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Cina: cosa può succedere in caso di crash dell’economia?
mercoledì 4 maggio 2016, di
I dubbi sullo stato di salute dell’economia cinese permangono tra investitori e operatori di Borsa. La scarsa performance delle vendite di Apple nel Paese asiatico e i dati poco confortanti sul PMI manifatturiero di pochi giorni fa lasciando più di qualche timore sul reale andamento dell’economia della Cina.
Nonostante le continue rassicurazioni delle autorità e del governo cinese sulla solidità dell’economia del Paese, gli operatori di Borsa continuano a rimanere scettici sulla veridicità dei dati macroeconomici pubblicati dall’isitituto di statistica cinese.
Le perplessità degli investitori sono più che legittime vista la discrepanza con quanto affermato dalle proiezioni delle autorità cinesi e dal contributo della Cina su diversi settori. Cosa accadrebbe se la Cina dovesse affrontare un “atterraggio duro”?
Cina: permangono forti dubbi sull’andamento dell’economia
Le preoccupazioni riguardo all’andamento dell’economia cinese non si placano tra gli operatori di Borsa e gli investitori. George Soros, magnate della finanza americana, continua a sostenere che la Cina prima o poi dovrà affrontare un duro atterraggio della sua economia.
Le opinioni sull’outlook cinese sono ancora discordanti: c’è chi crede che l’economia si risolleverà grazie alle buone proiezioni mostrate in alcuni settori e c’è invece chi sostiene che quanto visto in alcuni settori dell’economia cinese non è un messaggio rassicurante.
Cina: flussi di denaro come metro di valutazione dell’economia
Un modo per valutare questo conflitto di opinioni e di segnali dell’economia è quello di monitorare l’andamento dei flussi di denaro. La Cina ha conosciuto una “prodigiosa” crescita del credito nel mese di marzo dato il possente aumento di circa il triplo rispetto al mese precedente.
Tuttavia, questo dato è in completo disaccordo con il calo inatteso del PMI manifatturiero di aprile che è sceso a 50,1 rispetto al 50,2 registrato a marzo. Invece, è arrivato un segnale rincuorante dal settore edile visto che sono aumentati i prestiti alle famiglie per la spesa in beni immobiliari.
Cina: boom di richieste di prestiti nel mese di marzo, è in corso una bolla?
Le richieste di prestito nel mese di marzo sono state pari a 639 miliardi di Yuan ($99,6 mld) su un totale di 1,37 trilioni di Yuan in nuovi prestiti. I mututi per acquisti immobiliari sono stati pari in totale a 440 miliardi di Yuan, una crescita percentuale del 141% m/m.
Non solo: sono aumentate anche le emissioni obbligazionarie delle società che nel mese di marzo hanno rilasciato bond per un totale di 695 miliardi di Yuan, contro richieste per 87 miliardi di Yuan nel mese di febbraio.
I recenti sviluppi sul credito hanno fatto tornare i timori di una possibile bolla in corso dell’economia cinese. Barclays ha avvertito la scorsa settimana che il rally nei prezzi delle case e del numero di vendite delle stesse, sta probabilmente a significare un’inversione di tendenza nei prossimi mesi.
C’è un altro “problema”. Le autorià cinesi hanno riaperto i rubinetti del credito a inizio anno per combattere il rallentamento dell’economia. Questo ha portato al susseguente boom del mercato azionario che nella tarda estate scorsa era stato decisamente rivalutato dagli investitori con una fuoriuscita di capitali di 4 trilioni di Yuan.
Cina: Pechino sta commettendo gli stessi errori nel gestire l’economia?
La preoccupazione principale è che Pechino stia ripetendo gli stessi errori in differenti classi di asset, facendone aumentare i prezzi senza però stimolare l’attività economica. La differenza, questa volta, è che ogni correzione di prezzo potrebbe essere potenzialmente molto più dannosa rispetto ad un anno fa.
C’è qualche investitore che ha spezzato una lancia in favore delle autorità cinesi, reputando che il governo abbia riconosciuto l’importanza del sistema immobiliare cercando così di sostenerlo. Una giustificazione simile però era già uscita fuori durante il rally della scorsa estate degli indici cinesi.
Le bolle del mercato immobiliare hanno una lunga storia associata alle crisi finanziarie. In Cina le proprietà immobiliari contano per il 50% dei collaterali delle banche sui crediti mentre la vendita di terreni è la principale fonte di ricavo per i governi locali.
Inoltre, la spesa dei consumatori cinesi nel più dinamico settore dei servizi ha iniziato ad essere dipendente dalla ricchezza patrimoniale, rischiando così di rendere i consumi nel settore vulnerabili al rallentamento.
Gli investitori quindi devono valutare non solo eventuali segnali di reversione del sistema immobiliare ma anche l’impatto potenziale generato dalle politiche governative ed i flussi di investimento.
Cina: quali effetti da un eventuale crash dell’economia?
Esperienze passate in altri contesti economici suggeriscono che per far fronte al fallimento del sistema immobiliare, i governi hanno sempre dato la priorità al salvataggio delle banche e ad evitare scenari deflativi.
Questo scenario è la ragione per cui qualche analista si aspetta che Pechino opterà per una massiccia svalutazione dello Yuan o per un tasso di cambio liberamente fluttuante, dato che in Cina sono considerate politiche monetarie non convenzionali.
Più quanto visto in precedenza si rende probabile e più c’è da aspettarsi che i consumatori cinesi diversifichino i loro asset non denominati in Yuan. Ecco perché le quotazioni dell’oro sono salite di molto recentemente, per fare un esempio.
Il più grande impatto dalla fine del boom del credito in Cina è probabilmente lo scoppio di un’ondata deflazionistica dovuta alla fragile moneta e alla ristrutturazione delle banche.
L’impatto, ovviamente si estenderà ben oltre il mercato azionario cinese visto che la Cina non sarebbe più il marginale compratore non sensibile ai prezzi di materie prime, appartamenti e beni di lusso.
Fonte: Marketwatch.com