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Contratto statali, le novità in arrivo nel 2018
martedì 12 dicembre 2017, di
Contratto statali, rinnovo in salita. In merito all’aumento degli stipendi e alle novità per i dipendenti pubblici forse bisognerà attendere ben oltre il 1° gennaio 2018.
I lavoratori del comparto statale si lasceranno alle spalle un anno fatto di attese e ricco di novità ma al momento la certezza è che tra le ultime notizie di oggi mancano indicazioni su quando verrà firmato il rinnovo del contratto per gli statali e la strada sembra farsi sempre più scivolosa.
Come noto, la Legge di Bilancio 2018 ha messo a disposizione i quasi 3 miliardi di euro necessari per garantire agli statali un aumento medio di 85 euro lordi sugli stipendi. Le risorse serviranno anche per l’erogazione del bonus Renzi di 80 euro.
La ripartizione delle risorse dovrebbe avvenire, secondo quanto previsto dal Piano Madia, secondo la logica della “piramide rovesciata”, garantendo aumenti maggiori ai dipendenti statali con stipendi più bassi.
Ed è proprio questo il nodo che attualmente sta rendendo sempre più complesso il rinnovo del contratto statali che, stando alle ultime novità, potrebbe non arrivare entro il 31 dicembre 2017 e per il quale sarebbero necessari ulteriori 300 milioni di euro.
Intanto, tra le novità che verranno inserite nel nuovo contratto per i dipendenti statali e che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio 2018 vi sono le nuove regole su permessi 104 e licenziamenti, con la stretta ai furbetti del cartellino e del weekend.
In chiusura di un anno particolarmente concitato per i dipendenti pubblici, cerchiamo di seguito di riepilogare le principali novità sul rinnovo del contratto statali in arrivo dal 1° gennaio 2018.
Contratto statali, rinnovo dal 2018? Strada in salita
La firma del rinnovo del contratto statali è prevista entro il 31 dicembre 2017; stando al planning attualmente previsto già dal 1° gennaio 2018 dovrebbe entrare in vigore il nuovo CCNL, ma non mancano le criticità.
Se uno dei punti di maggior scontro tra i sindacati e l’Aran è stato ed è ancora oggi rappresentato dal problema dell’aumento degli stipendi e dalla ripartizione delle risorse, negli ultimi giorni il dibattito si è riaperto anche in merito alle condizioni contrattuali.
Negli ultimi giorni e a seguito dell’incontro con l’Aran sono state diverse le notizie diffuse dai sindacati. La UIL Pa, con un comunicato stampa del 5 dicembre 2017, ha ribadito che, a differenza della parte economica, “sulla contrattazione nessuna mediazione risulta possibile” e che per il sindacato è necessario restituire dignità ai dipendenti statali.
Un comunicato stampa che, tuttavia, non chiarisce quali sono i punti della contrattazione sul rinnovo contrattuale contestati, a differenza di quanto riportato invece dall’USB.
Al centro della contesa vi sono le nuove regole sui permessi 104 e sull’obbligo di programmazione delle assenze riconosciute per legge. Attualmente è infatti previsto che le i permessi dovranno essere comunicati almeno con tre giorni di anticipo, salvo la possibilità di richiederli entro 24 ore dalla fruizione in caso di situazioni di documentata necessità.
“I permessi ex legge 104/92, per loro stessa “natura” sono SEMPRE riconducibili a situazioni di urgenza ed il dolore non si programma, MAI.
Ci si devono solo provare con il nuovo CCNL!”,
questo è quanto ribadito con fermezza dall’USB. Una dichiarazione che ben documenta come il rinnovo del contratto dei dipendenti statali si sia avviato verso una fase sempre più in salita, rendendo di fatto difficile il raggiungimento di un accordo definitivo tra Aran e sindacati entro il 31 dicembre 2017.
Intanto non si placa neppure la polemica in merito all’aumento degli stipendi per i dipendenti statali: mancano 300 milioni di euro.
Aumento stipendi e una tantum arretrati
L’obiettivo del Governo sarebbe portare a casa il rinnovo del contratto entro la fine del 2017, con l’erogazione dell’una tantum di arretrati spettanti sulle retribuzioni del 2016 e dell’anno in corso.
Per molti tuttavia si tratta di una possibilità remota, perché ancora oggi dopo ormai quasi un anno di trattative ancora non è chiaro come saranno suddivisi i quasi 3 miliardi di euro messi a disposizione in Legge di Bilancio 2018.
Stando a quanto riportato dal Messaggero e dal Ministro Madia, la ripartizione dei fondi a disposizione per il rinnovo del contratto statali dovrebbe seguire la logica della piramide rovesciata, con un aumento maggiore per i dipendenti statali con stipendi più bassi.
Tra le novità previste per il 2018 si inizia a parlare della possibilità di concedere un aumento forfettario fino ad un certo limite di reddito, che andrebbe poi a decrescere per i redditi più alti, lasciando tuttavia invariato l’aumento medio di 85 euro lordi spettanti per tutti.
Contrari all’ipotesi sono tuttavia i sindacati, per i quali si andrebbe a configurare una disparità di trattamento per gli statali.
Servono ancora altre risorse
Stando ai calcoli, per garantire l’aumento di 85 euro lordi sugli stipendi statali è necessario lo stanziamento di ulteriori 200 milioni di euro di risorse.
Questo perché secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2018 e chiarito dalla relazione della Ragioneria Generale dello Stato trasmessa al Governo, per ciascun dipendente pubblico vi sarà un aumento del 3,48%.
Trasformare gli aumenti in percentuali da applicare alle retribuzioni attualmente spettanti starebbe a significare che a percepire di più saranno i dipendenti pubblici già con stipendi elevati, andando a contrastare con quanto previsto dall’accordo del 30 novembre 2017 in merito alla necessità di valorizzare le retribuzioni più basse.
Verrebbe di fatto meno il principio della piramide rovesciata sopra anticipato. Come noto tra i dipendenti statali, suddivisi in quattro comparti, non tutti percepiscono lo stesso stipendio: ad esempio il personale della scuola vanta retribuzioni di gran lunga inferiori a chi lavora in sanità.
Come fare affichè gli 85 euro medi siano garantiti a tutti? Servono ulteriori 300 milioni di euro e l’unica via per evitare ulteriori scontri tra sindacati e dipendenti statali è la Legge di Bilancio 2018.
Il rebus del Bonus Renzi
Il rinnovo del contratto dei dipendenti statali porta con sé anche l’annoso problema del bonus Renzi di 80 euro.
Come noto la Legge di Bilancio 2018 ha già modificato le soglie di reddito per consentire agli statali “al limite” beneficiarne ma una delle ultime ipotesi è quella di alzare ancor di più le soglie di reddito previste.
L’ipotesi avanzata dal Governo è quella di aumentare il limite massimo a 27.000 euro, al fine di garantire a tutti i dipendenti statali di continuare a beneficiare del bonus di 80 euro nonostante l’aumento sullo stipendio.
Anche in questo caso, tuttavia, la strada si presenta tutt’altro che agevole: servono ulteriori 100 milioni di euro e la Legge di Bilancio 2018 è già in buona parte “ipotecata”.
Insomma, arrivati ormai agli ultimi giorni del 2017 pare che la situazione sia tornata al punto di partenza: le novità ufficiali sul rinnovo del contratto statali tardano ad arrivare e il 2018 potrebbe portare ancora importanti sorprese.