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Primarie, Emiliano: “Se vinco Bersani e D’Alema devono rientrare nel Pd”
martedì 7 marzo 2017, di
Michele Emiliano impazza in televisione mettendo così altro pepe, come se ce ne fosse bisogno, alla sfida a tre delle primarie del Pd per il ruolo di nuovo segretario del partito.
Sia nel programma di Michele Greco Agorà in onda su Rai Tre che a Tagadà, trasmissione La7 condotta da Tiziana Panella, Emiliano è intervenuto disquisendo a 360 gradi sia sulle primarie che sullo stato di salute generale del Pd.
Non sono mancate stoccate a Matteo Renzi, il grande favorito per la vittoria delle primarie nonostante le recenti vicende che hanno riguardato il padre Tiziano, ma anche mano tesa verso gli scissionisti che hanno abbandonato il partito.
Entra così nel vivo la campagna per le primarie del Pd che si svolgeranno domenica 30 aprile, con un Michele Emiliano particolarmente battagliero anche se i sondaggi lo danno al momento sia dietro Renzi che Orlando.
Emiliano: “Se vinco chi se ne è andato deve tornare”
Michele Emiliano è letteralmente un fiume in piena nei due salotti televisivi, confermando quindi il sentore di come il governatore della Puglia si senta particolarmente a proprio agio quando è chiamato ad intervenire in TV.
Nelle due interviste ravvicinate, Emiliano ha ribadito in entrambe le occasioni un concetto molto importante: sa mai dovesse vincere le primarie, lui farà il segretario e non il candidato premier.
Nel caso però gli si venga chiesto anche di presentarsi come candidato premier del Pd, allora in quel caso si dimetterebbe prima da segretario. Insomma, per il governatore non esisterebbe l’ipotesi del doppio incarico come fatto negli scorsi anni da Renzi.
Riguardo all’ex premier, Emiliano ha detto che non è favorevole a rimandare le primarie per causa del caso Consip, rinfacciando però a Renzi di essere in questa vicenda garantista col padre ma di esserlo stato molto meno con Ignazio Marino quando era sindaco di Roma.
Quanto al presunto tradimento verso gli scissionisti, Emiliano rivendica la bontà della sua scelta di rimanere nel Pd, salvando così il governo Gentiloni e non facendo a suo dire un favore a Renzi andandosene dal partito.
Siamo riusciti a fermare Renzi, stava andando sparato verso le elezioni a giugno. Gentiloni deve essere grato a me, Speranza e Rossi: spero che loro due ritornino presto nel Pd. Se me ne vado dal Pd faccio a Renzi il più grande favore che possa capitargli. Io non me ne vado.
Riguardo i Democratici e Progressisti, Emiliano ha poi concluso dicendo che in caso di una sua vittoria alle primarie Bersani, D’Alema e gli altri scissionisti devono tornare nel Pd, anche se secondo lui loro tifano una vittoria di Renzi per poter continuare a coltivare il loro partitino.
Ma Emiliano può vincere?
Michele Emiliano è sempre più proiettato nella corsa alla segreteria del Pd. Viene spontaneo allora chiedersi se il governatore della Puglia abbia reali chance di vittoria oppure se la sua sia solo una candidatura di scopo.
I recenti sondaggi riguardanti le primarie del Pd danno in netto vantaggio Matteo Renzi, stimato attorno al 55%, seguito da Andrea Orlando al 22% e infine proprio da Michele Emiliano al 20%.
A prima vista sembrerebbero non esserci possibilità di vittoria per il governatore, ma il complesso regolamento delle primarie Pd invece potrebbe regalare sorprese. Se Renzi non dovesse ottenere più del 50%, allora tutto si deciderà al Congresso dove parteciperanno i delegati uscenti dalle liste a supporto dei candidati nei vari collegi.
Nell’eventualità, probabilmente verrà fatto un patto tacito tra Emiliano e Orlando di far confluire i propri delegati nelle fila di chi tra i due ha preso più voti. Se il governatore riuscisse a prendere più voti di Orlando e Renzi non sfondasse il tetto del 50%, allora in quel caso Emiliano potrebbe avere chance di diventare il nuovo segretario del Pd.
Il 30 aprile non è lontano ma in questi cinquanta giorni può ancora succedere di tutto, con il Partito Democratico che si trova ad essere vicino ad un bivio storico: continuare sulla strada del renzismo oppure tornare a guardare più a sinistra. A dare questo responso saranno gli elettori del partito, mai come questa volta arbitri del destino del loro partito.