Aumento delle tasse nel 2015: inevitabile secondo la Cgia di Mestre

Simone Casavecchia

08/12/2014

08/12/2014 - 08:12

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Arriva dall’Associazione degli Artigiani l’allarme sull’aumento delle tasse nei prossimi anni: preoccupa non solo l’esito del 2014 ma anche il mantenimento del carico fiscale attuale per i prossimi anni.

Aumento delle tasse nel 2015: inevitabile secondo la Cgia di Mestre

Il segretario generale della Cgia, Giuseppe Bortolussi, conferma l’aumento delle tasse nel 2014, già segnalato dalla Banca d’Italia e dall’Ufficio parlamentare di bilancio. Il dato va a inserirsi in un trend che dal 2013 sarà confermato non solo nei dati complessivi relativi al 2014 ma anche nelle previsioni per il 2015, 2016 e 2017.

Come era stato, infatti, già rilevato da un bollettino della Banca d’Italia, nel 2013 si è assistito ad un aumento della pressione fiscale, che ha raggiunto quota 43,3% del PIL italiano, un dato confermato anche nel 2014 quando le tasse toccheranno la soglia del 43,6% del PIL.

Si tratta di un aumento che verrà confermato anche nei prossimi anni, soprattutto per effetto dell’aumento dell’IVA che, almeno in via previsionale, dovrebbe contribuire a mantenere la pressione fiscale a soglia 43,6% del PIL, anche nel 2016 e nel 2017.
Come ha osservato il segretario generale della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, si tratta di un aumento progressivo delle

"aliquote Iva che avrà inizio a partire dal 2016. Tuttavia, questo aumento di tassazione potrebbe essere evitato se il Governo riuscirà a tagliare la spesa pubblica di quasi 29 miliardi di euro".

Un sforzo che appare del tutto improbabile dal momento che, secondo le stime della Cgia, il governo Renzi potrebbe arrivare vicino a questo obiettivo, solo a fine mandato: si prevede, infatti che la spesa pubblica sarà ridotta di 16,8 miliardi di euro nel 2016; importo che solo negli anni futuri dovrebbe salire a 26,2 miliardi di euro (2017) e, poi, a 28,9 miliardi di euro (2018).

Viste le notevoli resistenze a qualsiasi tentativo di spending rewiew, finora messe in campo da vaste aree della pubblica amministrazione è, però, molto improbabile che il governo riesca a raggiungere effettivamente quelli che sono, per ora, solo obiettivi programmatici. Se i tagli alla spesa quantificati sopra non dovessero avvenire l’altra leva su cui calcare la mano sarebbe quella delle aliquote IVA, lo strumento più semplice per applicare una tassazione uniforme da cui quasi nessuno può sfuggire.

In base alle previsioni, qualora il governo non riuscisse a tagliare la spesa pubblica, metterebbe in campo, dal 1 Gennaio 2016, un aumento di 2 punti percentuali sull’IVA, sia per l’aliquota che attualmente è al 10% sia per quella al 22%. Entrambe le aliquote potrebbero, poi, subire, dal 1 gennaio 2017, un ulteriore ritocco dell’1%, mentre dal primo gennaio 2018 salirà di un altro 0,5% solo l’aliquota più elevata. In questo scenario alla fine del 2018, le aliquote IVA viaggerebbero rispettivamente a quota 13% e a quota 25,5%.

A ciò va aggiunto anche l’aumento del costo dei carburanti. Già nei giorni scorsi vi abbiamo parlato di un probabile aumento all’inizio del 2015, mentre un ulteriore aumento potrebbe avvenire dal 1 Gennaio 2018, qualora il governo non riesca a raggiungere gli obiettivi di riduzione della spesa pubblica che si è posto e dovesse aver bisogno di assuicurare all’erario entrate nette per almeno 700 milioni di euro.

Come ha concluso Bortolussi

"Il nostro Esecutivo si è impegnato a rispettare i vincoli richiesti da Bruxelles attraverso il taglio della spesa pubblica. Diversamente, scatteranno automaticamente gli aumenti di imposta che garantiranno comunque i saldi di bilancio. In altre parole, se il Governo non riuscirà a tagliare gli sprechi e gli sperperi, a pagare il conto saranno ancora una volta gli italiani che subiranno l’aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti".

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