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Elezioni Catalogna 21 dicembre: risultati e novità. Maggioranza agli indipendentisti
venerdì 22 dicembre 2017, di
Queste elezioni in Catalogna del 21 dicembre 2017 sono molto più che delle semplici consultazioni per determinare la composizione del prossimo Parlamento locale. In ballo infatti c’è sempre il discorso in merito all’indipendenza della regione dalla Spagna.
I risultati definitivi, dove c’è da registrare un’affluenza record dell’82%, indicano che i partiti indipendendentisti tutti assieme hanno la maggioranza. Per capire meglio l’importanza di queste elezioni in Catalogna che arrivano dopo il Referendum del 1 ottobre, vediamo cosa è in ballo e quali erano i sondaggi della vigilia.
Elezioni Catalogna 2017: i risultati
Si sono svolte nella regolarità le elezioni in Catalogna. Le urne giovedì 21 dicembre 2017 si sono infatti aperte e chiuse senza problemi in tutti i 2.680 seggi della regione spagnola.
In totale erano 5.554.394 i catalani, a cui si devono aggiungere 226.381 residenti all’estero, chiamati a eleggere i membri del prossimo Parlamento dopo lo scioglimento, a seguito della dichiarazione unilaterale di indipendenza, deciso dal governo centrale di Madrid.
Nonostante la giornata lavorativa, alla fine l’82% degli aventi diritto ha preso parte alla consultazione elettorale. Vediamo allora i risultati definitivi indicando tra parentesi il numero dei seggi che ciascun partito ha ottenuto.
- Ciutadans - 25,37% (37)
- Junts pel Sì - 21,65% (34)
- ERC - 21,39% (32)
- Partito Socialista - 13,88% (17)
- Podemos - 7,45% (8)
- CUP - 4,45% (4)
- Partito Popolare - 4,24% (3)
Messi tutti insieme quindi i partiti indipendentisti (Junts per Sì, ERC e CUP) hanno ottenuto 70 seggi su 135. Una buona maggioranza questa anche se bisognerà aspettare che si venga a forma un nuovo governo catalano per capire quali saranno le intenzioni.
Perché si è votato?
Le ultime elezioni in Catalogna si sono svolte nel 2015 quando a vincere fu la lista indipendentista Junts per Sì che, grazie all’appoggio del partito di estrema sinistra separatista anch’esso Candidatura di Unità Popolare (CUP), è riuscita a formare un governo con a capo Carles Puigdemont.
Nel 2015 Junts pel Sì era formato dall’unione trasversale di quattro partiti, tutti legati dallo spirito indipendentista. Puigdemont venne eletto presidente in rappresentanza del partito di centrodestra PDeCat, mentre suo vice fu nominato il leader del partito di sinistra Esquerra Repubblicana (ERC) Oriol Junqueras.
Junts pel Sì quindi nel 2015 raggruppava partiti che andavano dal centrodestra alla sinistra, trovando poi l’appoggio decisivo dell’estrema sinistra del CUP per poter formare un governo in nome delle velleità indipendentiste.
Ecco dunque che il Parlamento della Catalogna ha deciso così di indire un Referendum per l’Indipendenza in data 1 ottobre 2017. Nonostante il pugno di ferro di Madrid, tra scontri e polemiche alla fine 2 milioni di cittadini si sono recati alle urne votando per il 90% in favore del Sì.
La reazione del governo centrale spagnolo è stata dura come ci si aspettava, non riconoscendo la legittimità del Referendum. Dopo la decisione da parte del Parlamento catalano di procedere comunque con la dichiarazione unilaterale di indipendenza, ecco che il premier Mariano Rajoy ha applicato l’articolo 155 della Costituzione spagnola.
Alla Catalogna così è stata sospesa gran parte della propria autonomia con il Parlamento che è stato sciolto. Madrid poi ha deciso per delle nuove elezioni che si terranno appunto giovedì 21 dicembre 2017.
In contemporanea, il procuratore generale José Manuel Maza ha inoltre chiesto anche l’incriminazione di Puigdemont e dei suoi ministri per i reati di ribellione, sedizione e malversazione.
Carles Puigdemont quindi al momento si trova in Belgio assieme a quattro ex consiglieri in attesa che Bruxelles decida se applicare o meno il mandato d’arresto europeo emesso nei confronti dei politici catalani.
Oriol Junqueras invece assieme a sette ex consiglieri si trova in carcere, ma così come Puigdemont sono stati a capo delle liste dei rispettivi partiti alle elezioni in quanto candidabili fino a una eventuale sentenza definitiva di condanna nei loro confronti.
Possibili scenari
In queste elezioni in Catalogna del 21 dicembre quindi si sono presentati anche i politici attualmente in galera o all’estero. Il fronte indipendentista però non ha corso compatto sotto le spoglie di un’unica lista così come avvenne nel 2015.
Oltre al CUP che corse da solo anche due anni fa, Esquerra Repubblicana ha deciso di sganciarsi da Junts pel Sì e di presentarsi con una propria lista. Una decisione questa che sarebbe stata dettata da motivi di opportunità politica.
Con una lista unitaria Puigdemont ha più volte ribadito che sarebbe lui a guidare il Parlamento catalano in caso di vittoria. Visto che i sondaggi però davano ERC più forte, ecco che allora Junqueras ha deciso per correre ognuno per conto proprio: così facendo, chi prenderà più voti potrà recriminare il ruolo di leader del fronte indipendentista.
Visti i risultati definitivi delle elezioni, è probabile che nonostante sia in Belgio Puigdemont possa chiedere di continuare a essere lui il Presidente e di gestire le trattative con Madrid.
Alla vigilia del voto questo era lo scenario delle elezioni in Catalogna dipinto dall’istituto GESOP, con il sondaggio che è stato pubblicato proprio alla chiusura della campagna elettorale.
- ERC - 23,3%
- Ciutadans - 23,2%
- Junts pel Sì - 18%
- Partito Socialista - 15,4%
- Podemos - 8,7%
- CUP - 4,9%
- Partito Popolare - 4,8%
Rispetto a quelli che erano i sondaggi quindi Junts per Sì ha recuperato molto terreno riuscendo a superare ERC. Anche Ciutadans si è imposto alla fine come il primo partito in Catalogna.
Se ora gli indipendentisti riusciranno a formare un governo, le richieste verso Madrid saranno fondamentalmente tre: la liberazione di chi è detenuto, la sospensione dell’articolo 155 e l’avvio di un dialogo con il governo centrale in merito all’indipendenza della Catalogna.