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Primarie Pd: Renzi primo nei sondaggi ma ecco perché Orlando potrebbe vincere
lunedì 6 marzo 2017, di
Sondaggi primarie Pd: Matteo Renzi sarebbe segretario del partito già al primo turno, distanziando nettamente gli altri due candidati in lizza Andrea Orlando e Michele Emiliano.
Questo è quanto emergerebbe dal sondaggio condotto dall’istituto Index Research per il programma di La7 Piazzapulita, che ha interrogato gli elettori del Pd su quale fosse il loro candidato preferito nella corsa alla segreteria del prossimo 30 aprile.
In un momento dove continua ad imperare il caos e la confusione, questo sondaggio sulle primarie del Pd farebbe capire come, nonostante la scissione e le ultime vicende giudiziarie, la base del partito sarebbe comunque ancora con Matteo Renzi.
Anche se il vantaggio dell’ex premier sugli sfidanti Orlando ed Emiliano sarebbe netto e importante, Renzi però non può assolutamente dormire sonni tranquilli visto il particolare regolamento delle primarie Pd.
Sondaggi primarie Pd: Renzi nettamente in testa
Da un paio di mesi praticamente non si fa altro che parlare delle primarie del Pd. Prima sono state evocate dalla minoranza, poi temute dalla stessa ed infine fissate per la data di domenica 30 aprile.
A riguardo, l’istituto Index Research ha effettuato un sondaggio per il programma di La7 Piazzapulita su un campione di 800 elettori del Pd, chiedendo loro chi fosse il candidato migliore per la segreteria.
Il responso del sondaggio è abbastanza chiaro: Matteo Renzi è saldamente in testa e oltre la soglia di eleggibilità già al primo turno. A seguire più staccato c’è Andrea Orlando ed infine Michele Emiliano.
- Matteo Renzi 55%
- Andrea Orlando 22%
- Michele Emiliano 20%
- Altri 3%
Se la situazione fosse realmente questa fotografata dal sondaggio, Matteo Renzi vincerebbe le primarie del Pd con un largo consenso tornando ad essere il segretario del partito già al primo turno.
Sul fatto che l’ex premier sia il più avanti nei sondaggi e nel gradimento degli elettori del Pd non ci sono dubbi, ma questo non vuol dire che Renzi abbia praticamente la strada spianata verso la segreteria. Anzi, le insidie sono parecchie e l’esito delle primarie è ancora assolutamente aperto e incerto.
Regolamente primarie Pd: le insidie per Renzi
Per avere la certezza di tornare ad essere il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi non solo dovrà essere il più votato alle primarie del 30 aprile, ma dovrà riuscire ad ottenere almeno il 50% più un voto dei consensi.
Nelle ultime primarie del Pd Matteo Renzi non ebbe di questi problemi, visto che nel 2013 ottenne il 67% dei consensi pari quasi a due milioni di voti. Furono letteralmente stracciati gli altri due candidati Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati.
Se invece alla votazione del prossimo 30 aprile Renzi non riuscisse ad ottenere la maggioranza assoluta, per lui si potrebbero aprire scenari poco rassicuranti visto quello che prevede il regolamento del Pd.
Ogni candidato alle primarie si presenta in ciascun collegio con una o più liste a supporto. Più voti prende e più membri delle proprie liste vengono nominati per partecipare al Congresso elettivo, in un sistema molto simile a quello delle elezioni negli Usa.
Se nessuno dei candidati dovesse raggiungere al primo turno il 50% più un voto, allora il segretario verrebbe nominato attraverso il ballottaggio a voto segreto tra i due candidati più votati.
In questo caso, a votare saranno i delegati eletti dalle liste durante il Congresso elettivo. Ecco perché senza la maggioranza assoluta Matteo Renzi potrebbe clamorosamente rischiare di perdere questa primarie.
Primarie Pd: ecco perché Renzi può perdere
Ipotizziamo che alle primarie del Pd Matteo Renzi ottenga il 48% dei voti, Andrea Orlando il 30% e Michele Emiliano il 22%. Il numero dei delegati eletti dai due sfidanti sommati supererebbe quello dei fedeli all’ex premier.
Se quindi in questa ipotesi Emiliano decidesse di appoggiare Orlando, al Congresso il ministro della Giustizia potrebbe ottenere più voti di Renzi al ballottaggio e diventare così il nuovo segretario.
Al momento quindi Renzi avrebbe ancora un buon margine di sicurezza. Sicuramente però il flop del Referendum del 4 dicembre, la scissione dei Democratici e Progressisti e le vicende riguardanti il caso Consip, hanno indebolito di molto la posizione dell’ex sindaco di Firenze.
Sarà quindi probabilmente una sfida che si deciderà sul filo di lana, con tutti e tre i candidati ben attenti anche a capire cosa sta accadendo nelle città dove si è verificato il caos dei tesseramenti al Pd.
La cosa sicura, è che rispetto al 2013 le primarie del Partito Democratico si svolgeranno in un clima molto meno sereno. Tutti fattori che a prescindere non possono che favorire il Movimento 5 Stelle e soprattutto il centrodestra, che anche se lavora a fari spenti in questo momento è il grande favorito per la vittoria elettorale.