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Immigrazione: il piano Salvini può penalizzare l’Italia e avvantaggiare il Nord Europa

mercoledì 6 giugno 2018, di Alessandro Cipolla

Per Matteo Salvini è ora di passare dalle parole ai fatti e, il nuovo ministro dell’Interno del neonato governo Conte, si sta già adoperando su uno dei temi da sempre a lui più cari: l’immigrazione.

Dopo la bocciatura del piano proposto dalla Bulgaria di revisione del Trattato di Dublino, appare chiaro quale sarà la strategia di Salvini: far fronte comune con Austria e i paesi di Visegrad puntando alla difesa dei confini.

Una strategia questa sull’immigrazione che però per l’Italia potrebbe essere un clamoroso autogol, visto che tutte le incertezze andrebbero a ricadere sul Bel Paese e toglierebbe ogni responsabilità al contrario ai paesi che non affacciano sul Mediterraneo.

Il problema immigrazione

Ormai appare lampante che il tema dell’immigrazione è centrale non solo in Italia, ma anche negli altri paesi europei. Al momento in materia il Vecchio Continente è regolato dal Trattato di Dublino del 2003, stipulato dall’allora governo Berlusconi di cui la Lega faceva parte.

Tale Trattato prevede che i migranti che fuggono da guerre possano far richiesta di asilo nel primo paese dell’Unione Europea in cui approdano. Una norma questa che con l’aumento degli sbarchi penalizza gli stati mediterranei, in primis l’Italia.

Un regolamento ormai non più appropriato, cui la Bulgaria (presidente di turno dell’UE) ha presentato una proposta di modifica che è stata bocciata grazie al parere contrario di un importante numero di paesi membri tra cui anche il nostro.

Oltre a quelli che affacciano sul Mediterraneo, che ritenevano le modifiche assolutamente non sufficienti visto che rimaneva il principio del primo approdo, si sono uniti diversi stati del Nord Europa che puntano però a non toccare per nulla il Trattato di Dublino.

Il neo ministro dell’Interno Matteo Salvini ha salutato con grande soddisfazione il tramonto della proposta della Bulgaria, ma quello che potrebbe essere il piano B del leader leghista potrebbe portare ben pochi benefici al nostro paese.

I dubbi sul piano di Salvini

Per cambiare le cose in tema di immigrazione Salvini punta a far fronte comune con l’Austria, i paesi di Visegrad (Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria), Slovenia e ora anche la Germania della Merkel.

A Luglio infatti la presidenza dell’Unione spetterà proprio all’Austria, con il premier austriaco Sebastian Kurz che ha da tempo annunciato come abbia in serbo una proposta in qualche modo “rivoluzionaria” per far fronte al problema dei migranti.

L’obiettivo è quindi quello di intervenire direttamente nei paesi del Nord Africa e in quelli subsahariana, stringendo accordi sullo stile di quello fatto con la Turchia con i governi e dando alla missione Frontex il compito di realizzare dei centri di accoglienza in loco per procedere poi ai rimpatri.

In pratica si tratterebbe di elargire ingenti somme ai paesi africani per bloccare le partenze dei migranti, andando a militarizzare le coste africane per fronteggiare al meglio le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico delle vite umane.

Oltre ai dubbi umanitari in merito a questo piano, rimarrebbero molte problematiche per il nostro paese. Il Trattato di Dublino quindi non verrebbe toccato e per l’Italia non cambierebbe nulla in tema di accoglienza.

Senza dubbio il piano austriaco farebbe diminuire le partenze, ma il mare non può essere controllato in toto e dei migranti arriveranno sempre nel nostro paese che dovrebbe quindi continuare a farsi carico da solo nel gestire gli sbarchi.

La vera vittoria sarebbe soltanto per i paesi UE continentali, che così potrebbero continuare a rifiutare la ripartizione dei migranti come invece stabilito dagli accordi comunitari che però non sono mai stati rispettati.

L’Ungheria del tanto apprezzato Viktor Orban, in particolare da Matteo Salvini, assieme agli altri paesi che si rifiutano di accogliere le quote di migranti che gli spetterebbero costano all’Italia, dati della Corte dei Conti, 765,5 milioni ogni anno.

Il rischio sarebbe quello di aumentare i rischi per i migranti, con lo Stivale che comunque sarebbe chiamato sempre a farsi carico di quelli che riusciranno a sbarcare perché, da sempre, non puoi controllare il mare come fosse un normale confine terrestre.

Se non verrà modificato radicalmente il Trattato di Dublino e fatte rispettare le quote di ripartizione dei migranti, qualsiasi altro piano sarà sempre una sconfitta per il nostro paese e una vittoria per tutti gli altri.

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