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Apple: ecco il primo studio sull’Intelligenza Artificiale
mercoledì 28 dicembre 2016, di
Apple, da sempre restia a rendere pubblici i propri documenti, lo scorso 22 dicembre ha pubblicato il primo rapporto incentrato sugli studi condotti nel campo dell’Intelligenza Artificiale.
La svolta di Apple ha confermato, una volta su tutte, la volontà dell’azienda di Cupertino di volersi aprire al campo delle innovazioni che riguardano la realtà artificiale e di essere così intenzionata a partecipare attivamente allo sviluppo scientifico, rilanciando la sfida ai suoi principali competitors, tra cui Microsoft e Google. Proprio quest’ultima lo scorso settembre è stata tra le promotrici della Partnership on Artificial Intelligence, sorta di “alleanza” strategica sullo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale che vede la partecipazione tra gli altri di Ibm, Microsoft, Facebook ed Amazon.
Per non sentirsi tagliata fuori, Apple avrebbe quindi deciso di pubblicare il primo rapporto sull’Intelligenza Artificiale. Di seguito vediamo cosa contiene.
Apple: cosa contiene il documento sullo studio dell’Intelligenza Artificiale
Il paper pubblicato da Apple, intitolato “Learning from Simulated and Unsupervised Images through Adversial Training”, è incentrato sulla descrizione delle tecniche sviluppate dai ricercatori Apple (guidati da Ashish Shrivastava) utili al riconoscimento delle immagini, mediante l’utilizzo di immagini generate da computer e non provenienti dal mondo reale, applicabili in vari campi, quali: la visione artificiale, il riconoscimento facciale, la realtà aumentata.
Il riconoscimento e l’apprendimento “automatico” (Machine Learning) secondo quanto dimostrato dagli studi Apple sarebbe più semplice da effettuare facendo riferimento ad immagini di sintesi, ovvero generate da computer sintetizzando elementi che le compongono. Questo, infatti, risulterebbe più semplice in quanto gli elementi che compongono l’immagine di sintesi sono già etichettati e quindi questo faciliterebbe l’attività di apprendimento automatico da parte del software. Al contrario, le immagini provenienti dalla realtà richiederebbero necessariamente che ci sia qualcuno a descriverle e ad etichettarle, specificando quali elementi compongono l’immagine.
Lo studio di Apple si sofferma quindi sui pro e contro che riguardano l’utilizzo di immagini reali e/o sintetiche per la realtà artificiale. Uno dei problemi che riguarda le immagini di sintesi è il fatto che spesso l’Intelligenza Artificiale prenda in considerazione solo dettagli facenti di parte di immagini “sintetiche”, che quindi il più delle volte non trovano corrispondenza nella realtà. Per ovviare a tale problema i ricercatori Apple hanno elaborato un algoritmo chiamato Simulated + Unsupervised , che garantirebbe il miglioramento di un’immagine di sintesi. Un’ulteriore soluzione potrebbe essere quella di riuscire a creare immagini ibride, mescolando immagini sintetiche, generate da computer, con altre provenienti dalla realtà.
Intelligenza Artificiale: gli sviluppi di Microsoft e Google
Se Apple ha deciso di aprirsi allo studio dell’Intelligenza Artificiale, e di rendere noti i suoi primi studi, è anche perché le sue rivali principali (Microsoft e Google) più volte hanno dato l’impressione di essere in vantaggio rispetto a lei.
Lo scorso 14 dicembre proprio Microsoft, durante un evento tenutosi a San Francisco, ha reso noti gli ultimi sviluppi fatti nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Tra le principali novità di Microsoft troviamo Zo, la chatrobot che analizzando i dati contenuti sui social e in rete è in grado di elaborare e sostenere conversazioni, rispondendo ai propri interlocutori sia a livello emotivo che intellettivo; Microsoft Translator, software capace di tradurre in simultanea discorsi tra gruppi di persone che si trovano a comunicare in lingue diverse; Cortana, assistente digitale che aiuta l’utente a organizzare le proprie attivatà e impegni attraverso la semplice interazione vocale (proprio come la app di Apple Siri).
Novità anche da Google, che le scorse settimane ha presentato alcuni sviluppi riguardanti DeepMind, sistema ora capace di leggere il labiale delle persone. Per lo sviluppo di DeepMind i ricercatori di Mountain View hanno utilizzato ore ed ore di filmati tratti da trasmissioni televisive, con i quali hanno allenato una rete neurale che ha fatto registrare una percentuale di precisione vicina al 50%. Altra novità firmata Google è Home, oggetto in grado di aiutare le persone nella gestione dei fabbisogni di casa. Con Google Home le persone possono infatti gestire i device elettronici presenti in casa, oltre a regolare luci e controllare televisori e dispositivi radio attraverso la semplice funzione vocale.