Home > Altro > Archivio > Virginia Raggi, Le Iene e le firme di Roma: di che si tratta e cosa rischia (…)

Virginia Raggi, Le Iene e le firme di Roma: di che si tratta e cosa rischia la sindaca?

martedì 28 marzo 2017, di Alessandro Cipolla

Virginia Raggi, il servizio de Le Iene a firma di Filippo Roma e le firme raccolta dal Movimento 5 Stelle a Roma: di che parla questa vicenda denunciata da un consigliere della lista Marchini e cosa rischia la sindaca nel caso in cui dovessero essere riscontrate delle irregolarità?

Virginia Raggi torna di nuovo al centro delle polemiche. Dopo le turbolenze dei mesi scorsi con l’arresto di Raffaele Marra e la vicenda delle polizze assicurative intestate da Salvatore Romeo, ora sono le firme raccolte per la sua candidatura alle elezioni dello scorso giugno a finire sotto osservazione.

La trasmissione Le Iene nella puntata di domenica 26 marzo ha raccolto una denuncia di Alessandro Onorato, consigliere romano della lista Marchini, che contestava come l’atto principale delle firme a sostegno della Raggi presenti la data del 20 aprile scorso, mentre il “Firma-day” del Movimento 5 Stelle è avvenuto il 23 aprile.

Da qui il dubbio della possibile esistenza di irregolarità, subito smentite dal Movimento 5 Stelle. Ma se invece venissero confermate queste problematiche, che rischi correrebbe la sindaca Virginia Raggi?

Le Iene da Virginia Raggi

Il periodo di vacanza preso da Virginia Raggi aveva provocato polemiche da parte del Partito Democratico, con la capogruppo in Campidoglio Michela Di Biase che aveva parlato di sgarbo istituzionale.

Quando la Raggi si è vista arrivare sulle nevi dell’Alto Adige l’inviato de Le Iene Filippo Roma, con ogni probabilità la sindaca ha pensato che la visita fosse dovuta alle sue ferie, che hanno di fatto comportato il rinvio di un importante Consiglio Comunale in calendario da tempo.

Il servizio de Le Iene invece aveva uno scopo ben diverso. L’inviato Filippo Roma, che già aveva fatto nascere il caso delle firme false del Movimento 5 Stelle a Palermo, ha raccolto una denuncia fatta da Alessandro Onorato, consigliere comunale romano della lista Marchini.

Dopo aver richiesto l’accesso agli atti, Onorato ha notato un’incongruenza per quanto riguarda la presentazione delle firme raccolte a supporto della candidatura della Raggi nelle elezioni del giugno scorso.

Nell’atto principale presentato dal Movimento 5 Stelle, sono indicate 1352 firme raccolte in 90 moduli separati e c’è la data del 20 aprile, mentre i banchetti del “Firma-day” si sono svolti invece il 23 e il 24 aprile, quindi alcuni giorni dopo.

Secondo Onorato quindi le ipotesi sono due: la prima è che quelli del Movimento 5 Stelle siano dei veggenti tali da poter sapere in anticipo quante firme sarebbero state raccolte, oppure ci sono state delle irregolarità.

Alle domande sulla vicenda, Virginia Raggi ha risposto all’inviato de Le Iene di non conoscere la questione, in quanto candidata e impegnata a fare altro. Il servizio però ha subito scatenato un vespaio di polemiche.

Cosa rischia ora la Raggi?

La vicende delle firme raccolte ha rotto quella sorta di pax mediatica che da qualche tempo regnava sul Campidoglio. Nel servizio de Le Iene sono intervenuti anche Alessandro Canali e Paolo Morricone, i legali del Movimento 5 Stelle di Roma, che hanno parlato di una prassi in uso anche in altri partiti.

Come prevede la legge si può aprire prima della raccolta delle firme, lasciando alcune parti in bianco che verranno compilate in un secondo momento.

Secondo l’esperto di diritto amministrativo Bruno Santamaria invece la legge non prevederebbe questa ipotesi, con il Comune che non avrebbe dovuto accettare l’atto presentato dal Movimento 5 Stelle.

Sotto accusa comunque non ci sono la validità delle firme raccolte, ma le tempistiche riguardanti la data segnata nell’atto e la raccolta firme effettuata nei venti banchetti che erano stati predisposti in tutta Roma.

Se venisse accertata quindi l’irregolarità, cosa rischierebbe Virginia Raggi? Nel concreto praticamente nulla, in quanto la sua elezione a sindaca della capitale non può essere annullata per due motivi.

Il primo è che sono già passati 180 giorni dalle elezioni comunali di Roma, quindi non ci sarebbero i tempi tecnici per presentare un ricorso amministrativo per chiedere l’annullamento delle votazioni.

Il secondo motivo è una sentenza del 2006 emessa dal Tar del Friuli Venezia Giulia, che ha rigettato un ricorso riguardante una vicenda molto simile, creando così un precedente specifico.

La Raggi quindi può dormire i proverbiali sonni tranquilli, anche se questa che sembrerebbe essere una nuova leggerezza dei 5 Stelle romani pone ulteriori dubbi sulla mancanza di esperienza del Movimento, un’etichetta che Beppe Grillo vuole iniziare a scrollarsi di dosso per puntare a vincere le elezioni politiche del 2018.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.