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L’avvocato che lavora in estate guadagna di più: come calcolare la parcella

giovedì 10 agosto 2017, di Simone Micocci

Quanto deve chiedere un avvocato se lavora durante le vacanze?

Da qualche giorno, complice la sospensione feriale del tribunale, molti avvocati sono partiti per le vacanze. Può accadere però che uno dei propri clienti abbia necessità di essere assistito e che l’avvocato debba tornare anticipatamente dalle ferie.

Naturalmente quella dell’avvocato è una scelta libera, visto che non c’è alcun obbligo di accettare la richiesta di assistenza; tuttavia il legale, prendendo atto della necessità del proprio cliente, può decidere di accogliere la sua richiesta chiedendo però un compenso più alto di quello previsto nei normali giorni lavorativi.

Come si calcola la maggiorazione del compenso in questo caso? Una risposta a questa domanda ci viene data in parte dal Tribunale di Roma - sezione XI - che con la sentenza n°11382 del 2016 ha fatto chiarezza su quando l’avvocato è legittimato a chiedere un compenso più alto rispetto a quello indicato nelle tabelle forensi.

Il caso di specie

Con la sentenza n°11382 del 2016, il Tribunale di Roma ha esaminato il caso di un avvocato che ha agito per il saldo dell’onorario previsto per aver rappresentato e assistito un cliente nella procedura di rilascio di un immobile acquistato all’asta.

Vista l’urgenza con cui doveva essere completata l’operazione - poiché i clienti dovevano liberare la casa entro il 18 agosto- il legale ha dovuto modificare il proprio periodo di ferie per ricoprire l’incarico.

E per il “disturbo” ha richiesto un compenso maggiorato del 400%, il quadruplo rispetto a quanto indicato nelle tabelle forensi.

Infatti, nel calcolare la parcella l’avvocato ha sommato l’onorario previsto per la redazione del precetto con quello per l’assistenza alla procedura esecutiva, e poi ha moltiplicato il totale per quattro. Il tutto nel totale rispetto della legge, visto che il comma 3 dell’articolo 5 del D.M. 127/2014 dice che:

“La liquidazione può arrivare fino al quadruplo dei massimi stabiliti, previo parere del Consiglio dell’Ordine”.

Tuttavia, come specificato dal Tribunale di Roma, questo articolo permette all’avvocato di applicare una notevole maggiorazione del proprio compenso, ma solo in determinate occasioni. Non c’è nessun obbligo, poiché la parcella deve essere comunque ragionevole e commisurata all’incarico ricoperto.

Quando l’avvocato può chiedere di più?

Nel caso di specie l’avvocato aveva avvertito i clienti dell’aumento del proprio onorario - vista la coincidenza con il periodo feriale - tuttavia secondo i giudici del Tribunale di Roma l’onorario richiesto è “manifestamente esorbitante”.

Non ci sono le condizioni, infatti, per applicare una quadruplicazione dell’onorario poiché, come indicato dall’articolo 5 del DM 127/2014 è necessario che la causa per la quale si rinuncia alle ferie sia “straordinariamente importante”, ovvero quando sia di particolare difficoltà e urgenza.

Per i giudici, infatti, le tariffe forensi sono già il risultato di una profonda valutazione della difficoltà della singola prestazione professionale, in cui sono stati presi in considerazione diversi elementi.

È vero che la normativa permette al legale di applicare un aumento nel limite massimo del 400%, ma questo è possibile solamente quando tutti gli elementi sopra indicati - importanza della causa, difficoltà e urgenza - coesistono.

Nel caso di specie i clienti avevano urgenza di completare la procedura per il rilascio dell’immobile ed è per questo che all’avvocato è stato chiesto di modificare le ferie. Tuttavia, questo tipo di assistenza è del tutto ordinaria, in quanto manca di ogni elemento di complessità.

Non si è trattato di un incarico difficile dal punto di vista tecnico, ecco perché l’avvocato in questo caso non era legittimato a chiedere il quadruplo dell’onorario.

La stessa Corte di Cassazione - nella sentenza 1202 del 2016 - ha riconosciuto all’avvocato la possibilità di raddoppiare o quadruplicare gli onorati, pur precisando che la valutazione degli elementi di “straordinaria importanza, complessità, difficoltà della pratica” debba essere di competenza del giudice di merito.

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