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BCE: è lotta contro i Mostri. Tassi di interesse: ecco perché non ci saranno tagli
mercoledì 6 marzo 2013, di
La Banca Centrale Europea, vicina all’incontro mensile del Consiglio Direttivo, affronta in questo periodo due "mostri": la (de)crescita e l’inflazione. Ma nonostante tutto, spiegano gli analisti, ci sono buone ragioni per supporre che la banca decida di lasciare invariati i tassi di interesse, senza apportare alcun tipo di taglio. Vediamo perché dal Financial Times.
BCE: la lotta contro i mostri
In questo periodo un anno fa, 1,9 milioni di persone (che equivalgono a circa la metà della forza lavoro in Finlandia) facevano già parte della schiera di disoccupati che raggiungevano soglie da record nell’Eurozona.
A gennaio del 2013, il tasso di disoccupazione nel blocco dei 17 ha raggiunto l’11.9% e il 26.2% in Spagna, pari a oltre 5 volte il tasso di disoccupazione in Germania. Se invece parliamo di disoccupazione giovanile, la situazione è anche peggiore. Un giovane spagnolo con meno di 25 anni e un lavoro è un’eccezione; in Italia il 39% dei ragazzi al di sotto dei 25 anni è senza occupazione.
L’economia dovrebbe crescere e invece si contrae, così chi è senza lavoro riduce le spese ed ecco che anche l’inflazione cala a picco. Nelle regioni più colpite dalla crisi, le banche sono poco propense all’erogazione del credito, in compenso le aziende hanno smesso di investire.
Presi tutti insieme, questi sembrano esattamente i sintomi che richiederebbero l’intervento della banca centrale, magari nella forma di un taglio ai tassi di interesse o di un programma di "stimolo" per l’economia.
Quando, giovedì mattina, i 23 funzionari della Banca Centrale Europea si riuniranno attorno al tavolo del Consiglio Direttivo per discutere la politica monetaria, dovranno anche prendere in considerazione le ultime proiezioni economiche dallo staff della BCE.
BCE: cosa potrebbe accadere?
Le ultime proiezioni dalla Banca Centrale Europea, rilasciate lo scorso dicembre, prevedevano che l’economia del blocco si sarebbe contratta dello 0.3% quest’anno e che l’inflazione sarebbe scesa prima al 1.6% per arrivare, nel 2014, al 1.4%. Oggi, qualsiasi altra revisione a queste proiezioni, che non sia un ribasso, sarebbe una vera e propria sorpresa.
Tuttavia, le aspettative tra gli "osservatori" della Banca Centrale Europea e il tono utilizzato negli ultimi commenti da parte dei dirigenti, fanno ben pensare che la BCE intenda mantenere i propri tassi di interesse allo 0.75%, invariati per il nono mese consecutivo.
Come la Fed? Decisamente, no.
A differenza della Federal Reserve americana, la BCE non ha alcun ruolo formale nella gestione della disoccupazione. Unico principio e scopo da salvaguardare, per la banca europea, è la stabilità dei prezzi ed il mantenimento dell’inflazione "vicina, ma al di sotto" del 2% nell’orizzonte temporale del non meglio specificato "medio termine".
Allora, a questo punto potremmo dire che il compito della BCE è fatto!? Non del tutto. Come spiega la Banca, nel cartoon educativo per i bambini delle scuole, lo scopo è quello di mantenere il mostro blu dell’inflazione e quello marrone della deflazione rinchiusi in un vasetto vetro nella sede centrale di Francoforte.
Con l’inflazione al 1.8% a febbraio, il mostro della deflazione è certamente "richiuso" nell’ampolla dedicata, ma il trend ribassista dell’inflazione che rischia di essere portato all’esasperazione dalla relativa forza dell’Euro, potrebbe essere un argomento di dibattito per futuri allentamenti.
Ecco perché non ci saranno tagli ai tassi
Tuttavia, Mario Draghi, Presidente della BCE, è altri membri del Consiglio hanno più volte ripetuto che l’approccio della banca è già "accomodante" (anche troppo, direbbero alcuni politici della Germania, dove la disoccupazione è scarsa, il settore immobiliare è positivo e si prevede un ritorno alla crescita per questo trimestre).
Ulteriore argomento contro la possibilità di un taglio è che una misura del genere non farebbe la differenza, laddove invece è più necessaria. La frammentazione finanziaria assale ancora l’economia del blocco e ha particolari effetti negativi in Spagna e Italia, rendendo l’accesso al credito molto più costoso che non in Germania, indipendentemente dal tasso di interesse applicato della BCE.
In un discorso tenutosi a Monaco la scorsa settimana, Draghi ha deciso spiegare chiaramente alcuni dei limiti della BCE. Ha detto il Presidente:
"Non siamo in grado di risanare i bilanci errati. Non possiamo ripulire le banche in difficoltà. E non possiamo risolvere i problemi profondamente radicati nella struttura delle economie europee."
Dopo aver offerto alle banche finanziamenti vantaggiosi e messo in atto un programma che impedisca il collasso dell’Euro (OMT), i funzionari della BCE vogliono assicurarsi che i leader politici facciano buon uso del periodo di relativa tranquillità sui mercati finanziari.
Contagio positivo, ma cosa vuole l’Eurozona?
Il "contagio positivo" che dai mercati finanziari passa all’economia reale, invocato a gennaio dallo stesso Draghi, deve ancora materializzarsi; non a caso, infatti, il Presidente dela BCE si è sempre mantenuto moderatamente ottimista nei suoi commenti, specificando ogni volta che i "downside risks" erano tutt’altro che svaniti.
Ciò che vuole la BCE è che i governi dell’Eurozona continuino a rinforzarsi dal punto di vista della disciplina in materia di bilancio, portando avanti le riforme strutturali nella speranza che tutto questo possa costituire il terreno di partenza per un ritorno alla crescita sostenibile.
Ma le elezioni in Italia nascondono un messaggio di fondo. Rispetto alla Banca Centrale Europea, i cittadini dell’Eurozona vogliono (e votano) qualcosa di diverso.
| Traduzione a cura di: Federica Agostini | Fonte: Financial Times |