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La Boschi si gioca tutto nel collegio, niente paracadute del proporzionale?
giovedì 4 gennaio 2018, di
La presenza di Maria Elena Boschi alle elezioni politiche del 4 marzo non sembrerebbe essere in dubbio, ma per l’ex ministro si starebbe pensando a una candidatura solo in un collegio uninominale, senza ricorrere al paracadute del listino bloccato della parte proporzionale.
Mentre per tutti gli altri big del Partito Democratico, ministri in testa, dovrebbe essere garantito anche un posto nei listini proporzionali, la Boschi invece potrebbe totalmente rimettersi alla volontà degli elettori, andando così anche a placare le critiche che le sono piovute addosso dopo gli ultimi avvenimenti inerenti al caso Banca Etruria.
La candidatura della Boschi
Le audizioni della commissione d’inchiesta banche hanno riportato al centro delle polemiche la figura di Maria Elena Boschi. Anche se alla fine nessuno degli ascoltati ha parlato di pressioni politiche, in molti anche all’interno del centrosinistra hanno evocato un passo indietro dell’ex ministro.
Forte però del sostegno del segretario del Partito Democratico Matteo Renzi e anche della fiducia del premier Paolo Gentiloni, la Boschi non ha intenzione di gettare la spugna e così sarà candidata alle elezioni del 4 marzo.
Come ribadito spesso dai vertici del partito nei giorni scorsi, alla fine saranno i cittadini a decidere del destino politico di Maria Elena Boschi. Una frase che alle elezioni però potrebbe essere presa alla lettera.
L’attuale legge elettorale prevede che un aspirante parlamentare possa candidarsi, sia per la Camera che per il Senato, in un collegio uninominale ma anche in massimo due listini bloccati della parte proporzionale.
Tradotto in soldoni, tutti gli esponenti più in vista dovrebbero essere candidati nei collegi ma, per evitare brutte sorprese che in un seggio uninominale sono sempre dietro l’angolo, allora possono essere inseriti anche in posti blindati dei listini proporzionali.
Mentre quindi da Minniti fino a Orlando, passando anche per Gentiloni, tutti questi big dovrebbero avere una doppia candidatura, per la Boschi invece ci potrebbe essere una sola chance. Resterà da capire poi nell’eventualità in che collegio l’ex ministro potrebbe decidere di presentarsi.
I rischi del maggioritario
Se questa ipotesi di candidatura solo nel maggioritario per Maria Elena Boschi dovesse trasformarsi in realtà, per la giovane esponente del Partito Democratico sarebbe una sfida molto impegnativa anche dal punto di vista personale.
Riuscire nel caso a essere eletta in Parlamento dopo essere passata per gli spinosi collegi uninominali, senza il paracadute del proporzionale tra le altre cose, senza dubbio sarebbe uno schiaffo morale per tutti i suoi oppositori.
Un rischio questo che comunque nessun altro big della politica, di ogni schieramento, sembrerebbe essere disposto a correre. I pericoli che si nascondono dietro un collegio uninominale infatti sono molti.
Un po’ come succede alle elezioni locali, vince il seggio il candidato che prende anche un solo voto in più dei suoi avversari. A differenza però delle amministrative, non c’è qui la possibilità di un ballottaggio o di un doppio turno.
Con tre forze politiche oltre il 25%, più l’incognita della sinistra di Liberi e Uguali, sono pochi i collegi che possono essere definiti blindati, soprattutto per il centrosinistra che in quest’ottica è molto sfavorito dalla corsa per conto loro di Grasso e soci.
Vedremo dunque se alla fine Maria Elena Boschi accetterà questo rischio elettorale e, nel caso, in quale collegio deciderà di correre. In un voto con finora molte poche certezze, questa dell’ex ministro potrebbe essere l’ennesima sfida nella sfida di queste elezioni.