali sono

martedì 26 marzo 2013, di Erika Di Dio

La ragione prevale, ma il danno è stato fatto.

Con l’accordo per il bailout di Cipro da €10 miliardi durato 11 ore, i responsabili politici della zona euro hanno evitato il peggio: una catastrofica implosione del sistema bancario dell’isola e una frettolosa uscita dalla zona euro.

L’accordo inverte alcuni errori iniziali. Esso coinvolge i depositanti delle banche in difficoltà e non indiscriminatamente tutto il settore. I depositi assicurati sotto i € 100.000 euro sono al sicuro. Ci saranno restrizioni sui ritiri di depositi e trasferimenti adeguati per ogni banca.

Ma il modo in cui sono stati gestiti i negoziati di salvataggio per 10 tormentati giorni ha fatto un grave danno alla zona euro e ha ulteriormente minato la credibilità della sua risposta alla crisi.

Ecco come.

I depositi non sono più al sicuro

Il consenso da parte dei ministri delle Finanze dell’Eurozona per la proposta cipriota di imporre un prelievo del 6,75% sui depositi assicurati inferiori ai € 100.000 euro è stato ampiamente riconosciuto come un grosso errore. I clienti delle banche in altre parti dell’Europa meridionale non possono correre verso le loro banche in preda al panico. Ma l’accordo di violare la garanzia di depositi dell’Unione europea ha minato la fiducia nell’unico elemento concreto dell’unione bancaria previsto già in atto.

Fuga di capitali

Il piano di salvataggio è più o meno basato su un originale piano da parte di Germania / Fondo monetario internazionale per il bail in di depositanti presso i due maggiori istituti di credito di Cipro, la Banca di Cipro e la Banca Laiki. Nicosia, con il sostegno della Commissione europea, ha resistito a questa proposta, sostenendo che ciò avrebbe distrutto l’isola quale centro finanziario internazionale. Tale risultato sembra ormai inevitabile, in quanto i grandi depositanti grandi si trovano ora ad affrontare perdite ancora più pesanti di quanto inizialmente previsto.

Debito insostenibile

L’FMI, la Germania e altri governi creditori dell’Eurozona hanno insistito fin dall’inizio sul fatto che il motivo per il bail in dei depositanti era quello di garantire che un piano di salvataggio internazionale dell’isola non l’avrebbe addossata con un carico di debito insostenibile. Ma il colpo ai grandi depositanti esteri e la natura caotica di questi negoziati di salvataggio devasteranno l’economia cipriota. Société Générale prevede un calo del 20% del PIL entro il 2017.

L’FMI ha voluto evitare il ripetersi dell’imbroglio greco - un programma non fattibile e un debito mongolfiera - ma è difficile che lo farà in questo caso.

Troika disgiunta

I difficile negoziati sulla questione di Cipro hanno preso il loro pedaggio sulla cosiddetta troika, incaricata dei termini di salvataggio. L’FMI è stato coerente, insistendo su un bail-in dei depositanti nelle due grandi e deboli banche cipriote. Ma ora ci sono preoccupazioni sul fatto che ciò possa essere una linea troppo dura per la politica districata della zona euro. La Commissione ha la responsabilità di sostenere un prelievo sui depositi assicurati e ha perso la fiducia del FMI. Con il suo avvertimento circa il taglio di liquidità di emergenza alle banche dell’isola, la BCE si è trovata nella scomoda posizione di puntare una pistola alla testa dei ciprioti.

Politiche velenose

La gestione dei negoziati da parte del presidente Nicos Anastasiades ha fatto infuriare i responsabili politici della zona euro. Essi erano evidentemente frustrati dalla sua determinazione a proteggere i grandi depositanti esteri dai maggiori contributi al piano di salvataggio.

Ma, in contrasto con il suo predecessore comunista, egli è un leader riformista relativamente pro-Europa, con un nuovo e solido mandato democratico.

Germania risoluta

La colpa per il fallimento di Cipro è stata originariamente riposta nella Germania - in modo non corretto. Non era Berlino che voleva penalizzare i piccoli depositanti, anche se ha spinto Nicosia a trovare un contributo di € 5,8 miliardi. Ma gli eventi degli ultimi 10 giorni hanno temprato la volontà della Germania a scaricare l’onere dei salvataggi dai contribuenti della zona euro (in particolare quelli tedeschi) agli investitori e ai creditori. Questa è una pausa di riflessione per coloro che ancora sperano che la Germania, un giorno, si assumerà una maggiore condivisione delle responsabilità della zona euro in cambio di un maggiore controllo dei bilanci nazionali.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times

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