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Rinnovo del contratto statali: Padoan conferma le cifre, ma l’aumento non sarà uguale per tutti

giovedì 5 ottobre 2017, di Simone Micocci

Rinnovo del contratto del pubblico impiego: il Ministro dell’Economia Padoan in un incontro tenuto davanti al Parlamento ha confermato l’ammontare delle risorse a disposizione della Pubblica Amministrazione per lo sblocco del contratto.

2,6 miliardi di euro da utilizzare per lo sblocco di un contratto fermo da circa 8 anni; una conferma importante perché arriva direttamente dal Ministro dell’Economia, colui che ha l’ultima parola per quel che riguarda la copertura delle risorse.

Padoan quindi ha confermato che per il rinnovo del contratto ci saranno abbastanza risorse per garantire un aumento di stipendio medio pari ad 85 euro lordi, così come per la sterilizzazione del Bonus 80 euro dagli effetti dell’aumento.

Rinnovo del contratto: sindacati in rivolta

Le parole di Padoan comunque non sono servite per placare le agitazioni dei sindacati i quali hanno chiesto con insistenza una ripresa delle contrattazioni.

Specialmente per quanto riguarda il comparto scuola le trattative sono ferme vista la mancanza dell’atto di indirizzo. A tal proposito i sindacati FLC-CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals hanno annunciato un’iniziativa pubblica per il 18 novembre a Barbiana, giorno in cui si saranno delle marce di sensibilizzazione in diverse città.

I sindacati chiedono al Governo una risposta “in tempi rapidi” e hanno indicato la discussione sulla Legge di Bilancio come il banco di prova dove tastare la disponibilità dell’Esecutivo in merito al rinnovo contrattuale.

Dipendenti pubblici: l’aumento di contratto non sarà uguale per tutti

Ma non sono solamente i sindacati della scuola ad essere in rivolta contro lo stato delle trattative per il rinnovo del contratto. Tra i rappresentanti dei dipendenti pubblici e le amministrazioni, infatti, c’è un vero e proprio braccio di ferro per quanto riguarda le modalità con le quali saranno concessi gli aumenti di stipendio.

Da una parte l’Aran continua a sostenere quanto indicato nell’accordo firmato lo scorso novembre dai sindacati e dalla Ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ossia che l’aumento di stipendio sarà legato sia al reddito che al merito del dipendente.

In tal caso il merito prenderebbe il posto degli scatti di anzianità; solo chi dimostrerà il proprio valore - ad esempio facendo poche assenze a lavoro - riceverà dei benefit sul contratto. Secondo l’Aran questo è l’unico modo per gestire le risorse a disposizione, poiché in caso di aumenti a pioggia i 2,6 miliardi di euro stanziati per il rinnovo del contratto non sarebbero sufficienti per garantire l’aumento a tutti i dipendenti pubblici.

D’altra parte i sindacati continuano a ribadire che l’aumento di stipendio non può prescindere dagli 85 euro, che vanno garantiti a tutti e devono essere interamente su tabellare. Inoltre i sindacati hanno chiesto il mantenimento degli scatti di anzianità e si sono opposti all’introduzione di nuovi bonus legati al merito.

I sindacati del personale della scuola hanno poi chiesto lo stanziamento di risorse aggiuntive da poter utilizzare nell’ambito di una valorizzazione dell’esperienza professionale del ruolo, così da adeguare il loro stipendio agli standard retributivi vigenti in ambito europeo.

Richiesta che continua a trovare l’opposizione del Ministro dell’Economia. Nel corso dell’ultimo incontro in Parlamento, infatti, Padoan ha ribadito che un ulteriore sforzo sotto l’aspetto degli investimenti potrebbe essere un rischio per la coesione sociale.

Insomma, da una parte i sindacati che chiedono aumenti “più dignitosi”, dall’altra l’amministrazione che si giustifica appellandosi alla spending review; in che modo verrà superato questo muro? Ne sapremo di più il prossimo 12 ottobre, quando ci sarà un nuovo incontro tra i sindacati e l’Aran.

I dipendenti pubblici aspettano con ansia: il rinnovo del contratto non può aspettare.

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