Intelligenza artificiale: Italia protagonista se ricerca e industria si allineano

Dario Colombo

13 Febbraio 2023 - 15:49

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L’intelligenza artificiale può diventare un asset in Italia se si colma il divario tra università e industria, tra centri di ricerca e mondo produttivo. La visione della professoressa Gabriella Pasi

Intelligenza artificiale: Italia protagonista se ricerca e industria si allineano

L’attenzione di tutto il mondo sull’intelligenza artificiale, deflagrata con ChatGPT, ha innescato una reazione a catena nelle grandi aziende tecnologiche e nelle intere economie.
Si dice che sia in atto una gara epica per la supremazia nell’AI. Ma sembra riguardare solo le big tech: Google, Microsoft, Apple, Amazon, Meta (Facebook), Baidu in Cina.
Le economie si confrontano su un terreno in cui l’Europa, e con lei l’Italia, al momento paiono essere latitanti.
Ne abbiamo parlato con Gabriella Pasi, che dirige il dipartimento di Informatica, Sistemistica e Comunicazione dell’Università di Milano Bicocca, di cui è Prorettrice per l’internazionalizzazione.

Lo abbiamo fatto partendo dalla considerazione che siamo di fronte a una vera rivoluzione tecnologica e l’Italia pare dover andare per l’ennesima volta a traino di una rivoluzione tecnologica creata da altri.

Intelligenza artificiale: le basi di partenza

Secondo Gabriella Pasi le basi della rivoluzione tecnologica sono state poste negli anni 90 del secolo scorso. Da qualche anno stiamo assistendo a una rapidissima evoluzione dell’intelligenza artificiale, legata allo sviluppo sia delle tecniche di apprendimento automatico sia della definizione e dell’uso di grafi di conoscenza.

Ed è una realtà di fatto che l’egemonia economica sia detenuta da paesi d’oltreoceano, i cosiddetti Big Tech. Ma l’Europa e l’Italia stanno pianificando strategie e azioni competitive.
Nel 2021 la Commissione Europea ha definito un piano coordinato sull’intelligenza artificiale per creare una leadership mondiale dell’Europa su un’intelligenza artificiale affidabile.

Ancor prima, nel 2018, un gruppo di ricercatori europei ha fondato Ellis, lo European Laboratory for Learning and Intelligent Systems, per creare una rete di nodi che facciano massa critica di competenze avanzate con raccordo al mondo produttivo. In Italia ci sono attualmente 4 Ellis Unit (Milano, Torino, Modena, Genova). In particolare, quella di Milano vede protagonisti i 4 atenei milanesi di Milano-Bicocca, Milano, Politecnico e Bocconi.

In questo scenario in Italia nel 2021 il governo ha pubblicato il Programma Strategico per l’intelligenza Artificiale per il triennio 22-24, e più recentemente il PNRR ha concepito centri nazionali, ecosistemi e partenariati estesi, per finanziare e organizzare attività di ricerca con un programma di raccordo con industrie e imprese per il trasferimento tecnologico. In particolare, è in fase di definizione il partenariato esteso in intelligenza artificiale, coordinato dal CNR con la presenza di 10 università (più 7 affiliate), 7 grandi aziende e un budget di 115 mil di euro.

Secondo Pasi il divario importante da colmare in Italia e più generalmente in Europa è la distanza tra università e mondo produttivo; per generare un volano economico è necessario definire un chiaro raccordo tra accademia e centri di ricerca e industrie, che in Italia è ancora labile.

Fare intelligenza artificiale però non vuol dire solamente chatbot come ChatGPT.
Per Pasi c’è molto di più. Le tecniche di intelligenza artificiale hanno molteplici applicazioni: visione, automazione industriale, medicina, con la definizione di applicazioni per interventi personalizzati, e ancora i sistemi per il supporto alle decisioni in vari contesti, come la selezione di personale. L’intelligenza artificiale può giocare un ruolo positivo importante nell’ambito della salute e del benessere, nella qualità del lavoro e della vita.

L’intelligenza artificiale inquina

In Europa si sta preparando un Piano industriale e di transizione green. C’è un tema molto sentito di risparmio energetico e di sostenibilità. In questo contesto l’intelligenza artificiale inquina? C’è modo di contenere i suoi consumi?
Secondo Pasi si, inquina: molte applicazioni di intelligenza artificiale richiedono la manipolazione di grandi quantità di dati di vario tipo. La fase di addestramento dell’intelligenza artificiale implica l’uso di ingenti risorse computazionali il cui utilizzo a loro volta implica grande consumo energetico. Per potere elaborare questi dati è necessario utilizzare molte risorse computazionali e di conseguenza molta energia elettrica.
Il Dipartimento che dirige Pasi all’Università di Milano-Bicocca ha vinto un progetto di eccellenza, finanziato dal MIUR, che è finalizzato alla definizione di applicazioni di intelligenza artificiale che siano, etiche, sostenibili e trasparenti, e che includono attività di ricerca proprio sul tema di energy efficient computing.

Intelligenza artificiale, il ruolo dell’Italia

Come può quindi l’Italia costruire qualcosa di suo nel mondo dell’intelligenza artificiale?
Secondo Pasi l’Italia si sta muovendo bene, a vari livelli. Da un punto di vista di formazione di competenze ci sono corsi di studio incentrati sull’intelligenza artificiale.
Lo scorso anno è stato aperto un bachelor in Artificial Intelligence definito e gestito da Università di Milano-Bicocca, Università di Milano e Università di Pavia.
Il corso è tenuto il lingua inglese e ha attratto molti studenti, anche internazionali. Anche a livello di formazione post-laurea sono in atto svariate iniziative finalizzate a formare competenze forti in questo settore.
Ad esempio il Dottorato Nazionale in Intelligenza Artificiale. Un’opportunità importante per iniettare competenze avanzate nelle aziende è costituita dal dottorato industriale, che fornisce possibilità a chi già lavora in azienda di conseguire il titolo di Dottore di Ricerca.
Dal punto di vista della ricerca l’Italia, per Pasi, ha un ruolo importante nel panorama europeo e in quello internazionale. Abbiamo svariate università con gruppi di ricerca forti, che producono prodotti di eccellenza.

E secondo l’Osservatorio del Polimi il mercato italiano dell’intelligenza artificiale vale mezzo miliardo di euro ed è cresciuto lo scorso anno del 35%. Ci basta quindi per avere un ruolo intelligente?
Secondo Pasi no: occorre sostenere e finanziare la sinergia tra industria e accademia con continuità, tra mondo della ricerca e mondo produttivo. Ancora troppi cittadini e professionisti non hanno un’idea chiara di cosa sia l’intelligenza artificiale, e delle potenzialità e dei limiti degli algoritmi di intelligenza artificiale.

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