Home > Altro > Archivio > Africa: Stati Uniti, Russia e Cina si stanno spartendo (economicamente e (…)
Africa: Stati Uniti, Russia e Cina si stanno spartendo (economicamente e militarmente) il continente
martedì 2 aprile 2019, di
Anche se il colonialismo in Africa è stato un fenomeno considerato finito dopo l’indipendenza raggiunta dai vari Stati a partire dal 1950, le maggiori potenze economiche mondiali non hanno mai smesso di controllare il continente.
Se storicamente sono stati gli europei a spartirsi a partire dalla metà dell’800 l’Africa, adesso che siamo nel terzo millennio sono Stati Uniti, Russia e Cina, fresca di uno stanziamento ad hoc di 60 miliardi, ad avere i maggiori interessi economici e militari.
Le tre superpotenze, tra accordi economici e aumento della propria presenza militare nel territorio, si stanno dividendo le varie zone di influenza così come accadde nella tanto famosa quanto tragica Corsa all’Africa avvenuta nei secoli scorsi.
La nuova divisione dell’Africa
Tra il 1880 e la Prima Guerra Mondiale, i maggiori paesi europei iniziarono a rivendicare il loro controllo diretto dei vari stati africani, con questo nuovo imperialismo che portò alla certosina divisione del continente.
Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, l’Africa era perfettamente divisa (con la sola eccezione della Liberia) tra Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Portogallo. Il Bel Paese infatti poteva contare sul controllo della Libia, dell’Eritrea e della Somalia.
Nel secondo dopoguerra avvenne poi il processo di decolonizzazione, con i vari stati africani che mano a mano ottennero la loro indipendenza. In quel periodo però iniziò una sorta di colonialismo indiretto, teso non al controllo di fatto dei territori ma soltanto allo sfruttamento delle ingenti risorse.
Adesso però che l’influenza europea sta sempre più venendo meno nel continente, sono entrati in gioco Stati Uniti, Cina e Russia. Le tante ricchezze dell’Africa fanno infatti sempre gola al pari del suo processo di crescita.
Stati Uniti
I primi a muoversi sono stati gli Usa che nel 2008 hanno dato il via all’AFRICOM, un unico commando militare per coordinare tutte le presenze statunitensi nelle aree considerate strategiche.
In totale si tratta di 35 siti militari, il più grande dei quali è presente a Gibuti dove ci sono 4.500 soldati americani, dislocati anche in Niger, Camerun, Somalia, Kenya e Mali. In teoria la missione principale di questa presenza sarebbe quella di combattere i terroristi jihadisti.
Oltre a questo c’è però anche la difesa degli interessi economici e geopolitici a stelle e strisce nel continente. In più bisogna considerare che gli Stati Uniti sono il principale paese esportatore di armi in Africa (circa il 30% del totale), per un giro d’affari che nel 2015 è stato in totale di 50 miliardi di dollari.
Cina
Presenza militare ma soprattutto investimenti e sfruttamento delle risorse è la missione della Cina in Africa. Pechino da anni sta investendo massicciamente in diversi paesi, per poi poterli controllare visti i debiti contratti nei loro confronti.
L’ultimo stanziamento dello scorso settembre è stato pari a 60 miliardi: aiuti e prestiti a tasso zero, progetti di sviluppo e linee di credito che hanno interessato maggiormente paesi come Angola, Ghana, Zambia e Zimbabwe.
In questo modo la Cina sta realizzando una lunga sfilza di infrastrutture (strade, dighe, ferrovie etc..) in questi paesi tramite le proprie aziende di costruzione, tiene in mano i governi visti gli ingenti debiti nei loro confronti, può sfruttare le risorse naturali ed esportare le proprie sovrapproduzioni commerciali.
Russia
Per ultima è arrivata anche la Russia. Il primo settore dove Mosca ha iniziato a fare affari è quello della vendita delle armi, tanto da diventare subito il secondo esportatore dietro gli Stati Uniti.
Strategico è anche il Corno d’Africa, una sorta di terrazzo sul Medio Oriente, con un prossimo avamposto militare russo che dovrebbe nascere in Eritrea, proprio vicino alla più grande base americana che è di stanza a Gibuti.
Oltre all’Eritrea, la Russia ha mandato propri militari anche nella Repubblica Centrafricana, altro polo strategico dove poter controllare da vicino l’evoluzione della situazione in Libia e Sudan, ma anche vendere le proprie armi ai paesi limitrofi.
Oltre alle strategie militari ci sono anche quelle economiche. Il Cremlino è pronta anche a investire nel continente e il primo passo dovrebbe essere un accordo per una cooperazione nucleare con l’Etiopia, paese dove è in atto una forte crescita economica.
In sostanza Russia, Cina e Stati Uniti stanno aumentando la loro presenza militare in Africa, stringendo accordi commerciali con i governi locali che poi vengono controllati a causa del debito. Il tutto è teso a vendere armi, sfruttare le ingenti risorse naturali e controllare zone strategiche dal punto di vista geopolitico. Benvenuti nel nuovo colonialismo 4.0.


