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Elezioni Giappone 2017: i risultati ufficiali, i candidati e tutti i sondaggi
lunedì 23 ottobre 2017, di
Elezioni Giappone 2017: vince di nuovo Shinzo Abe con i risultati che di un Partito Liberal Democratico capace di aggiudicarsi ben 310 seggi su un totale di 465, ottenendo così una larghissima maggioranza assoluta.
Oltre agli ultimi missili lanciati da Kim Jong-un che hanno fatto ripiombare la nazione nell’incubo di una possibile guerra nucleare, la notizia di sciogliere la Camera bassa dei Rappresentanti aveva il paese nipponico.
La decisione però di ricorrere a elezioni anticipate in Giappone alla fine ha premiato premier Shinzo Abe, con i veri motivi del voto che comunque erano riconducibili a un tentativo di sfruttare il buon momento del suo partito e conseguire così una maggioranza ancor più corposa alla Camera.
I risultati quindi hanno confermato quello che i sondaggi avevano ampiamente preannunciato. Le nuove formazioni di centrosinistra e di centrodestra che hanno provato a insidiare Abe alla fine avrebbero ottenuto una cinquantina di seggi a testa.
Elezioni Giappone 2017: risultati e sistema elettorale
L’unico dato ufficiale di queste elezioni in Giappone alla fine è quello dell’affluenza: hanno votato infatti il 53,7% degli aventi diritto nonostante le difficili condizioni climatiche visto l’imperversare del tifone Lam.
Il Partito Liberal Democratico, coalizzato con un movimento di ispirazione buddhista, avrebbe ottenuto 310 seggi su 465 in totale, garantendo così a Shinzo Abe quella larga maggioranza sperata per poter effettuare le riforme.
Il nuovo Partito Costituzionale Democratico, fondato da Yukio Edano e nato dalle ceneri del Partito Democratico, dovrebbe aver ottenuto circa 50 seggi. Stesso risultato poi per l’altro partito esordiente, ovvero quel Partito della Speranza della governatrice di Tokyo Yuriko Koike.
Dopo una fresca modifica apportata lo scorso luglio, la legge elettorale giapponese è in parte maggioritaria e in parte proporzionale. Dei 465 seggi della Camera dei Rappresentanti, 289 infatti vengono eletti tramite collegi maggioritari uninominali, mentre gli altri 176 attraverso collegi plurinominali che seguono la logica proporzionale.
I candidati alle elezioni
Nel 2012 Shinzo Abe riuscì a far tornare il suo Partito Liberal Democratico al governo in Giappone strappandolo così al Partito Democratico, l’altra maggiore forza politica del paese nipponico.
Anche allora dopo due anni ci fu il ricorso a delle elezioni anticipate, con Abe che nel 2014 raggiunse una seconda vittoria ottenendo il 48% dei voti contro il 22,5% dei democratici, fiaccati anche dal buon risultato del Partito Comunista Giapponese capace di ottenere il 13,3%.
Scontata quindi la nuova candidatura di Shinzo Abe anche per questo voto del 22 ottobre 2017, dove tenterà di ottenere il suo terzo mandato di fila guidando il forte Partito Liberal Democratico.
Gli ultimi tempi però non sono stati molto tranquilli per il suo partito e la sua maggioranza. Oltre a un rimpasto appena fatto ad agosto, diversi sono stati gli scandali che hanno colpito il Pld negli scorsi mesi non risparmiando neanche il Presidente.
La delicata situazione in Corea del Nord sembrerebbe però aver fatto riguadagnare consensi al premier, visto dai giapponesi come un uomo dalla caratura politica in grado di poter far fronte a una situazione così complessa.
Shinzo Abe quindi avrebbe maturato così la decisione di ricorrere alla elezioni con un anno di anticipo per cercare di sfruttare questo momento favorevole, con l’obiettivo di conquistare una maggioranza monstre che gli permetterebbero di approvare alcune modifiche alla Costituzione, come per esempio i limiti allo sviluppo dell’apparato militare.
Per ottenere quindi una vittoria ampia Abe è pronto a tutta una serie di investimenti sociali, posticipando così il pareggio di bilancio al 2021, anche se con lui ancora al governo dovrebbe avvenire l’aumento dall’8% al 10% della tassa sui consumi.
Altro motivo che avrebbe spinto il Presidente a sciogliere la Camera dei Rappresentanti è anche la debolezza del Partito Democratico, che dopo le dimissioni del suo leader Renho Murata si è spaccato in due.
Da una parte infatti c’è l’ex ministro Yukio Edano che ha fondato il Partito Costituzionale Democratico, trovando subito l’appoggio di numerosi parlamentari. Altri ex membri invece hanno deciso di confluire nel nuovo schieramento della governatrice di Tokyo Yuriko Koike.
Ex ministro della Difesa, la Koike dopo essere uscita dal Partito Liberal Democratico ha fondato il Partito della Speranza, forza politica che si schiera più a destra rispetto al Pld e che di fatto è la grande sfidante di Abe.
All’esordio il partito della Koike è riuscito nell’impresa di sfilare niente di meno che Tokyo ai liberal democratici, con i recenti sondaggi riguardanti queste elezioni in Giappone che la vedono in crescita anche in ambito nazionale.
Le ultime novità poi parlano di una Koike disposta anche a stringere un’alleanza con i liberal democratici, a patto però che Shinzo Abe faccia un passo indietro, prospettiva questa che suona però più come una provocazione.
I sondaggi
Come è arrivata la notizia delle elezioni anticipate in Giappone subito si sono cominciati a susseguirsi tutta una serie di sondaggi riguardanti questo voto che, come è facile immaginare, arriva in un momento molto particolare e delicato per il paese del Sol Levante visti i venti di guerra che spirano sulla penisola coreana.
Shinzo Abe ha sciolto la Camera in quanto convinto di poter fare ancora meglio del 2014, quando conquistando il 48,10% riuscì ad ottenere 291 seggi su 465. Questo vuol dire che nelle intenzioni del premier c’è l’obiettivo di andare anche oltre il 50%.
Alcuni sondaggi però attestano il Partito Liberal Democratico in calo al 38%, mentre altri invece si limiterebbero a indicare un’ampia forchetta che potrebbe anche toccare come sue vertice massimo appunto il 50%.
Dopo lo scioglimento del Partito Democratico, il neonato Partito Costituzionale Democratico potrebbe andare a far fronte comune con il Partito Comunista. Un dato interessante però è la vasta fetta degli indecisi, stimati nel 30% dell’elettorato.
Proprio in questa sacca di voti spera di poter fare man bassa Yuriko Koike, che al suo esordio nelle rilevazioni nazionali viene attestata attorno all’8%. Altre stime invece darebbero il Partito della Speranza molto più forte.
Alla fine quindi avevano ragione quei sondaggi che davano Abe sempre saldamente in testa, mentre per gli altri partiti non sono che rimaste le proverbiali briciole forse anche per il poco tempo avuto a disposizione per la campagna elettorale.