Home > Altro > Archivio > Primarie Lega Nord: plebiscito per Salvini, Bossi pronto a lasciare. (…)
Primarie Lega Nord: plebiscito per Salvini, Bossi pronto a lasciare. Scissione in vista?
lunedì 15 maggio 2017, di
Primarie Lega Nord: larga vittoria per Matteo Salvini che viene confermato segretario del partito nonostante i duri attacchi del suo grande nemico Umberto Bossi, che ora dopo la sconfitta del suo candidato Gianni Fava starebbe pensando anche a un clamoroso addio.
Voleva un autentico plebiscito e così è stato. Trionfo per Matteo Salvini alle primarie della Lega Nord, ottenendo nel voto che si è svolto domenica 14 maggio l’82,7% del totale delle preferenze espresse dai 15.000 militanti che hanno espresso la loro preferenza.
Prima del voto delle primarie, Salvini aveva detto che se non avesse ottenuto almeno l’80% sarebbe stato pronto anche a compiere un passo indietro. Il popolo della Lega però gli ha riconfermato in blocco la fiducia, indicando anche quale dovrà essere la strada futura per il carroccio.
Pieni poteri quindi ancora a Matteo Salvini. Uno scenario che non sarebbe accettabile da parte di Umberto Bossi che starebbe pensando di lasciare la sua creatura politica per abbracciare il movimento di Roberto Bernardelli, dando vita così a una sorta di scissione anche in seno alla Lega Nord.
Primarie Lega Nord: un trionfo per Salvini
Quella del prossimo 21 maggio potrebbe diventare una data cruciale per la storia della Lega Nord. In quel giorno infatti a Parma si terrà l’assemblea nazionale del partito, dove Matteo Salvini sarà incoronato di nuovo segretario.
Dopo la vittoria con percentuali bulgare ottenuta alle primarie del 2013, dove fu sconfitto Bossi, Salvini si ripete anche questa volta, raccogliendo l’82,7% dei voti in queste primarie dove hanno votato circa 15.000 militanti leghisti.
Lo sfidante Gianni Fava, espressione della corrente che fa capo proprio al senatur e che gode dell’appoggio anche del governatore della Lombardia Roberto Maroni, ha ammesso la netta sconfitta parlando però di una bassa partecipazione al voto.
Matteo Salvini dal canto suo, raggiante per il plebiscito ottenuto, ha ringraziato via social il popolo della Lega, rilanciando poi la sfida di continuare a lottare contro questo governo e per fermare l’invasione degli immigrati.
Molto più dure sono state le parole di Umberto Bossi, che si è fermato a parlare con la stampa quando si è recato a votare nella sua sezione. Il senatur ha di nuovo bocciato la politica di Salvini, non escludendo l’ipotesi di un suo addio al partito che aveva fondato a metà degli anni ‘80.
Cosa farò se vince Salvini? Non so, vediamo i dati. Ci migliaia di fuoriusciti ed espulsi dalla Lega che hanno messo assieme un partito abbastanza grande e stanno attorno a Bernardelli. Io potrei valutare la situazione. Sono per continuare la battaglia per la liberazione del Nord, se Salvini porta la Lega al Sud, è finita.
Domenica 21 maggio quindi a Parma potrebbe avvenire anche in casa Lega Nord una scissione, dove ad andarsene potrebbe essere colui che ha ideato e fatto grande il partito, con Bossi però finito da tempo in secondo piano come l’esito di queste primarie ha confermato.
Lega Nord, scissione in vista?
La Lega Nord così come la conosciamo al giorno d’oggi nacque ufficialmente il 10 febbraio 1991, quando sotto le effigie padane si unirono la Lega Lombarda, la Liga Veneta e altre sigle autonomiste del settentrione.
A capo di quel progetto politico c’era Umberto Bossi, già leader della Lega Lombarda e senatore. Sfruttando anche Tangentopoli e la conseguente fine della Prima Repubblica, il carroccio fece registrare alcuni autentici exploit, riuscendo a eleggere i primi sindaci anche in città come Varese.
La consacrazione definitiva arrivò alle elezioni politiche del 1994, dove la Lega Nord alleata con Silvio Berlusconi e la sua neonata Forza Italia vinse le elezioni, andando al governo forti anche di ottime percentuali ottenute nelle regioni settentrionali.
Da quel momento fino al 2012, Bossi fu il leader indiscusso della Lega Nord, superando anche il problema di salute che lo colpì nel 2004. Ma l’inchiesta sulla gestione patrimoniale del carroccio andò a coinvolgere appieno lui e la sua famiglia.
La Lega Nord precipitò anche a livello di popolarità, con le redini che furono raccolte da una giovane Matteo Salvini, che in pochi anni è riuscito a risollevare le sorti del partito cambiando in maniera netta le strategie del partito.
Niente più Padania libera ma lotta agli immigrati e all’Europa, stringendo un patto di ferro nei confini nazionali con Fratelli d’Italia e all’estero con il Front National di Marine Le Pen. Una scelta che non è mai stata digerita da Bossi.
Ecco perché la lacerazione interna presente da diverso tempo ora potrebbe sfociare in una scissione. Anche i termini usati dalla minoranza della Lega sono simili a quelli usati dai bersaniani quando dissero addio al Partito Democratico.
Per i bossiani infatti sarebbero stati traditi i vecchi valori fondativi del carroccio, con la Lega Nord trasformata in un partito personale e di destra dove il nuovo corso avrebbe fatto piazza pulita dei volti storici.
Ecco quindi che Umberto Bossi starebbe strizzando l’occhio a Roberto Bernardelli, padre del movimento Per fare grande il Nord e divenuto famoso per la vicenda del mezzo agricolo trasformato in una sorta di blindato per solidarizzare con i militanti Serenissimi arrestati per l’occupazione di Piazza San Marco a Venezia.
Il senatur quindi potrebbe seguire quei leghisti che già hanno sposato il progetto di Bernardelli, con molti altri anche di primo piano che sarebbero pronti a fare lo stesso abbandonando la Lega.
Matteo Salvini dal canto suo sarebbe ben lieto di questa cosa, potendo così cogliere l’occasione per tagliare in maniera definitiva i legami con il passato del carroccio per portare il partito verso un’identità diversa e più di carattere nazionale.