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Insegnanti di sostegno: continuità didattica con la nuova riforma

giovedì 6 dicembre 2018, di Simone Micocci

È in arrivo una nuova riforma del sostegno, come indicato dal Ministero dell’Istruzione nell’incontro con l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica.

Obiettivo del Governo è di posticipare di qualche mese - esattamente a settembre 2019 - l’entrata in vigore del D.lgs 66/2017 così da poter approvare nel frattempo dei correttivi per la riforma del sostegno. L’intenzione è di garantire la continuità didattica dei docenti di sostegno a tempo indeterminato, andando però ad intervenire su alcune norme approvate dalla scorsa amministrazione.

A parlare delle nuova riforma del sostegno è stato direttamente il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il quale ha annunciato la sua intenzione di modificare l’idea per cui l’insegnante di sostegno “appartiene” solamente all’alunno con disabilità; questo, infatti, è “dell’intera classe che lavora con l’alunno”.

Secondo il Ministro dell’Istruzione, infatti, quando si parla di “inclusione” bisogna fare attenzione a non fare “discriminazione” dal momento che bisogna tutelare tutti i “ragazzi delle scuole” nonostante è ovvio che “chi avrà più bisogno avrà delle opportunità in più”.

Nonostante il testo della riforma del sostegno non sia stato ancora ufficializzato, alcune delle novità contenute sono state anticipate dal Miur, quindi possiamo farci un’idea di cosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi.

Non sarà il GIT a richiedere le ore di sostegno

Come molti di voi ricorderanno il decreto legislativo 66/2017 attuativo della Buona Scuola ha introdotto diverse novità in tema di sostegno: una delle più importanti è quella che introduce un nuovo soggetto - il Gruppo per l’inclusione territoriale (GIT) - al quale viene affidato il compito di richiedere le ore di sostegno per gli alunni.

Ad assegnare le ore di sostegno per ciascun alunno con disabilità, quindi, sarebbe un soggetto esterno alla scuola che effettua una valutazione prettamente oggettiva basandosi esclusivamente sulla documentazione medica in suo possesso.

Secondo il Miur - come spiegato dal sottosegretario Giuliano - questo non è concepibile dal momento che sarebbe più opportuno che la valutazione in merito ai bisogni dello studente con disabilità venga effettuata da chi è più vicino all’alunno, ossia “i docenti, la famiglia, l’equipe medica che segue il bambino e l’ente locale”.

Quindi, nonostante Giuliano non lo dica espressamente, è molto probabile che i poteri attribuiti al GIT vengano nuovamente assegnati al GLHO, il Gruppo di Lavoro per Handicap operativo al quale prendono parte - direttamente o indirettamente - il consiglio di classe, i genitori dell’alunno, gli operatori delle ASL che seguono il minore e l’insegnante operatore psico-pedagogico.

I genitori non possono chiedere la conferma del docente di sostegno

C’è un’ulteriore novità: il Miur ha deciso di stralciare quella norma contenuta nel decreto legislativo 66/2017 che permette ai genitori di chiedere la conferma dell’insegnante di sostegno attribuito al figlio nell’anno precedente, anche se questo non è di ruolo.

Una decisione scontata dal momento che questa norma, mai entrata concretamente in vigore per la mancanza del decreto attuativo, era già stata bocciata dal CSPI il quale aveva espresso parere negativo in merito.

Continuità didattica, ma solo per gli insegnanti di ruolo

Parimenti il Governo intende tutelare i bisogni degli studenti disabili introducendo la continuità didattica dell’insegnante per l’intero ciclo di studi dell’alunno.

Questa novità, però, si applicherà solamente per quegli insegnanti con contratto a tempo indeterminato, mentre i precari continueranno a sottostare alle precedenti regole.

In merito a questa novità è intervenuta l’associazione First la quale è convinta che per tutelare la continuità didattica il Miur dovrebbe fare di più. Non bisogna dimenticare, infatti, che oggi nell’organico di diritto c’è una carenza di circa 60.000 insegnanti; posti che ogni anno vengono assegnati ai precari con incarichi annuali.

Quindi, fino a quando non sarà previsto un nuovo piano assunzioni per gli insegnanti di sostegno, con la stabilizzazione di quei 60.000 posti in deroga, non si avrà mai una vera ed effettiva continuità didattica dal momento che - come visto in precedenza - la norma suddetta si applicherà solamente nei confronti degli insegnanti di ruolo.

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