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Nuove elezioni in caso di pareggio? Ecco perché questo non avverrà mai

giovedì 22 febbraio 2018, di Alessandro Cipolla

Niente larghe intese, in caso di pareggio elettorale si deve tornare al più presto alle urne. Al massimo, può essere fatto un governo di scopo per modificare la legge elettorale poi subito di nuovo al voto.

Questa è la litania che negli ultimi giorni viene ripetuta dalla quasi totalità dei leader politici nostrani. A poco più di una settimana dalle elezioni del 4 marzo, tutti sembrerebbero essere ormai rassegnati al pareggio ma ecco perché, in fondo, a prescindere dall’esito elettorale gli italiani non saranno chiamati di nuovo a tornare nel breve alle urne.

Verso un pareggio scontato alle elezioni

Ancora si devono tenere le elezioni politiche ma tutti già pensano a quello che potrà succedere dopo il 4 marzo. A meno di uno sprint da record nel finale di questa campagna elettorale da parte del Centrodestra, dalle urne non dovrebbe uscire fuori nessun vincitore.

Il Rosatellum infatti tutto garantisce tranne che la governabilità, con questo sistema di voto che unisce il proporzionale al maggioritario che è destinato a ingessare lo scenario politico nostrano vista l’assenza di un premio di maggioranza per chi arriva primo.

Già un minuto dopo la chiusura dei seggi si inizierà di conseguenza a ragionare in ottica di larghe intese, con le varie alleanze che si scioglieranno come neve al sole e i partiti che inizieranno a pesare la loro forza.

A parole, nessuno vuole inciuci o trasversali e improbabili alleanze per dar vita a un esecutivo condiviso, ma il termine “responsabilità” da tempo circola nelle pubbliche dichiarazioni dei vari leader.

In caso di pareggio elettorale e di impossibilità di realizzare larghe intese, la soluzione più logica sarebbe quella di tornare al voto. Questo però sarebbe praticamente impossibile visto che, escluso Berlusconi, di fatto non converrebbe a nessuno.

Chi sarebbe danneggiato da immediate nuove elezioni?

In tutti i libri o film gialli, il detective di turno per scoprire l’assassino indaga sempre su chi ha beneficiato maggiormente della morte dell’ucciso. Procedendo in maniera analoga, possiamo già prima delle elezioni vedere a chi al contrario non gioverebbe per nulla delle ravvicinate nuove elezioni.

Movimento 5 Stelle

Tra tutti i partiti quello che andrebbe a patire di più delle nuove elezioni sarebbe il Movimento 5 Stelle. Stando al loro Statuto infatti, questa eventualità andrebbe in un sol colpo a cancellare tutta l’attuale classe dirigente pentastellata.

Visto il limite dei due mandati, i vari Di Maio, Fico o Bonafede, non si potrebbero candidare di nuovo. Rimarrebbe arruolabile soltanto Alessandro Di Battista che, saggiamente, ha preferito saltare questa tornata elettorale.

A meno di un cambio di regolamento, Di Maio e soci quindi se la prossima legislatura dovesse avere una durata molto breve vedrebbero finita la loro avventura politica, tornando così ai loro vecchi lavori qualsiasi essi siano.

Il più grande oppositore delle nuove elezioni potrebbe essere quindi proprio il Movimento 5 Stelle, ovvero il partito che negli ultimi anni spesso ha tuonato contro i governo decisi dalle stanze di potere invece che dagli italiani.

Partito Democratico

Più che il PD intero è il segretario Matteo Renzi a poter avere gli interessi maggiori a far durare a lungo la prossima legislatura. Per i dem infatti si sta prefigurando una sorta di Caporetto elettorale, con l’ex premier che immancabilmente finirà sul banco degli imputati.

Se quindi a stretto giro si dovesse tornare a votare, con ogni probabilità non sarebbe Renzi a guidare il Partito Democratico o una ipotetica coalizione di Centrosinistra come invece avverrà il prossimo 4 marzo.

L’ex sindaco di Firenze è conscio quindi di giocarsi tutte le chance di rimanere in sella nelle delicate trattative post voto: se dovessero fallire le larghe intese, la stagione del renzismo di conseguenza potrebbe essere considerata definitivamente chiusa.

Forza Italia

L’unico partito che potrebbe essere ben lieto di tornare, anche in autunno, alle urne sarebbe proprio Forza Italia. Più che un fattore politico, si tratterebbe invece di un grosso assist che potrebbe arrivare dal calendario.

In estate infatti la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo si pronuncerà sul ricorso fatto da Silvio Berlusconi contro il principio di retroattività della legge Severino. Se la sentenza dovesse essere favorevole, ecco che l’ex premier potrebbe di nuovo candidarsi come aspirante Presidente del Consiglio.

Vista la più non giovanissima età, soltanto con delle nuove elezioni a stretto giro Berlusconi potrebbe avere l’ultima opportunità per tornare, sarebbe nel caso la quarta volta, al timone della nazione.

Lega

Chi sarebbe danneggiato da una nuova scesa in campo di Silvio Berlusconi sarebbe senza dubbio Matteo Salvini. Il segretario del carroccio in questa evenienza vedrebbe svanire ogni velleità di poter essere lui la guida del Centrodestra.

Meglio quindi giocarsi tutte le proprie carte nella prossima legislatura, approfittando del vuoto parlamentare di Forza Italia che sarà privo di un leader consacrato. Un’occasione questa per certi versi imperdibile e che Salvini non vorrà di certo lasciarsi scappare.

Liberi e Uguali

Parliamoci chiaro: il listone di Liberi e Uguali è figlio più di una necessità di sopravvivenza che di un progetto politico. L’obiettivo è quello di portare una buona rappresentanza in Parlamento e poi rendersi disponibile alle larghe intese.

Da Grasso a D’Alema in questi giorni le dichiarazioni nel merito si sono susseguite con cadenza regolare. Che sia Renzi o Di Maio l’interlocutore poco importa, l’importante è in qualche modo restare a galla.

Delle nuove elezioni potrebbero portare non pochi problemi a Liberi e Uguali. Con che faccia chiedere di nuovo il voto all’elettorato di sinistra dopo che si è cercato di flirtare con quelli che dovrebbero essere gli avversari? Meglio non correre rischi.

I peones

Gli avversari più agguerriti di un ipotetico ritorno alle urne però rimangono sempre loro, i peones, ovvero quel vasto e trasversale esercito di deputati e senatori che una volta conquistato uno scranno al Parlamento lo vogliono tenere per più tempo possibile.

Immaginate un neo parlamentare che, dopo aver sgomitato per mesi all’interno del proprio partito e magari al termine di una esosa campagna elettorale, appena eletto deve subito dire addio al suo “posto al sole”.

Soprattutto quelli che verranno eletti per la prima volta non avranno nessuna intenzione di tornare subito a casa con il rischio di non essere poi ricandidati. Il grido di battaglia quindi sarà “resistere, resistere, resistere…”, almeno per qualche anno.

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