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Bankitalia VS Giovannini: decreto lavoro inutile? Ecco le criticità
martedì 16 luglio 2013, di
Sin dalla sua approvazione il decreto lavoro è stato subito oggetto di polemiche e dubbi da parte degli esperti circa l’efficacia degli incentivi ed il reale impatto sul mercato del lavoro.
Questa volta la tirata d’orecchie arriva da Bankitalia, tramite l’analisi dell’economista Andrea Brandolini, che critica Giovannini definendo il pacchetto occupazione poco incisivo. Il ministro non ci sta e replica difendendo le misure varate:
“Nel nostro decreto c’è una serie di interventi che da un lato flessibilizzano e dall’altro, invece, irrigidiscono alcune flessibilità non buone. Ma che soprattutto aumentano l’incentivazione delle assunzioni a tempo indeterminato”.
L’analisi Bankitalia
L’analisi di Andrea Brandolini parte dalla situazione congiunturale ed in particolare dal presupposto che il “caso italiano” nell’ultimo quinquennio 2008-2012 è stata più preoccupante rispetto a quello dei principali Paesi UE.
Stimando quelli che potrebbero essere i potenziali beneficiari dell’incentivo per l’assunzione di lavoratori giovani (migliaia di persone e valori percentuali)
Brandolini spiega che sulla questione incentivi graverebbero due problemi essenziali:
- l’entità contenuta e l’allocazione delle risorse finanziarie su più interventi ne limitano probabilmente l’efficacia nell’elevare i livelli occupazionali;
- gli incentivi di questo tipo presentano problemi noti di inefficienza.
A ciò si aggiunge una riflessione che va controcorrente rispetto ai dichiarati obiettivi del decreto lavoro: “Vi è il rischio di indebolire l’obiettivo di favorire il ricorso a rapporti a tempo indeterminato perseguito dalla riforma del 2012”. Non solo.
Bankitalia mette in luce altri due aspetti. In primis l’inefficacia di modificare i margini di flessibilità in risposta alla situazione congiunturale mediante modifiche degli istituti contrattuali. In secundis
“va rilevato come modifiche normative sostanziali ad appena un anno da un’ampia riforma del mercato del lavoro, pur concepite come un aggiustamento in itinere, confermino l’incertezza dei percorsi legislativi che da numerosi osservatori è vista come un fattore di debolezza non trascurabile del nostro paese”.
Questa è una criticità ricorrente, sottolineata anche da Silvia Ciucciovino, Professore associato di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi Roma Tre:
“Negli ultimi anni purtroppo siamo stati abituati a subire queste continue riforme del mercato del lavoro ad ogni cambio delle maggioranze politiche e di governo. Una prassi che dovremmo rapidamente abbandonare almeno per due ragioni: in primo luogo perché l’instabilità e l’incertezza delle norme è un elemento di ulteriore disfunzionalità del mercato del lavoro e di scoraggiamento degli investitori stranieri a operare nel mercato italiano; in secondo luogo perché la crescita dell’occupazione dipende, non certo dalle norme, quanto da una seria politica di investimento sulla crescita economica del Paese”.
Insomma ancora tante polemiche, tante parole, tanto fumo. E basta.