Quanto costa il canone fisso della concessione balneare? Ecco una breve guida su come si guadagna con una spiaggia.
Le nuove regole per le concessioni balneari non sono ancora entrate in vigore. Il settore, dopo la proroga, si dovrebbe sbloccherà a partire dalla fine di dicembre 2024. Chi aspetta di investire in questo settore può iniziare a ragionare sui costi e gli investimenti da fare.
La prima spesa è proprio la concessione balneare. Oltre a tutti i criteri da rispettare, c’è ovviamente il costo fisso della concessione balneare. Un canone che non scende al di sotto dei 2.500 euro annui.
Quella del canone fisso non è l’unica spesa che un concessionario deve affrontare, ci sono anche altri servizi fuori e dentro la stagione che vanno garantiti. Spesso si pensa che la pulizia della spiaggia, soprattutto in inverno, sia a carico del Comune o dello Stato. No, la pulizia delle rifiuti che arrivano dal mare, per esempio, è a carico del gestore dello stabilimento.
E sui guadagni? Altri miti da sfatare, per quanto se ben posizionati gli stabilimenti sono un vera fonte di guadagno, per molte altre località (quelle meno turistiche) il rapporto spese/guadagni è decisamente più basso.
Scopriamo tutti i dettagli sulla gestione di uno stabilimento balneare: costi, spese fissa e variabile, ma anche i guadagni.
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Cos’è e quanto costa la concessione balneare?
La prima spesa da affrontare se si vuole ragionare su un investimento nel settore turistico balneare è il canone annuo. Ogni anno il concessionario deve pagare la concessione balneare, pari a non meno di 2.500 euro, come stabilito dal decreto Agosto del 2021.
Perché si paga un canone? Le spiagge sono proprietà dello Stato (demanio marittimo) ed è questo a concedere un tot di coste agli esercizi del settore turistico e balneare.
Gestione dello stabilimento balneare: quali sono le spese
Non c’è solo il canone annuo tra le spese di gestione. Prima di pensare a un investimento di questo tipo bisogna fare i conti (letteralmente) con tutta una serie di spese di gestione quali:
- tasse sui rifiuti
- pulizia della spiaggia
- servizio di salvamento
- Iva elevata
- Imu
- imposte locali sui canoni
Le tasse sui rifiuti sono a carico degli stabilimenti balneari, che pagano un prezzo piuttosto elevato, poiché viene calcolata su tutta la superficie della spiaggia e per tutto l’anno. Non tiene in conto la chiusura stagionale e il concessionario paga per i rifiuti che in inverno non produce la sua attività, ma passanti e soggetti terzi. La tassa ammonta a circa 2.000 euro per gli stabilimenti più piccoli, fino a 15.000 per le aree più grandi.
La pulizia è un compito del gestore, anche in inverno. La spiaggia deve essere pulita costantemente, dice il Codice della Navigazione. Si notano spesso attività di pulizia come macchine puliscispiaggia, ruspe e altri per smaltire rifiuti naturali (alberi, rami, alghe) e artificiali (plastiche, barili etc.).
Quanto si guadagna con un’attività balneare?
Ok le spese, ma quanto si guadagna? La risposta non è così semplice. Dipende dalla dimensione dell’area, dal numero di ombrelloni e soprattutto dalla qualità e quantità dei servizi offerti.
Facciamo un esempio con una porzione di spiaggia con circa 500 ombrelloni. Questi hanno un costo di circa 15 euro al giorno. Quali sono i guadagni?
Se si riesce a riempire totalmente lo stabilimento, con 500 ombrelloni affittati al giorno (7.500 euro) in un mese si può guadagnare fino a 225.000 euro. In tre mesi sono oltre mezzo milione di euro.
A questi guadagni medi e ipotetici si può aggiungere il ricavato dei servizi extra, come la gestione diretta o indiretta di bar o un ristorante, ma anche corsi di nuoto e altre attività ludiche o serale/notturne come feste private o serate allestite tipo discoteca.
Attenzione: il calcolo non prende in considerazione le varianti, come i giorni di pioggia, giorni con pochi ombrelloni affittati (es: lun-mar-mer) o danni climatici.
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Questo articolo fa parte delle Guide della sezione Money Academy.